Nomina a vita, tutti all’attacco di Abbate, che risponderà: “Io so io e voi non siete un c…o”

Lo immagino il Sindaco Abbate terrorizzato alla lettura dell’interrogazione proposta dai consiglieri di minoranza sulla “nomina a vita” della professoressa Dormiente alla guida del “Museo di Arti e Tradizioni popolari Serafino Amabile Guastella”; e posso pure vederne il volto trasfigurato dal terrore alla lettura della “dura presa di posizione” rispetto alla modalità di selezione dei futuri custodi e guide.

Memore della feroce opposizione di questi anni, degli scossoni ricevuti dal lavoro dei consiglieri d’opposizione, starà contando i giorni che mancano alla discussione in consiglio.

Ad aggravare le sue preoccupazioni è giunto il documento del Pd, risvegliatosi da un letargo invernale degno del migliore Zingaretti, che ha dovuto, per forza di cose, e per non farsi tirare i pomodori dagli stessi iscritti, dopo il nostro articolo, prendere carta e penna e vergare il primo vero documento con una minima parvenza di opposizione negli ultimi 5 anni.

Tutti fastidi simili alla puntura di una zanzara per Abbate, abituato oramai da anni a non rendicontare nulla e niente delle sue decisioni amministrative, autorizzato dalla silente opposizione, e dall’assenza di qualsiasi attività di controllo, a fare e disfare tutto ciò che la sua convenienza politica ed elettorale gli suggeriva.

Uno che ha, con grande nonchalance, trasformato il suo revisore in suo assessore; uno che ha per anni amministrato senza un vero dirigente dell’ufficio ragioneria; uno che ha spericolatamente raggiunto obbiettivi, sia in campo urbanistico che gestionale, preclusi a qualsiasi dei suoi predecessori, anche ai più capaci o spregiudicati.

Una realtà unica ed irripetibile nella storia della città; una sorta di enclave nella quale le regole ordinarie sono state a lungo sospese, e nella quale l’opposizione e l’opinione pubblica si indigna giustamente per la nomina “a vita” di una anziana studiosa, ma non ha nulla da dire per decine di atti che hanno in sé le stimmate dell’inopportunità, a voler essere buoni.

Il trionfo del “io sono io e voi non siete un ca..o” tanto caro al Marchese del Grillo, e che a Modica sembra essere tornato prepotentemente di moda. E non solo per il famoso adagio conosciuto dai cinefili di tutta Italia, ma anche per un passaggio meno noto, ma altrettanto calzante: quello nel quale uno strepitoso Alberto sordi si rivolge ad Aronne Piperno, mastro ebanista ebreo, al quale, per celia e non per mancanza di denaro, ha deciso di non corrispondere quanto pattuito per un lavoro.

Amministratore: Ci sarebbe Aronne Piperno l’ebanista, ha finito il suo lavoro e sarebbe giusto pagarlo.
Marchese del Grillo: Sarebbe giusto dici?
Amministratore: Credo di sì, signor Marchese.
Marchese del Grillo: E allora facciamo giustizia… fallo veni’… Aronne Piperno… mò lo pago… Aronne Piperno… vieni vieni, vieni avanti…
Aronne Piperno: Riverisco Eccellenza.
Marchese del Grillo: Aronne tu lavori bene…
Aronne Piperno: Grazie!
Marchese del Grillo: …bella a buasserie, bello l’armadio, belle e cassapanche… bello, bello, bello tutto… bravo… grazie… adesso te ne poi pure anna’…
Aronne Piperno: Non ho capito, Eccellenza…
Marchese del Grillo: Ah n’hai capito, ho detto: adesso te ne poi anna’!!
Aronne Piperno: Me ne devo anna’! Ma io c’avrei…
Marchese del Grillo: Che c’avresti
Aronne Piperno: …il conticino!
Marchese del Grillo: Ah c’hai er conticino? E dammelo sto conticino!
Aronne Piperno: Ecco!
Marchese del Grillo: Ecco er conticino! Ecco fatto! [il marchese del Grillo strappa il conto di Aronne Piperno]
Aronne Piperno: E perché l’ha strappato?
Marchese del Grillo: Embè? Che ce faccio?!
Aronne Piperno: Ma come che ce faccio. E li sordi miei?
Marchese del Grillo: Eh… nun te li do.
Aronne Piperno: Come nun me li da?
Marchese del Grillo: E come? Voi sape’ la procedura?
Aronne Piperno: Sì sì sì
Marchese del Grillo: Io i sordi nun li caccio e tu nun li becchi.
Aronne Piperno: Ah ho capito, me vo’ fa uno scherzo…
Amministratore: Credo!
Marchese del Grillo: Ecco bravo, chiamalo scherzo.
Aronne Piperno: Lei è famoso per gli scherzi, ne raccontano tante…
Marchese del Grillo: E allora racconta pure questo, Piperno.
Aronne Piperno: Ho capito, forse Eccellenza vole un po’ di sconto.
Marchese del Grillo: No! Il marchese del Grillo nun chiede mai sconti: paga o nun paga… e io nun te pago! Buttalo fori…
Aronne Piperno: Ma c’è quarche cosa che nun va?
Marchese del Grillo: Ma tutto Aronne mio! Tanto comincia a di’ nell’armadio che tu hai costruito io c’ho sbattuto un ginocchio che me so’ fatto pure male!
Aronne Piperno: Ma io che c’entro?…
Marchese del Grillo: Nun è una buona ragione questa?
Amministratore: Sì Eccellenza!
Marchese del Grillo: E in più… tu sei giudeo e i tuoi antenati falegnami hanno fabbricato la croce dove hanno inchiodato nostro signore Gesù Cristo… posso essere ancora un po’ incazzato pe’ sto fatto?
Amministratore: Ma certo Eccellenza!
Marchese del Grillo: Eh! ‘o senti? Comunque… se credi d’ave’ ragione famme causa?
Aronne Piperno: Ma io c’ho ragione!
Marchese del Grillo: E vabbè se i giudici te la danno io te pago… adesso fammeanna’ a dormi’ che so’ stato in piedi tutta la notte!
Aronne Piperno: Ce ripensi Eccelenza!
Marchese del Grillo: NO, NO…
Aronne Piperno: Vengo domani?
Marchese del Grillo: NOOO!!
Aronne Piperno: Ma io c’ho famija!
Marchese del Grillo: E io pure!
Aronne Piperno: Ma che devo fa’?
Marchese del Grillo: Te ne devi anna’!!! [Il marchese del Grillo ad Aronne Piperno l’ebanista]

Dalla Modica papalina è tutto. A voi studio.

Associazione S.A.Guastella, ignazio abbate, Marchese del Grillo

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