Tutti scandalizzati dalla trasmissione ‘Fuori dal Coro’. All’Asp 7 la realtà è ancora peggiore

Commentare il servizio andato in onda ieri sera su Rete 4 nella trasmissione Fuori dal Coro è un po’, per restare in tema, come sparare sulla Croce Rossa ma ignorarlo non sarebbe possibile.

In realtà quello che è stato denunciato durante la trasmissione e che oggi scandalizza tutti, ovvero che in un Ospedale come il Maggiore di Modica esistono due Tac e di queste i pazienti non possono utilizzarne nemmeno una, è stato da noi più volte denunciato in svariati articoli (leggi qui) o (leggi qui) ma si sa che poi quando finisci sul grande schermo e vieni smascherato di fronte tutta la nazione l’effetto è diverso.

Tuttavia, quello che ieri è emerso è davvero grave, e non ci fa dormire sonni tranquilli.

Ma a non dormire sonni tranquilli dovrebbero essere soprattutto coloro che hanno deciso di far diventare la sanità solo un luogo dove imporre il loro potere politico sistemando personaggi che poi rispondono come ha risposto ieri il Commissario Straordinario dell’Asp di Ragusa Giuseppe Drago che questa mattina, non sarebbe più dovuto essere al suo posto ma non tanto per aver fatto diventare la nostra provincia e soprattutto la nostra Asp lo zimbello d’Italia, ma per avere permesso che una Tac restasse ferma per 7 mesi, pur sapendo che l’altra non funzionava. E tutto questo per quale motivo? Per la burocrazia…

Diceva Giulio Andreotti che “a pensar male si fa peccato ma spesso si azzecca” e allora un piccolo peccatuccio ci permettiamo di farlo facendo una semplice riflessione, che poi emerge chiaramente dalle testimonianze date dai quei due cittadini all’interno del servizio di “Fuori dal Coro”.

Quando il servizio pubblico non funziona che si fa?

Se il pubblico non funziona cosa si fa? Si fa ricorso al privato, semplice e lineare. Forse però non tutti sono a conoscenza che esiste una legge che da delle direttive precise sulle liste d’attesa.

Si tratta del decreto legislativo del 1998, n. 124 detta infatti delle direttive ben precise in materia di liste d’attesa. Il comma 10 art. 3 stabilisce che le Regioni, attraverso i direttori delle Aziende Unità Sanitarie locali e ospedali, devono stabilire i tempi massimi che intercorrono tra la prestazione quando viene richiesta e quando viene erogata. Questo intervallo di tempo deve essere ben pubblicizzato e dovrebbe essere comunicato all’assistito al momento della richiesta della prestazione.

L’articolo 3, infatti, tutela il diritto alla prestazione, e prevede che l’assistito abbia la possibilità di chiedere che la prestazione venga effettuata privatamente al costo del ticket, allorché i tempi massimi di attesa superino quelli stabiliti.

Quindi per semplificare qualora le liste d’attesa superino i tempi previsti chi ha necessità di eseguire un esame ma non può attendere tutto questo tempo può ricorrere alla struttura privata e poi farsi rimborsare. Tutto bellissimo se vivessimo in Svizzera ma siccome viviamo in Italia e addirittura in Sicilia quella che potenzialmente potrebbe sembrare una legge a favore dei cittadini è diventata un’arma a doppio taglio per la serie “fatta la legge trovato l’inganno” e questo essenzialmente per due motivi: il primo perché spesso le Asp si giustificano dietro la scusa di non  aver ricevuto dalla Regione risorse sufficienti poter sostenere i costi per il rimborso, quindi alla fine i cittadini potrebbero anche non venire rimborsati o dover attendere chissà quanto tempo per aver quanto loro dovuto

Oppure succede un’altra cosa, ancora più grave, che improvvisamente queste liste d’attesa aumentano e diventano sempre più lunghe e di conseguenza ci sono delle strutture private che iniziano ad avere diciamo dei vantaggi evidenti da questa situazione chiedendo alla Regione di anno in anno rimborsi sempre maggiori e allora ecco che si comincia a capire dove sta il trucco e anche l’inganno.

La politica fa solo annunci elettorali

Qualcuno stamattina invocava un intervento politico ma esattamente da parte di chi?  Da parte di chi, come l’on Abbate il 7 dicembre scorso con tanti di post pubblico informava la cittadinanza: “Con l’installazione della seconda apparecchiatura specialistica dotiamo il presidio ospedaliero modicano di due TAC di ultimissima generazione che permettono di sopperire alle esigenze interne dei reparti ma anche a quelle esterne, andando così a smaltire lunghe liste d’attesa”.

O l’intervento della massima autorità sanitaria locale ovvero il sindaco di Modica Maria Monisteri che in data 20 gennaio 2024 comunicava che “la nuova Tac al Pronto soccorso è completa e già efficiente oltre a 99 ore in più per la specialistica ambulatoriale nel distretto sanitario di Modica. E’ ufficiale e tutto questo conferma l’eccellenza di un impegno tanto costante quanto efficace e di risultati tangibili dell’onorevole Ignazio Abbate, con palesi ricadute positive che esso produce per la sanità della nostra città e di un intero comprensorio”.

Oppure dovremmo chiedere l’intervento dell’on Giorgio Assenza e del senatore Salvo Sallemi che hanno fortemente voluto la nomina del manager Drago? Insomma, chi dovrebbe essere questa politica che dovrebbe intervenire in aiuto dei cittadini?

L’unico a metterci la faccia, stamani è l’on. Nello Dipasquale del Pd che dichiara: “Ancora una volta la sanità siciliana e quella della provincia di Ragusa in particolare sono sotto i riflettori della cronaca nazionale per primati negativi oltre a fatti che già sapevamo come liste d’attesa interminabili e chiuse alle nuove prenotazioni, ma anche i pronto soccorso allo stremo e carenze di personale. Tutti problemi che segnaliamo da mesi e mesi, la cui responsabilità è in capo al Governo regionale, e che, ieri sera, sono emersi impietosamente durante una trasmissione a copertura nazionale”.

“Quella di Ragusa, prosegue Dipasquale, per esempio, dal 2017 ad oggi ha avuto quattro commissari straordinari. È facile comprendere come l’assenza di una governance stabile, che anzi subisce gli umori del Governo regionale mediamente una volta ogni anno e mezzo, non contribuisca a una sana pianificazione dei programmi sulla sanità da attuare in un territorio”.

“Tutto ciò – commenta ancora Dipasquale – avviene nel più totale silenzio dei deputati di maggioranza, più interessata ad apparire con proclami vani piuttosto che a dare risposte alla collettività. Sugli organi di stampa e sui social network è possibile apprezzare la loro soddisfazione per la messa in messa in funzione di un servizio senza che nessuno si prenda la briga di far notare che si tratta di prestazioni essenziali, la cui esistenza in un ospedale deve esser considerata normale e non fatto da celebrare”.

E allora smettiamola di lamentarci, indignarci e cerchiamo di reagire, di alzare la testa, perché ricordatevi che loro negli ospedali pubblici non ci mettono nemmeno piede per visitarli se non in periodo di campagna elettorale figurarsi per farsi curare, il problema resta in capo ai cittadini sulle famiglie, i nostri figli, i nostri anziani genitori che rischiano la vita ogni giorno perché non possono farsi curare a pagamento, perché quando un cittadino deve scegliere se dare da mangiare ai propri figli o fare una tac per salvarsi la vita abbiamo fallito tutti, nessuno escluso.

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