Anoressia: tutti hanno paura ma nessuno l’ affronta

La ricerca di un corpo perfetto e il rifugiarsi in degli abiti troppo larghi fanno sì che si sviluppino diversi disturbi alimentari che vanno a compromettere la salute psicofisica dell’individuo e in particolare dell’adolescente. Tra questi vi è sicuramente l’anoressia.

Il termine anoressia fa riferimento a delle situazioni di restrizione alimentare volontaria che portano l’individuo a mantenere il proprio peso corporeo a valori di oltre 15% inferiori rispetto ai valori normali per una persona di una determinata età e di una determinata altezza.

Nonostante il dimagrimento chi soffre di questo disturbo è costantemente preoccupato per il proprio peso corporeo e se dovesse mai ingrassare di alcuni chili non se lo perdonerebbe. Se non diagnosticata e curata in tempo, può portare a stati di malnutrizione così estremi e pericolosi da rischiare la vita.

Nella maggior parte dei casi l’anoressia si presenta nell’età adolescenziale, ma può presentarsi anche sin dall’infanzia oppure dai 40 anni. Molto interessate sono le ragazze e le giovani donne ma negli ultimi tempi questo disturbo ha iniziato a colpire anche i ragazzi (1 ragazzo : 10 ragazze).

Le persone colpite negano l’esistenza di un problema legato all’alimentazione e nella maggior parte dei casi sono i familiari e coloro che li circondano ad accorgersi della continua perdita di peso e anche delle abitudini alimentari.

In base al manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM 5, 2014), si distinguono due forme di questo disturbo:

  • Anoressia restrittiva in cui la perdita di peso è data da una dieta ferrea, digiuno e/o l’eccessiva attività fisica;
  • Anoressia con bulimia quando alle abitudini di restrizione dell’assunzione del cibo, si aggiungono dei momenti di abbuffate alternate a dei comportamenti per poter eliminare ciò che si è assunto (vomito autoindotto, uso di lassativi o diuretici).

Uno degli aspetti più angoscianti delle persone anoressiche è sicuramente la percezione del proprio corpo, visto e vissuto come se fosse sgradevole e perfino inadeguato.

Una giovane dichiara: “io ho affrontato tutto questo, ritrovandomi con 20 kg in meno in un niente”. Inizialmente era tutto normale, una perdita di peso graduale con una semplice dieta. Con il passare del tempo tutto mi è sfuggito di mano, ho perso il “controllo”. Iniziare mangiando di meno e finire per non mangiare del tutto.

Continuavo a ripetere alla mia famiglia, ai miei amici ma anche a me stessa che stavo bene, ma sia io che tutti gli altri sapevano fosse una grandissima bugia. La situazione ha iniziato a peggiorare ulteriormente dopo che mi sono sentita male a scuola.

Andai in bagno e caddi a terra, non ebbi la forza per rialzarmi. Dopo questo avvenimento i miei genitori capirono che bisognava ricorrere al ricovero. Arrivò la chiamata il 28 ottobre del 2017 dall’ospedale di Milano dicendo che dovevo presentarmi il 29 mattina per il ricovero. Da quel momento è stata solo una strada in salita non senza problemi e ostacoli che mi si presentavano e mi buttavano giù distruggendo tutte le speranze.

Quando si ha un problema è sempre meglio parlarne con qualcuno che tenersi tutto questo dolore dentro che inizia a distruggerci piano piano.

Uscire da un periodo così è veramente dura e bisogna essere veramente orgogliosi per la riuscita, perché è la dimostrazione della forza che abbiamo.

Giulia Blandino

bulimia, restrittiva

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