Ragusa e la devozione dei fedeli per i due patroni Iblei, Barone lancia una proposta alla Città

Un excursus storico attento e basato sulle fonti, sui documenti consultati più volte negli archivi, questa la sintesi della conferenza tenuta da prof. Uccio Barone lo scorso 10 gennaio a Ragusa.

L’excursus è stato presentato dal prof. Barone nel corso della conferenza “Un santo e una città: San Giorgio nella storia di Ragusa” ospitata al Circolo di Conversazione. La conferenza rientra nell’ambito delle iniziative promosse dal Duomo di San Giorgio in occasione dell’anniversario del terremoto del 1693.

Questo appuntamento, realizzato in collaborazione con il direttivo dell’associazione storico culturale San Giorgio, ha contemplato la partecipazione di numerose persone che sono rimaste letteralmente rapite dal racconto del prof. Barone. 

Barone nel suo intervento ha sottolineato come la presenza di San Giorgio, storicamente è profondamente radicata nella memoria della città di Ragusa, così come testimoniano anche gli atti.

Un documento del 10 maggio 1643 stabiliva l’ufficialità di San Giorgio a patrono della città capoluogo. La ratifica venne fatta nel palazzo della Cancelleria alla presenza di venti giurati che presero atto del Motu proprio di papa Urbano VIII che imponeva ad ogni città la scelta di un solo patrono “principale” con diritto di festa di precetto. Questa venne suggellata con decreto pontificio del 8 agosto 1643.

Nelle informazioni del prof. Barone, poi, che ha fatto riferimento durante tutta la conferenza alla chiesa Matrice di San Giorgio, le vicissitudini di vario tipo con cui i sangiorgiari, nel corso dei secoli, hanno fatto i conti, dalla divisione amministrativa di Ragusa sino alla riunificazione nel primo ventennio del secolo scorso. Una lunga e articolata storia che, stando a quanto riferito dal prof. Barone, si è sviluppata attorno ai due santi patroni della città e la cui tradizione, adesso, risulterebbe particolarmente impoverita se a San Giorgio non venisse riconosciuta la dignità di compatrono con lo stesso grado di solennità. 

“È  la storia a richiederlo – ha sostenuto il prof. Barone – è il buon senso a sollecitarlo perché sarebbe una grave perdita se ciò non avvenisse a discapito dell’identità di una città. Ad esempio, in occasione della peste del 1743, le due realtà fino a quel momento contrapposte, sangiorgiari da un lato, sangiovannari dall’altro, si unirono per fronteggiare il morbo. E, ancora, sono da sottolineare le peculiarità che contrassegnarono il periodo della ricostruzione dopo il terremoto del 1693 che fecero diventare Ragusa una città dalle notevoli potenzialità”. 

Dalla conferenza è emerso che quando la città si unisce riesce a crescere (la splendida ricostruzione dopo il terremoto, la costituzione del capoluogo alcuni degli esempi). Quando si divide, invece, perde. Ecco che è anacronistica questa divisione in riferimento ai due patronati visto che la città è cresciuta e maturata attorno a queste due grandi devozioni. 

Ovviamente, tutto questo nulla toglie a San Giovanni Battista, neanche la festività civile, ma restituisce a San Giorgio ciò che la storia della città, nei secoli, testimonia. Quindi, la giusta soluzione proposta è prospettata dal prof. Barone nel rispetto della storia della città e del suo popolo, vale a dire la dichiarazione di due Patroni aeque principaliter per la città di Ragusa. 

Anche perché in questi casi ci si muove con saggezza canonica e con saggezza di carattere politico culturale. Ecco perché questo significa riconoscere a entrambi i santi la profonda devozione del popolo ragusano e muoversi per un compatronato aeque principaliter.

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