Ragusa, spodestato San Giorgio. Il Patrono è San Giovanni Battista: Fedeli e devoti sul piede di guerra


Nelle ultime ore si è tanto parlato della decisione pervenuta dal Vaticano in merito al titolo di Santo Patrono nella città di Ragusa. In tanti si domandano se la decisione presa oltre Tevere sia giusta o sbagliata. Alcuni hanno iniziato a dire la sua con risposte fattive.

Come i “sangiorgiari” che si sono costituti in Associaizone per chiarire al meglio la questione.

Il caso negli ultimi mesi è stato oggetto di studio da parte di esperti. I risultati ottenuti dalla commissione diocesana sono nelle stanze vaticane, il Dicastero per il Culto divino nelle ultime settimane ha fornito una risposta chiara alla questione secondo cui il celeste patrono sarebbe: San Giovanni Battista.

Il Vaticano ha risposto chiaramente, con una nota del Dicastero per il Culto Divino, che si occupa di dirimere anche queste questioni. Il caso è stato studiato su richiesta del Vescovo di Ragusa, Mons. Giuseppe La Placa. La risposta fornita dal Dicastero ha accesso le polemiche e diviso ampiamente le comunità ragusane. 

Scrive il Vaticano

Lo scritto inviato dal Dicastero vaticano parla chiaro, in base alle informazioni in possesso dalla Santa Sede, l’unico patrono riconosciuto a Ragusa è San Giovanni Battista. Questa risposta ha suscitato polemiche e un accesso dibattito anche sui social, in particolare i “sangiorgiari” si sono sentiti colpiti nell’orgoglio. Quest’ultimi si sono costituiti in associazione e hanno organizzato una conferenza stampa, nel pomeriggio, al fine di tutelare e difendere “le tradizioni religiose che purtroppo diversi nemici di Ibla vorrebbero occultare”. 

Andiamo però con ordine, visto che dietro a questa comunicazione della Santa Sede c’è un lungo lavoro sinergico da parte delle comunità interessate. Tutto ha preso avvio durante l’edizione 2022 della festa in onore di San Giorgio a Ibla, in quell’occassione fu chiesto al Vescovo La Placa di verificare nelle sedi opportune quale dei due santi avesse la giusta dignità per ricoprire lo status di patrono. Al fine di trovare una risposta il Vescovo ha proceduto alla nomina di una commissione di studiosi e sacerdoti: don Giuseppe Antoci, don Maurizio Di Maria, Giorgio Veninata, Gianni Giannone, Giuseppe Arezzo, Andrea Ottaviano.

Il lavoro della Commissione

La commissione, che si è riunita più volte, ha preso sul serio l’incarico cercando di analizzare il caso e rispondere al quesito. Dopo diversi incontri i membri della commissione hanno prodotto la propria relazione al Vescovo, che è stata poi inoltrata al Dicastero vaticano competente. 

Insieme alla relazione il Vescovo di Ragusa ha inoltrato un’istanza affinché San Giorgio Martire venisse riconosciuto effettivamente come compatrono della Città di Ragusa. A quanto pare però la richiesta è stata totalmente respinta dalla Santa Sede, la quale ha rimarcato che dalle informazioni in loro possesso il titolo di patrono spetta solamente a San Giovanni Battista.

Dal punto di vista devozionale forse poco cambia, perché ognuno prega il Santo che vuole e a Ragusa sia San Giorgio che San Giovanni godono di ottima stima nei fedeli. Certamente la scelta vaticana colpisce  dal punto di vista dell’immagine e del titolo. Una scelta non facilmente digerita dai sostenitori di San Giorgio, che con uno scritto da Roma si sono visti destituire il proprio santo del titolo di Patrono.

Ricerca storica necessaria

Per trovare una reale risposta al quesito andrebbe compiuta una ricerca storica a più livelli, lavoro che la commissione ha svolto diligentemente. Bisognerebbe senza dubbio aprire gli archivi parrocchiali e frugare tra carte e polvere per trovare la reale risposta. Una ricerca che dovrebbe anche partire da consultazione del documento pontificio, redatto dal Dicastero per il Culto Divino, al fine di comprendere le reali informazioni in possesso e in tal caso confutarle se alcune sono mancanti.

I “sangiorgiari”, che si sono riuniti in Associaizone, questo pomeriggio nel corso della conferenza stampa hanno chiarito la loro idee sulla questione e le loro scelte future. In apertura i membri hanno sottolineato la loro paura che qualcuno stia ordendo un complotto contro la festa di San Giorgio, la più antica di Ragusa, e per questo sono pronti ad adoperassi nelle sedi opportune perché si mantengano salde le tradizioni che sono quelle di un’intera città.

Nel corso della conferenza stampa la neonata Associaizone oltre a chiarire i motivi che hanno spinto i “sangiorgiari” a scendere in campo, ha compiuto un’importante analisi storica curata da Gianni Giannone. Quest’ultimo, infatti, ha citato la Costituzione universale di Papa Urbano VIII la quale obbligava nel 1643 le città a scegliere un patrono, al tempo i ragusani scelsero la figura di San Giorgio. Scelta che venne approvata con un atto pontificio l’8 agosto 1643.

Scissione tra Ragusa Ibla e Ragusa superiore

Il vulnus sicuramente è da rintracciare nella scissione di Ragusa in due comuni,  nel disastroso terremoto del 1693 dove sicuramente diversi documenti sono stati smarriti. Nel 1703 Ragusa venne nuovamente riunificata, sempre con San Giorgio Patrono, secondo quanto spiegano i membri dell’associazione. Va altresì detto che nel 1865 si assiste a una seconda divisione amministrativa, e nel 1896 San Giovanni assume il titolo di patrono di Ragusa superiore e non dell’intera città. Il problema è comunque rimasto sotto le ceneri. I diversi vescovi che si sono succeduti hanno sempre accettato la compresenza dei due santi Patroni, una convivenza senza dubbio civile, ma che ora sembra non stare più bene a qualcuno.

Ad oggi la levata di scudi è stata fatta solamente dai “sangiorgiari” i quali non va di buttare giù questo boccone amaro. Gli associati, già più di 250, chiedono che il caso venga riaperto e chiarito con una giusta sentenza, al fine di non cancellare la storia di Ibla.

In campo è sceso anche il sindaco di Ragusa, Peppe Cassì, il quale ripone piena fiducia nell’operato del presule ibleo. Il primo cittadino ha anche assicurato il suo supporto  al fine di compiere i passi giusti per il riconoscimento di due patroni in città.

Sconforto dei fedeli e campanilismo

Una cosa è certa questa. La notizia ha destato un po’ di sconforto, ma fa emergere ancora un volta come il campanilismo fa sempre da padrone provocando discussioni e divisioni. La città di Ragusa, come tante altre del comprensorio, ha una grande storia, con tradizioni e significati tutti sue. 

Certamente il documento della Santa Sede non è frutto di gente che non vede di buon occhio Ibla, per questo bisogna andare oltre la faziosità o il complotto che per adesso corre ampiamente su i social. Ora è il tempo del dialogo, nonostante il malcontento, al fine di chiarire realmente le dinamiche e prendere atto delle scelte fatte dagli organi competenti e trovare il giusto compromesso affinché i due Santi possano tranquillamente discutere in paradiso e i ragusani in terra.


Noi come redazione abbiamo scritto al Dicastero vaticano al fine di poter leggere il documento e comprendere le motivazioni reali della loro scelta, perché in queste occasioni è giusto andare prima alla fonte, così da trovare la soluzione al problema ed evitare di pensare male dell’operato altrui.

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