No alla proroga delle Concessioni balneari: “mare” di reazioni anche dal territorio ragusano

La bocciatura da parte del Consiglio di Stato della proroga delle concessioni balneari alla fine del 2024, sta facendo molto discutere sugli scenari che potranno adesso aprirsi nel settore che interessa molto anche la Sicilia e il territorio ibleo.

Secondo il Consiglio di Stato la misura, contenuta nel decreto Milleproroghe, sarebbe “in contrasto” con la direttiva Bolkestein e quindi “va disapplicata da qualunque organo dello Stato”. Il Consiglio di Stato già nel 2021 si era pronunciato contro la validità delle concessioni balneari. Ma la decisione della maggioranza di continuare con la proroga delle concessioni balneari, ha provocato l’irrigidimento di Bruxelles.

Adesso il Governo dovrà velocemente decidere sul da farsi: tra le ipotesi al vaglio c’è quella di inserire il capitolo delle concessioni balneari all’interno della legge di delegazione europea, oppure di lavorare ad un decreto infrazioni. Al momento resta la proroga a luglio della delega al governo per realizzare la mappatura delle concessioni esistenti.

La sentenza com’era prevedibile ha provocato reazioni anche in provincia di Ragusa tra i rappresentanti della categoria dei balneari. Il presidente della Cna balneari della provincia di Ragusa, Marco Daparo ribadisce come il comparto abbia sempre sostenuto che fosse di primaria importanza, prima di parlare di applicabilità o no della normativa Bolkestein, fare la mappatura del territorio italiano delle coste.

I balneari della Cna ritengono che la normativa Bolkestein non vada applicata al settore balneare, in quanto la stessa non lo richiede, ma l’applicazione è frutto di una interpretazione della legge.

E’ probabile che il Governo stia attendendo il 20 aprile quando si pronuncerà la corte di giustizia europea, ma secondo Daparo sarebbe di primaria importanza valutare l’applicazione della norma in funzione della carenza dell’offerta. In Sicilia sul 70% di coste utilizzabili per attività balneari, ne viene utilizzato solo il 30%, quindi non è assolutamente necessario applicare la norma Bolkestein in quanto si può tranquillamente mettere a bando nuove aree disponibili.

“Io sono molto fiducioso per i balneari italiani, e in particolare della provincia di Ragusa e della Regione Sicilia in quanto sono certo che nel momento in cui dovessero decidere malauguratamente  di mettere a bando le concessioni in Sicilia, i concessionari ne avrebbero ragione al 100% tramite ricorso al tribunale amministrativo” conclude Daparo.

L’Associazione Turistica Balneare Siciliana, per voce del presidente Antonello Firullo aveva già evidenziato in passato come le coste della Regione Sicilia siano occupate in minima parte dalle Concessioni Demaniali Marittime rilasciate ai fini turistici ricreativi, alla balneazione. La Regione Sicilia ha già individuato e approvato procedimenti per rilasciare nuove aree in concessione che consentono un bando da offrire alla Comunità Europea. “La Sicilia con 1500 Km di costa e di risorse naturali non ha bisogno di “consegnare” le nostre concessioni all’Europa! Persone, famiglie e aziende che hanno investito denaro e tempo, senza la conferma dell’estensione fino al 2033, rischiano di perdere tutto. Alla luce di quanto sopra, s’insiste nella sospensione delle comunicazioni per l’efficacia delle CDM fino al 31.12.2023 e si chiede la conferma delle estensioni fino al 31.12.2033 per i concessionari che risultano in regola” dichiara Firullo.

Gli associati lo scorso mese di gennaio avevano già proposto ricorso innanzi al TAR di Catania avverso i provvedimenti con cui è stata anticipata la scadenza delle loro concessioni demaniali alla data del 31.12.2023, preannunciando appello innanzi al Consiglio di Giustizia Amministrativa.

In merito alla recente sentenza del Consiglio di Stato sulla illegittimità di ulteriori proroghe oggi interviene anche Legambiente Sicilia che ribadisce di essere stata sempre fermamente contraria ad ogni modifica della scadenza del 31 dicembre 2023 fissata dal precedente Governo.

“Nel rispetto del diritto comunitario e costituzionale e delle citate sentenze – dichiara Giuseppe Alfieri, presidente Regionale di Legambiente Sicilia – le concessioni demaniali marittime devono andare a gara anche per selezionare le proposte migliori dal punto di vista della sostenibilità ambientale”. 

In Sicilia è ancora più urgente dare seguito alla sentenza della Corte Costituzionale 108 del 5 maggio 2022, con cui è stata dichiarata l’illegittimità costituzionale dell’articolo 3 della legge regionale n. 17 del 21 luglio del 2021, che per un periodo ha consentito di rilasciare le concessioni demaniali marittime in assenza o senza la preventiva verifica di coerenza con le previsioni dei Piani di utilizzo delle aree demaniali marittime (Pudm).

Legambiente Sicilia segnala come sia incredibilmente inattuato l’articolo 6 della legge regionale n. 32 del 2020 che prevede il commissariamento dei Comuni che non hanno adottato il Pudm entro il 30 giugno 2021.

Concludiamo con un sorriso, con la vignetta di Salvatore Modica sull’argomento:


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