Modica: intervista esclusiva a Fabiola Ferro che dopo 23 anni lascia la pallavolo ma il suo non è un addio…

Un lungo post, in cui con la passione che la contraddistingue da sempre sul campo e fuori ha comunicato ai suoi tifosi, amici, e a quanti in questi anni hanno imparato a conoscerla, la decisione di appendere le ginocchiere al chiodo, per usare un’espressione tipica del gergo sportivo.

Fabiola Ferro, classe 86, ha ufficializzato così il suo addio alla pallavolo, “a quel primo amore, come lo ha definito lei stessa, che non si scorda mai”.

Ed è proprio una lunga storia d’amore quella fra Fabiola e la pallavolo, una lunga storia fatta di tante vittorie ma anche di sconfitte, di soddisfazioni ma anche di delusioni che si conclude dopo 23 anni, a Modica, nella sua città, dove tutto è cominciato.

E considerando che Fabiola ha 36 anni, vuol dire che più di metà della sua vita l’ha trascorsa in un campo di pallavolo. Come lei stessa ci racconta in questa intervista esclusiva per i lettori del Domani Ibleo.

Dicevamo Fabiola che la tua è proprio una lunga storia d’amore iniziata quando?

“Ero veramente piccola quando ho iniziato. Avevo 9 anni, e venivo da qualche anno di tentativi con la danza, perché mia madre si era ostinata. Ma dal giorno del mio primo allenamento non ho più avuto dubbi, la pallavolo era il mio sport. Poi è diventata la mia vita”

Quindi hai scelto tu di fare pallavolo?

“Ero un piccolo tornado a casa, e le scarpe di danza mi stavano strette, non erano per me. Ricordo che papà mi regalò una palla e con quella ho rotto ogni vaso e angolo di casa, così mamma mi ha portato a provare (secondo me le interessava solo tenermi lontana da casa il più possibile ) e da lì è stato amore…”

Perché hai scelto questo sport piuttosto che un altro? 

“Perché quando sei piccola non sei consapevole di quello che senti. Lo senti e basta, e io con la pallavolo stavo bene. Tornavo a casa stanca ma felice. Le prime compagnette, lo spogliatoio, gli allenamenti. Piano piano ho scoperto una sana competitività, che mi ha accompagnata poi per tutta la vita. La pallavolo è uno sport di squadra, ti obbliga a socializzare, a rispettare gli altri, giocando. Ho iniziato a fare sport con la pallavolo, e questo ho deciso di fare per tutta la vita.”

Cosa ricordi della tua prima volta in campo? 

Un enorme tremore alle gambe. Oggi quella sensazione me la porto ancora dentro. È la sensazione di quando stai facendo qualcosa di nuovo, di quando ti trovi a dover superare un nuovo limite con te stessa. Ma ogni volta che la sento, penso alla mia prima volta in campo e tutto quello che ne fu dopo. Il primo punto e quella sensazione meravigliosa di affetto della gente che era venuta lì per guardare. Sono emozioni, sensazioni che ti porti dietro per sempre.”

Sei cresciuta giocando a pallavolo cosa ti ha insegnato questo sport?

“Mi ha insegnato a vivere! Lo sport in generale, per me la pallavolo, rappresenta una metafora di vita. Devi sudare, devi faticare, devi fare sacrifici per vincere, per ottenere risultati. Sin da bambina mi hanno sempre ripetuto questo, talmente tanto, che lo fai tuo. Ti insegna quanto vale il rispetto. Chi la pensa diversamente da te, chi è contro di te, chi sbaglia un’alzata, chi ti ammonisce. Ti insegna a farti rispettare. Ho incontrato tanta gente a cui non importa niente di come stai, di come certe parole o certi gesti ti fanno stare. Ecco, la pallavolo ti insegna, nel mio caso tardi, a saper gestire anche queste persone, queste situazioni”. 


Fare uno sport ad un certo livello, soprattutto quando sei una ragazzina, significa anche rinunciare a qualcosa. Qual è la rinuncia più grande che hai dovuto fare?

Grazie per questa domanda, perché tante volte si sottovaluta sempre quali sacrifici si devono fare per amore o semplicemente per ottenere un risultato. Sono andata via di casa a 18 anni. Quando giochi in un’altra regione, puoi tornare a casa massimo tre giorni a Pasqua e a Natale, perché la Sicilia è lontana da tutto, quindi ho rinunciato a vivere giorno per giorno la mia famiglia, i miei amici, le persone a me più care. Mi sono ritrovata con due sorelle grandi meravigliose, ricordandole piccoline che cantavano. Ogni anno, ogni stagione, sono posti nuovi che vivi, persone nuove che conosci, ma lasciare casa era sempre dura.”

Hai incontrato più rivali o amiche giocando a pallavolo? 

Ho incontrato tante avversarie e moltissime amiche. La pallavolo è così bella che dentro quei nove metri non esistono rivali, ma solo avversari. Oggi, in tutta Italia, ho amiche a cui voglio un bene incredibile”.  


Essere capitano cosa significa?

“Essere capitano è una responsabilità ma una delle responsabilità più belle. Essere capitano vuol dire tutelare la tua squadra, vuol dire proteggere la tua squadra, capire ognuna delle tue compagne. Essere capitano vuol dire non fare più punti ma fare in modo che gli altri facciano i punti. Essere capitano per me è un modo di essere!”

 Qual è stato il momento più bello in assoluto e quello più difficile? 

Non c’è un momento in particolare. Sono troppi i momenti da togliere il fiato, da non dormire la notte per l’adrenalina e da sorridere fino a giorni dopo. Ogni anno, ogni maglia mi ha dato dei momenti oggi indelebili nel mio cuore e nei miei ricordi. Potrei dire la promozione a Gela, o la finale Playoff con Altino con quel gruppo fantastico, o gli anni di Genova, Ravenna…Sono troppi, non saprei. I momenti più difficili invece quelli li ricordi bene, perché ti cambiano, ti forgiano, ti preparano per le sfide più importanti. Sono cicatrici. E a proposito di cicatrici sicuramente ci sono quelle che porto al mio ginocchio. Oggi ho imparato ad accettarle, fanno parte di me. Quelli che si che sono stati giorni difficili. Il momento più difficile è stato sentire di nuovo crack al ginocchio e sentirti dire “non puoi farcela”, ma non era vero! Ce l’ho fatta!” 

Qual è la persona che ti senti di ringraziare oggi in particolare? 

Non basterebbe un foglio per scrivere tutte le persone che dovrei ringraziare. Dai dottori che mi hanno rimesso in piedi, agli allenatori che hanno creduto in me. Dalle mie compagne di squadra, sincere e leali, ai presidenti con la P maiuscola, quelli veri. Tutti gli addetti ai lavori, preparatori, fisioterapisti e staff tecnici. Ognuno di loro mi ha arricchito, come faccio a non pensare a tutti loro tra le persone da ringraziare. Poi sicuramente c’è chi è stata la costante di questa mia avventura. La mia famiglia, ai miei genitori, il mio punto di forza: Vai Fabi provaci… sii te stessa!! Noi siamo qui!”. Le mie sorelle prime vere tifose “Forza Fabi!! Siamo con te!!”. E poi chi in questi lunghi anni mi ha seguito in lungo e in largo per l’Italia. Da un lato Antonio, il mio ragazzo, sempre pronto a indicarmi la scelta giusta da fare, a lui devo la maggior parte della mia forza. Primo tifoso sugli spalti, capace a tratti di trasformarsi in vero e proprio ultrà. E poi c’è lei, vita mia, Cassy. Da sempre e per sempre con me. Non c’è società, palazzetto che non abbia potuto apprezzare questa piccola palla di pelo. C’è anche lei nella foto”.

C’è stato un momento in cui hai pensato di mollare tutto? 

Si. Sicuramente, i due infortuni quando ero più giovane, e alcune vicissitudini di questo ultimo anno, mi hanno messo a dura prova. Ma, l’amore per questo sport è forse anche più grande di me. Le ingiustizie della vita e la cattiveria di certe persone a volte ti mettono davanti a delle scelte difficili, ed è grazie alla Pallavolo, mia stella polare, che poi ho sempre fatto la cosa giusta, e sono contenta oggi di non aver mai mollato.

Qual è stata la soddisfazione più grande? 

È l’affetto smisurato che sto ricevendo in questi giorni la soddisfazione più grande. Oggi non c’è cosa più bella dei rapporti, delle persone che ho incontrato, che la pallavolo mi ha dato: questa oggi è la mia soddisfazione.”

E la delusione più grande? 

Non mi va di parlarne adesso, ci sarà modo nei prossimi mesi, forse. Adesso è un giorno di festa per me, non lo rovinerò parlando di cosa mi ha fatto male

Hai dedicato tutta la tua vita alla pallavolo se tornassi indietro lo rifaresti? 

“C’è ancora molto che devo dare alla Pallavolo. Quindi si, lo rifarei”. 

Se non avessi giocato a pallavolo cosa ti sarebbe piaciuto fare? 

Giocare a PALLAVOLO!”

Che ruolo avrà la pallavolo nel tuo futuro?

“Scarpe e ginocchiere nel cassetto ma come fai a lasciare qualcosa che fa parte di te? La pallavolo mi ha dato veramente tanto e oggi mi sento quasi in debito con questo sport, quindi farò qualcosa per dare ad altri, per far scoprire ad altri i valori più belli che questo sport ti può dare. In questi ultimi anni soprattutto, mi sono resa conto che la pallavolo sta vivendo una crisi di valori importante. Sono sempre meno le persone che operano con rispetto delle giocatrici, degli addetti ai lavori, mettendo al primo posto egocentrismi personali e interessi propri. Quindi ripartirò dalle più piccole con un progetto tutto mio, è da loro che si deve ricostruire ed è a loro che mi dedicherò nei prossimi anni. E poi sono così belle le mie bambine che mi rendono veramente tanto felice…”

E quindi non ci sarà nel tuo futuro la PVT?

Il mio rapporto con la PVT purtroppo è finito già da un pò di tempo, e sicuramente questo rappresenta una delusione che ha in parte inciso sulla mia decisione. Sono grata alla PVT per avermi dato la possibilità di giocare a casa mia e di vestire la maglia della mia città, ma abbiamo modi diversi di fare e di vedere la pallavolo. Sono stata abituata a fare pallavolo sempre con sincerità e onestà, oltre che rispetto, valori che ho trovato in tutti i posti dove ho giocato. Mi fa strano oggi pensare e dire queste parole, ma sono stata fin troppo male. I panni sporchi si lavano a casa propria, quindi non rinnego nulla, semplicemente non è più posto per me. Adesso mi metto a lavoro, con tutte le mie forze, per provare a riportare il nome della nostra meravigliosa Modica di nuovo in alto, come ho sempre fatto”.

E allora vedremo Fabiola Ferro in veste di Allenatrice?

“Ho studiato tanto in questi anni, e già da tre anni mi dedico, come dicevo alle più piccole. Ho preso tutte le abilitazioni necessarie per dedicarmi con professionalità e amore a queste bimbe meravigliose. Credo che tutti debbano poter avere la possibilità di vedere realizzato il sogno di giocare per la propria città, per la propria maglia, per questo mi dedicherò alle più piccole, ai vivai. Voglio crescere donne, uomini, che sappiano bene cosa sia il rispetto, la sincerità e l’onestà. Di questo oggi abbiamo bisogno, di questo oggi ha bisogno lo sport. Restituire quello che la pallavolo mi ha dato è l’unica cosa che mi fa stare bene in questo momento!”

fabiola ferro, modica, pallavolo, pvt modica

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


PUBBLICITÀ

Collabora con noi

Vuoi pubblicare un annuncio o effettuare una segnalazione?



Il Domani Ibleo © 2021. Tutti i diritti riservati. Designed by Ideology Creative Studio 

La testata e la linea grafica della testata è stata realizzata da Ariel Garofalo. www.arielgarofalo.com Email: arielgarofalo@gmail.com

Change privacy settings