24 marzo: Giornata Internazionale per il diritto alla verità e alle gravi violazioni dei Diritti Umani

Il 24 marzo si celebra la Giornata internazionale per il diritto alla verità sulle gravi violazioni dei diritti umani e per la dignità delle vittime. L’evento è stato istituito e promosso dall’Onu per ricordare le vittime di quella che rappresenta a tutti gli effetti una grave violazione del diritto umanitario.

Sono milioni nel mondo i parenti delle vittime di esecuzioni sommarie, sparizioni forzate, rapimenti e torture che chiedono a gran voce di conoscere la verità sul destino dei loro cari.

Il 24 marzo, nella Giornata internazionale per il diritto alla verità e alle gravi violazioni dei Diritti Umani si continuano a richiedere risposte, azioni concrete, non frasi formali e di circostanza. Intanto un atto di concretezza arriva dal Vicariato di Rosolini, da cui è partita la promozione della campagna “Non spegniamo le luci sulla strage in Congo “. Don Luigi Vizzini informa che sono state raccolte circa 6mila firma e molte altre ancora, se ne attendono.

L’impegno e l’obiettivo sono quelli di sollecitare il Governo e il Parlamento Italiano, ma anche quello Europeo. Fino ad oggi però, nessuna risposta dalle Istituzioni. Con la presenza sul territorio delle parrocchie di Butembo-Beni gemellate con Rosolini, ma anche a Modica, come la Parrocchia del Sacro Cuore, le distanze interculturali tra Africa e Italia si accorciano e le stragi silenziose, a colpi di machete e proiettili diventano anche nostre.

Agli attivisti del Congo non rimane che continuare a denunciare lo strapotere delle milizie, a cui altri Stati si premurano di non fare mancare mai le armi. Denunciano anche lo sfruttamento di ricchezze collegate al coltan, carbone, cobalto, deforestazione selvaggia. Queste denunce non sono prive di pericolo.

Il Congo è una miniere senza limiti di nessun genere, di cui si ingozzano le multinazionali con la complicità di vari governi anche del mondo occidentale.

In questi luoghi operava l’Ambasciatore Luca Attanasio, ucciso insieme al Carabiniere Iacovacci e all’autista Milambo. Proprio la famiglia dell’autista, molto numerosa, non sa oggi come andare avanti e attende aiuti che non arrivano ancora dal governo congolese.

L’Ambasciatore lavorava per la pace, riuniva le imprese locali e faceva in modo che dialogassero con le istituzioni del luogo, ascoltava i bisogni del territorio e cercava di dare risposte concrete.

Non bisogna dimenticare anche le risposte attese per Giulio Regeni, per Patrick George Zaky, per i tanti senza volto e nome. Bisogna porre con forza i giusti interrogativi ,anche per le centinaia di donne. Ancora oggi avviene infatti, che un paese come la Turchia, si sia sottratta all’obbligo di prevenire la violenza maschile contro le donne, attraverso il ritiro dalla Convenzione di Instanbul.

Arianna Salemi

Foto di copertina tratta dal web

Butembo-Beni, congo, gemellaggio, parrocchie

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