Le file al Monte dei Pegni, ultima risorsa prima dell’usura, ma anche un fenomeno da studiare

Inizio questa analisi dando uno sguardo da una parte all’andamento della nostra economia e dall’altra a una sicura “stortura”.

di Salvatore G. BLASCO

In questo periodo  i dati della nostra economia registrano un aumento di stipendi, salari e pensioni e un forte aumento dell’occupazione e ancora con una crescita superiore a quella di Francia e Germania (confermata da Moody’  dopo quelli di Fitch e Dbrs ).

Ma con un dato  negativo, peraltro di vecchia nostra conoscenza, cioè il “debito pubblico”.

Nonostante l’aumento dei posti di lavoro, diciamo che resta basso il tasso di occupazione, dovuto al fatto che tanti giovani  emigrano.

Da qui la necessità di ricorrere all’immigrazione in un quadro però ben ordinato.

Inoltre non dimentichiamo che per aumentare la crescita è fondamentale migliorare la qualità del capitale umano.

Ma ora veniamo alla nostra spina nel fianco: il “debito pubblico”: una vera zavorra per i conti pubblici.

Occorre, quindi, una volta per tutte  spendersi per un piano credibile volto a    realizzare un graduale miglioramento dei conti pubblici.

Su questo spinoso e vecchio tema, debbo precisare senza tema di essere smentito, che  hanno contribuito a crearlo governi di destra e di sinistra.

Quindi è il momento di finirla, dove una maggioranza nel momento che diventa opposizione attacca chi in quel periodo governa  con sfacciataggine attribuendogli tutte quelle cose che non è riuscita a fare quando era al governo. Così il Paese non va lontano.

A tal proposito Fabio Panetta, governatore Baca d’Italia  nella sua “Considerazioni Finali”così tuona:

<L’Italia ha un debito pubblico elevato, frutto di squilibri accumulati in passato. Alla fine del 2023 ammontava al 137% del Pil.

     Affrontare il problema del debito richiede un piano credibile volto a stimolare la crescita e la produttività, e nel contempo a realizzare in graduale e costante miglioramento dei conti pubblici>.

     Detto questo, veniamo alla “stozzatura” di cui ho accennato sopra.

 Mi chiedo, infatti, visto che non siamo in stagnazione, almeno per ora, e il nostro Paese gode di un sistema bancario   tra i più solidi del mondo,  come mai gli italiani fanno un forte ricorso al Monte dei Pegni per ottenere un po’ di contanti?

     E’ forse una dicotomia?

    Il ricorso al pegno come mezzo di finanziamento cresce ma non solo ma aumenta anche il valore dei beni impegnati arrivando a impegnare oggetti di valore fino a circa 35 mila euro  ( oro, diamanti e orologi, in particolare Rolex ).

     Infatti circa il 10%  degli oggetti dati in garanzia è costituito da orologi del famoso brand svizzero.

     La media dei prestiti  si aggira intorno ai 1700 euro mentre il giro d’affari dei Monte di Pietà supera gli 800 milioni di euro all’anno.

     Cos’è il Pegno?

   Il prestito su pegno è una forma di finanziamento erogata a persone fisiche,  principalmente,a seguito della cessione in garanzia di un bene.

     Trattasi di solo beni mobili non registrati, dei quali si mantiene la proprietà ma non il possesso.

 Il guaio è che adesso al Monte dei Pegni vi fanno ricorso anche i giovani.

Trattasi di una tipologia di credito per piccoli importi che ha radici  ultrasecolari e che adesso conquista ( come la droga ) anche molti giovani.

Di questa forma di credito , così, spiegano da Banca Sistema, ormai il 40% dei clienti rientra nella fascia dei 30-40 anni.

Diciamo, per capirci meglio, che il Monte di Pietà è l’ultima risorsa prima dell’usura per tanti italiani  in difficoltà.  E all’ombra  della crisi prospera  la vendita dell’oro.

     Insomma è il segnale di una povertà strisciante che registra come più persone si rivolgono ai Monti dei Pegni: il fenomeno, in crescita  principalmente a  sud delle Alpi, rispecchia un malessere diffuso.

     Tra i clienti  vi sono pensionati che non arrivano alla  fine del mese , famiglie importanti  e commercianti che devono pagare stipendi e affitti.

     Nessuno di certo ama far sapere di essere costretto a impegnare preziosi per sopravvivere, arrivare alla fine del mese, per onorare debiti di gioco, farsi una vacanza o pagare la spesa,

     In Europa solo Catania prende ancora i corredi di biancheria,nuovi.

     Chiudo questo contributo dove metto in risalto quanto segue:

     La decisione di impegnare gioielli, orologi, quadri o pellicce non viene solo da una difficoltà economica, ma no è anche un modo per esaudire un sogno, realizzare  un progetto di vita o diciamo semplicemente togliersi qualche sfizio.

    Tutto questo evidenzia una sintomatologia economica e sociale da non trascurare ma da studiare seriamente

      S.G. BLASCO   

Banca d'Italia, comprro oro, Fabio Panetta

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