Case Green, il Parlamento Ue approva, ma rimangono i dubbi sulle risorse finanziarie

di Salvatore G. BLASCO

Iniziamo questo nostro contributo dal dire che, per fortuna, il testo finale è stato approvato  con maggiore flessibilità.

     E’ stato, infatti, un accordo al ribasso rispetto al progetto iniziale, che aveva obiettivi più ambiziosi e tempi più  ristretti.

 Ma impegna comunque  i vari Paesi membri a migliorare le prestazioni energetiche degli edifici , per raggiungere la cosiddetta neutralità climatica dell’intero “STOCK” abitativo entro il 2050. Almeno… ?

La Direttiva europea Case green o, più correttamente, “ Energy performance of building directive, Epbd “. E’ vero anche che detta Direttiva è stata approvata dopo un anno di lunghi e snervati trattative.

Ora tale Direttiva o Provvedimento dovrà ricevere formale autorizzazione  del Consiglio e poi andrà in Gazzetta Ufficiale per entrare, come sempre, in vigore.     

     I punti chiavi sono quelli di seguito elencati:

  • Nel 2050 zero emissioni
  • Dal 2040 stop ai combustibili fossili
  • Torna lo sconto su fattura

Trattasi di un piano di ristrutturazioni per gli edifici residenziali, a partire da quelli meno performanti. Poi stop agli incentivi per le  caldaie alimentate solo a metano.

Si da invece più peso ai sistemi cosiddetti ibridi  cioè quelli che combinano caldaie e pompe di calore e all’elettrificazione.

Prevede altresì regole più stringenti per gli edifici nuovi e l’installazione di impianti solari.

     Quando al riscaldamento abbiamo il divieto di installare nuove caldaie a gas scatterà nel 2040.     Già dal 2025 non saranno più ammesse  agevolazioni fiscali per gli impianti di base ma solo per gli ibridi, ossia, quelli che associano alla caldaia a condensazione a gas  una pompa di calore che garantisca l’abbattimento dei consumi.

     Secondo i dati ENEA dell’ultimo rapporto ( 2023 )la distribuzione per classe energetica conferma  che circa il 55% dei casi censiti  sono caratterizzati da prestazioni energetiche basse ( classi F – G ).       

     Inoltre in base alla Direttiva , gli edifici agricoli e quelli storici possono essere esclusi  dall’obbligo di ristrutturazione.

     I Paesi dell’Ue possono anche esentare gli Edifici  di culto, le chiese e gli edifici protetti per il loro valore architettonico.

     Soffermandoci all’ambito del nostro bel Paese nasce un problema grande quanto una montagna è che sta creando sbandamento nella popolazione, la quale si chiede quanto segue:

Ma i costi chi li paga? Quanti saranno in grado di fronteggiarli? A quanto ammonteranno?

     Niente paura.

Lasciamola da parte, per il momento, la quantificazione attuale di un esborso a famiglia di almeno 50 mila euro.

     Fissati questi obiettivi, spetta ora agli Stati membri recepire entro due anni la Direttiva e applicarla usando le risorse nazionali ed europee a disposizione.

     La Commissione Ue , ha fatto sapere che non erogherà nuovi fondi: si potrà contare, quindi , esclusivamente  su stanziamenti come il Pnrr, il Fondo sociale per il clima  e i Fondi di coesione.

     Inoltre nuove misure potrebbero riguardare i prestiti sulle ristrutturazioni per i nuclei fragili.

      S.G.B

Foto di copertina tratta da Ansa

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