Scicli, a Bassi Beneventano inaugurata la mostra “Niente da vedere” con le opere di undici artisti

“Niente da vedere”: è il titolo della mostra inaugurata poco meno di due giorni fa, nei bassi di Palazzo Beneventano a Scicli, ulteriore capitolo di Bassi Beneventano, il progetto artistico nato dalla sinergia tra la galleria d’arte Lo Magno e la stamperia d’arte Amenta.

Un titolo che nasce come provocazione, per dimezzare le aspettative, per abbassare le luci accendendole, per provocare la curiosità, moltiplicandola.

Simphiwe Buthelezi, Andrea Cerruto, Giuseppe Colombo, Ignazio Cusimano Schifano, Emanuele Giuffrida, Giovanni Iudice, Rossana Taormina, Ivan Terranova, Samantha Torrisi, Giovanni Viola e William Marc Zanghi.
Undici nomi, undici verbi artistici che declineranno la propria arte nel biennio 2024/2025 all’interno di “Lo Magno artecontemporanea” e che oggi si presentano con un’opera ciascuno, riempiendo l’edificio riconosciuto patrimonio dell’umanità dall’Unesco.

La coesistenza di prospettive contemporanee in un luogo così denso di storia e visivamente ancorato alle sinuosità barocche è sfidante, ma il risultato è armonico, sia in superficie che in profondità.
L’occhio scivola lì dove il gusto soggettivo sceglie di sostare e si apre a colori, tecniche diverse e talvolta installazioni strutturate, come nel caso di Ivan Terranova e il suo fenicottero di gomma, a completare la stampa giclée su carta cotone.

“Occhiolà” di Andrea Cerruto riunisce taccuino, inchiostro e lentino contafili per un’opera che coinvolge lo spettatore tirandolo fuori dal suo semplice osservare per invitarlo a guardare, letteralmente. Un’azione di sguardo particolarmente intensa quando ci si trova di fronte “The Atomic (s)cum” di Emanuele Giuffrida che in olio su tela sdoppia il significato di esplosione: festa d’artificio e dolore di sangue e armi. Mentre l’indefinitezza di “Woodland” dell’artista Samantha Torrisi acquieta e colpisce.

C’è una compresenza di senso e di linguaggi che apre a quelle sfumature sconfinate che solo l’arte riesce a regalare, lascia intuire tanto di interessante della prospettiva futura in galleria.
Per adesso, e fino al 14 aprile, da vedere c’è già tutt’altro che niente.

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