Il Teatro Colonna di Vittoria (ri)apre il suo sipario con la danza contemporanea del coreografo Ermanno Sbezzo

Dal buio, un fascio di luce e il movimento di una figura, una soltanto. Inizia così La sagra della Primavera, nella versione contemporanea del coreografo Ermanno Sbezzo.

Vittoriese di nascita ma cosmopolita per vocazione artistica, alla prima della sua nuova produzione e alla prima del Teatro Colonna di Vittoria, riaperto appena pochi giorni fa, dopo anni di chiusura. “Desideravo cimentarmi con una produzione nuova – racconta Sbezzo – e cercavo un titolo che potesse darmi la possibilità di esprimermi come volevo, pur avendo però una drammaturgia specifica da sviluppare. Ho trovato la mia risposta proprio ne La sagra della Primavera e così ho intrapreso questo percorso, lungo, difficile ma anche meraviglioso”.

Tra le opere musicali e artistiche più controverse della storia, La sagra della Primavera debutta a Parigi nel 1913 al Théâtre des Champs-Élysées, per la partitura musicale straordinaria di Stravinskij e la coreografia originale del danzatore Nižinskij, “disegnata” per la compagnia dei Balletti russi di Sergej Djagilev.

“Un’opera incredibilmente provocatoria – riflette Sbezzo – che ha visto moltissimi coreografi di valore cimentarsi nella sua interpretazione, da Maurice Béjar a Pina Bausch. Non che io voglia annoverarmi tra questi nomi, ma ho provato a dare il mio contributo a questo pezzo. Sono partito da un meccanismo a ritroso: nella sua versione classica, l’opera è una sorta di rito propiziatorio, il mio percorso parte invece dall’estremismo delle forme, di tutto quello che noi crediamo sia progresso e che invece ci incatena. Si conclude invece con la volontà dell’essere umano di ritornare all’essenza, a quello che conta davvero dentro di noi. Quella che è la Primavera nella versione classica, per me ha un significato più interiore”

Sul palco del Teatro Colonna di Vittoria, le otto danzatrici professioniste della Oda Dance Company diretta da Sabrina Scatizzi, interpretano la scrittura coreografica di Ermanno Sbezzo, danzatore, insegnante e coreografo di respiro internazionale.

Una fluidità che non si interrompe mai, anche laddove la musica si fa più aspra, i contorni dei corpi in movimento non si modellano mai nella direzione di una spigolosità. È probabilmente questo il tratto che più spicca nell’analisi del linguaggio coreico. I momenti corali riescono ad innalzare la drammaturgia della scena, riempendo di potenza la comunicazione con la platea (in sold out).

Il teatro di Vittoria inaugura così una nuova fase di vita, attraverso una danza rigeneratrice, non ancora primaverile, eppure colma di luce.

Marianna Triberio

Foto: copyright di Roberta Vindigni – Video di Marianna Triberio

Oda Dance Company, Sabrina Scatizzi, Stravinskij

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