Sanità ed autonomia differenziata. La Regione spende 300 milioni l’anno per l’emigrazione sanitaria

Dalla Sicilia emigra circa il 20% dei pazienti, il 10% bambini

Un comunicato stampa, della settimana scorsa da parte della ASSOCIAZIONE PER LO SVILUPPO DELL’INDUSTRIA DEL MEZZOGIORNO (SVIMEZ) sottolinea -ancora una volta- come “l’autonomia differenziata in ambito sanitario aggrava le disuguaglianze interregionali”.

E’ un report, svolto in collaborazione con Save the Children, di una realtà disarmante quello presentato a Roma “Un paese, due cure. I divari Nord-Sud nel diritto alla salute”.

I LEA (livelli essenziali di assistenza) sottolineano come le regioni del Sud (tra questi la Sicilia) siano inadempienti nel garantire l’erogazione dei LEA; nei tre ambiti di assistenza (prevenzione, distrettuale e ospedaliera) non raggiungono il punteggio minimo (60 su una scala tra 0 e 100)

I dati: i servizi di prevenzione e cura al sud sono più carenti, minore è la spesa pubblica sanitaria, ed inoltre più lunghe le distanze da percorrere per ricevere assistenza. La crescita della spesa sanitaria in questi ultimi anni si arresta facendo un confronto con altri stati, mentre il contributo privato raddoppia.

Si parla di povertà sanitaria, ossia la rinuncia a sostenere spese sanitarie, o una riduzione delle stesse con dati allarmanti per tutto il sud che si trascinano anche per la mortalità per tumore. Lo screening organizzato ha una adesione non superiore al 50% degli aventi diritto (Sicilia 50%, Campania 20,4%).

Le patologie più gravi si offrono per una fuga dal Sud sanitario verso il Nord. Dalla Sicilia emigra circa il 20% dei pazienti; nello specifico Save the Children riporta i dati allarmanti nelle migrazioni sanitarie pediatriche da Sud verso il Centro-Nord (segno di carenze o di sfiducia nel sistema sanitario del Sud?) con un indice di partenze che si attesta intorno al 10% in particolari branche specialistiche.

La regione Sicilia, attraverso lo studio del DASOE (Dipartimento per le attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico), quantifica in circa 300 milioni annui il conto della mobilità passiva. Si sofferma, il Dirigente regionale sulla necessità di un “serio programma comunicazione” per meglio informare i nostri cittadini, per prestazioni che possono essere facilmente ed efficacemente erogate nella nostra Isola.

Parla anche di deficit operativi a livello professionale per impedimenti strutturali ed organizzativi. Ampliando il programma “CURARSI in Sicilia”.

Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe (Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze), insiste sulle diseguaglianze regionali, parlando di “frattura strutturale” Nord-Sud.

L’insistenza sulla ulteriore prossima diseguaglianza tra Nord e Sud con l’approvazione della autonomia differenziata nasce da dati reali che in tutte le salse vengono definiti.

A margine del confronto dei dati di cui sopra una sorprendente (ma non imprevedibile) analisi da parte dell’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione ha proposto i dati sul “personale gettonista” (infermiere e medici) esploso durante il periodo COVID ma che ancora continua. Una enorme spesa 1,7 miliardi di euro, di cui tre regioni del Nord rappresentano il 70%. La Sicilia lo 0,9%. Senza entrare nel merito della questione sull’opportunità o meno del personale gettonista.

Mentre invece nell’ambito del sociale a fronte di una disponibilità di circa 50 milioni di euro per alcuni rami dei servizi rivolti al sociale, la nostra regione è riuscita a spenderne solo 3. Il dato è stato riproposto (dott.ssa M.G. Diliberto dirigente regionale del Dipartimento della famiglia e delle politiche sociali) durante il seminario di studi tenutosi a Modica nei primi giorni del mese.

Ma questo è un argomento che necessita una seria riflessione nell’ambito dei Distretti regionali e provinciale, per la implicazione di ulteriori fattori negativi.

Salvatore Modica

Curarsi in Sicilia, Dasoe, fuga dal sud, Gimbe, Save the Children, Svimez

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