Ragusa: “La notte di Sant’Anna” dell’artista Concetta Modica al Museo di Castelbuono

Ha la firma della raffinata artista ragusana Concetta Modica l’opera “La Notte di Sant’Anna”, che oggi è stata acquisita dal Museo di Castelbuono, l’istituzione comunale a cui è affidata la conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico del territorio e che si configura, oggi, come centro di sperimentazione e di promozione artistica.

L’arazzo di Concetta Modica è una fotografia del cielo. Il cielo della notte del 4 maggio 1454 quando il Marchese Giovanni I di Ventimiglia, uomo che ebbe ruoli politico-militari apicali sotto la reggenza degli Aragonesi (fimo a diventare viceré del Regno di Sicilia nel 1430), decise di spostare il teschio della Santa dal castello di Geraci Siculo a quello di Castelbuono, dimora ufficiale dei Ventimiglia. La reliquia venne conservata all’interno della cappella palatina del castello, diventando riferimento identitario, devozionale e fondativo della comunità castelbuonese. Sant’Anna veniva proclamata allora patrona del paese.

L’artista ragusana grazie al lavoro dei ricercatori dell’osservatorio della Fondazione Gal-Hassen, Centro Internazionale per le Scienze Astronomiche di Isnello (altro piccolo comune delle Madonie) recupera l’immagine esatta del cielo di quella notte di primavera, un’istantanea vecchia oltre cinque secoli e oggi tramutata in scrittura di luce su un rettangolo simbolico di feltro blu. Così, quella remota mappatura notturna, distesa su una Castelbuono ormai scomparsa, viene oggi srotolata sulla parete di una sala espositiva.

A disegnare costellazioni d’oro su questo simbolico documento celeste è un gruppo di donne di Castelbuono e Isnello: una piccola, straordinaria équipe di artigiane, guidate dal talento e dall’entusiasmo della ricamatrice Maria Mercante. 

Vincitrice del Pac 2021, bando ministeriale per la produzione e l’acquisizione di opere d’arte contemporanea nei musei, inaugurata nella primavera del 2023 e accompagnata da un programma di letture e incontri su temi mitologici, artistici, scientifici, l’opera è oggi raccontata in un piccolo libro, pubblicato per la collana di cataloghi del museo e presentato lo scorso 6 ottobre negli spazi di Zac, hangar per le arti contemporanee del Comune di Palermo, dal 2021 affidato alla Fondazione Merz di Torino.

L’arazzo di Castelbuono– racconta, nel libro, la stessa artista- è stato tessuto, insieme, confrontandosi con più tecniche e materiali: composto da un feltro lombardo, colorato a stampo in un torchio di un’Italia a vissuta in Brasile, tessuto da ricamatrici siciliane, utilizzando fusioni in bronzo di separi emiliani, raccolti da africani e dorati da orafi milanesi; un’opera che in sé contiene moltissimi tempi e tantissimi luoghi, nata da più mani, sapienti, maschili e femminili, ed è quello che si offre e si offrirà per sempre“.

(Le foto di Robert Goodman e le informazioni sono state tratte dall’articolo di Artribune)

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