Modica: si è discusso di parità di genere, nella due giorni organizzata dalla Scuola per Assistenti Sociali

A confronto la politica e le professioniste del settore

Ho scelto di scrivere questo articolo sul seminario organizzato in maniera impeccabile dalla Scuola per Assistenti Sociali “Stagno D’Alcontres” di Modica, riportando la mia esperienza personale.

Sono stata, infatti, chiamata a moderare una delle due tavole rotonde che si sono tenute oggi, e che hanno concluso la due giorni di riflessioni su un tema di grande attualità: la parità di genere.

Il seminario, dal titolo “L’Europa per il riscatto delle donne e la strategia per la parità di genere 2020-25” è stato fortemente voluto dal direttore della scuola Gian Piero Saladino con un obiettivo ben definito quello di mettere insieme tutti gli attori coinvolti e fornire quegli input necessari per poter non solo riflettere, ma anche proporre concretamente delle soluzioni, dei percorsi possibili per attuare quella co-programmazione e co-progettazione di cui tanto si parla in teoria ma che spesso non trova applicazione nella pratica.

Proprio per questo motivo il seminario è stato pensato in due momenti: il primo venerdì mattina che ha visto la presenza del sindaco Maria Monisteri e dell’onorevole Nello Dipasquale, caratterizzato dagli interventi di docenti universitari esperti del settore, coordinati dalla Professore Anna Pitrone Docente di Diritto dell’Unione Europea all’Università di Messina, che hanno messo in risalto vari aspetti della questione: dall’aspetto sociologico a quello normativo. Una giornata molto interessate perché, se da una parte ci ha permesso di conoscere quali sono gli strumenti che, sia l’Unione Europa sia lo Stato Italiano, hanno messo in campo in questi anni per combattere le discriminazioni e garantire un uguale trattamento a donne e uomini, dall’altra ha messo in evidenza come, questi strumenti, non vengano utilizzati nel modo corretto.

Mi ha molto colpito l’espressione usata dalla Prof.ssa Pitrone che ha parlato di ‘arsenale giuridico’, come se fossimo in guerra e, forse, visto il numero di donne uccise in questi anni, lo siamo davvero, ma queste ‘armi’ che abbiamo a disposizione non le usiamo: perché?

A questa domanda hanno cercato di rispondere le amministratrici e le professioniste che sono state impegnate nella seconda giornata di studi in un due tavole rotonde, la prima moderata dalla collega Giada Drocker, che ha visto la presenza delle assessore alle politiche sociali del Comune di Ragusa Elvira Adamo, del Comune di Vittoria Francesca Corbino, del Comune di Modica Chiara Facello e del Comune di Giarratana Antonia Denaro, che hanno dimostrato grande preparazione e impegno sul tema e che forse, mi permetto di dire, andrebbero valorizzate di più nel loro ruolo.

La seconda, che ho avuto l’onore ed il piacere di moderare, che invece ha visto la presenza delle professioniste del settore, l’Avvocata Rosy Musciarelli, Consulente per le pari opportunità del Comune di Aci Catena, l’Avvocata Elena Frasca Presidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Ragusa nonché consigliera comunale di Modica, la Dott.ssa Lisa Iudice Presidente Sportello Ascolto “La Casa delle Donne”, la Dott.ssa Enrichetta Guerrieri, sociologa, dell’Associazione IPSO FACTO di Modica, l’Avv. Alessandra Vicari A.I.G.A (associazione italiana giovani avvocati) sezione di Ragusa.

Sono loro che lavorano sul campo, e che, volontariamente, danno il loro contributo affinché quella parità di genere che viene scritta nelle direttive dell’unione europea non resti tale. Anche se dal dibattitto di grande spessore grazie alla preparazione e professionalità delle interlocutrici che hanno portato le loro esperienze personali e professionali, è emerso che la realtà si presenta molto diversa.

La professoressa Giulia Selmi, nel suo intervento di venerdì, ha usato un’espressione, che riassume, a mio parere, alla perfezione, la situazione che stiamo vivendo: “Siamo in momento sociale in cui non è più ma non ancora”.

Ma c’è di più, perché non solo dal confronto è emerso come ci sia ancora tanta strada da fare ma come, in questi ultimi dieci anni, ci sia stata una sorta di stagnazione per cui, ad un certo punto, non solo non si è più andati avanti ma, per certi versi, si è fatto un passo indietro. Le motivazioni sono molteplici e sono dovute essenzialmente ad una difficoltà di superare quel retaggio culturale che ci accompagna costantemente e con cui siamo costrette a fare i conti, ogni giorno, in ogni contesto sociale, soprattutto, in quello lavorativo, e questo concetto è stato ribadito e condiviso da tutti i partecipanti.

Un problema che non è più solo sociale ma che rischia di diventare anche economico. Impedire infatti alle donne di dare il proprio contributo nel mondo del lavoro, non fornendo a loro gli strumenti necessari per studiare, formarsi e avere un sostegno per conciliare la loro vita privata con quella lavorativa significa privarsi di risorse importanti che incidono sull’economia di un intero Paese. 

Sono davvero tante le riflessioni emerse che è difficile riassumerle ma certamente momenti come questo sono davvero importanti e ancora una volta mettono in evidenza l’importanza della Scuola per Assistenti Sociali per tutto il territorio, che deve puntare e sostenere questa realtà formativa, che fornisce risorse importanti pronte a spendere la loro professionalità nel territorio stesso.

La figura dell’assistente sociale è fondamentale nel processo di realizzazione della parità sociale, è l’interfaccia che collega la politica al mondo sociale, che si fa carico delle istanze del territorio e concretamente si impegna per risolverle, perché prima di qualsiasi altra cosa, un’amministrazione deve occuparsi del benessere dei propri cittadini e per farlo deve conoscere i loro bisogni, le loro difficoltà e impegnarsi a risolverle. Tutto il resto viene dopo, perché se i cittadini stanno bene, saranno cittadini accoglienti, rispettosi, educati, collaborativi.

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