Provincia di Ragusa: ultima per la retribuzione in media più bassa. Di questo passo, si perde il ‘capitale umano’

Partiamo da un dato: la provincia di Ragusa si classifica ultima in Italia con 24.129,00 euro (lordi)  la retribuzione in media più bassa. A dirlo è il nuovo Geography Index il report annuale dell’Osservatorio JobPricing che analizza e valorizza le differenze retributive tra le varie regioni e province italiane e restituisce una classifica puntuale delle stesse sulla base dei livelli retributivi medi.

Il Geography Index 2022 si basa sulle rilevazioni effettuate dal sito stipendiogiusto.it tra il 2014 e il 2021. JobPricing è stato utilizzato da oltre 1.000.000 utenti, e il Database di profili retributivi è costituito da oltre 600.000 osservazioni.

Il report parte dalla constatazione che la domanda e l’offerta sono i fattori determinanti nel fissare il “prezzo” del lavoro, cioè la retribuzione. E poiché esse variano in funzione del tessuto economico-produttivo, dei livelli occupazionali e del costo della vita, gli stipendi sono giocoforza destinati a differenziarsi su base territoriale. Per tale ragione esistono differenziali davvero molto forti tra le diverse aree del paese, sia a livello regionale che a livello provinciale.

Chi controlla? Nessuno ovviamente. Fra l’altro se si leggono con attenzione i dati, anche l’anno precedente la situazione era uguale e Ragusa si trovava all’ultimo posto.

Una notizia che stride con quella che ieri, veniva sbandierata su tutti i Tg nazionali: ovvero la situazione occupazionale in Italia è decisamente migliorata, si ma a che prezzo ci chiediamo? Il fatto che oggi ci sia più lavoro non significa, e i dati lo dimostrano, che questo sia ben retribuito.

Queste differenze, per altro, sono ulteriormente accentuate da fattori esogeni al mercato del lavoro, quali, per esempio, il costo della vita, gli investimenti pubblici, le infrastrutture e i mezzi di trasporto.

Detto questo, non possiamo che affermare che questi, che all’apparenza sono solo numeri, in realtà dimostrano quello che è sotto gli occhi di tutti: la nostra provincia è precipitata verso il basso, anche rispetto alle altre province della Sicilia, e la politica, prima deve ammettere il proprio fallimento su tutti i fronti e poi provare a fare qualcosa per rimediare.

Ma un esame di coscienza dovranno farlo anche imprenditori e datori di lavoro: il lavoro va pagato dignitosamente, consentendo al lavoratore, ed alla propria famiglia di sopravvivere; altrimenti non si chiama più lavoro.

Non è possibile, infatti, che realtà imprenditoriali importanti sul nostro territorio sfruttano la loro forza per dettare condizioni di lavoro che poi determinano questi risultati puntando sul fatto che se non accetti tali condizioni ci sono tante altre persone disposte a farlo pur di non spostarsi dal proprio territorio. E’ inutile che ci vantiamo delle nostre eccellenze, è inutile che creiamo corsi di laurea che formano i nostri ragazzi se poi le aziende non sono disposte a pagare queste competenze, non sono disposti ad investire sull’unica cosa che conta: il capitale umano.

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