Sanità siciliana allo sbando: la speranza sta, come in Calabria, nell’arrivo di medici stranieri?

L’Associazione italiana dei medici ha certificato che da qui al 2025 in Sicilia mancheranno almeno 2500 medici. Che la sanità sia completamente allo sbaraglio ce lo raccontano gli utenti e le immagini provenienti ogni giorno dai reparti e dai pronto soccorso, anche della provincia di Ragusa.

La sanità pubblica, per quei pochi medici disponibili, è sempre meno attrattiva e ad aggravare la già precaria situazione, negli anni, è stato il numero chiuso nelle facoltà di medicina ed il numero di borse di studio di specializzazione, molto inferiore rispetto a quello dei medici che in questi anni si sono laureati.

Un gap che la politica non può non affrontare e che alcune regioni hanno pensato di risolvere con il reclutamento di professionisti stranieri, chiamati a riempire i vuoti di organico all’interno degli ospedali e dei reparti strategici come quelli di emergenza e urgenza.

E’ di poche ore fa la notizia dell’arrivo a Cosenza, in Calabria, di 120 medici cubani che andranno a sommarsi ai 51 medici arrivati già a dicembre 2022, e che da gennaio 2023 prestano servizio, con grande soddisfazione dei cittadini calabresi, presso 4 ospedali della provincia di Reggio Calabria.
Il presidente della Regione, Occhiuto, parla di “contributo fondamentale per tenere aperti gli ospedali e per dare risposte ai pazienti”.

Una iniziativa che qualche mese fa venne criticata ma che oggi appare come l’unica soluzione immediata da copiare, prima che la sanità collassi completamente.

I 120 medici cubani appena arrivati seguiranno, come già avvenuto per i loro colleghi giunti in Calabria 7 mesi fa, un corso intensivo di italiano presso l’Unical, e tra qualche settimana saranno a disposizione del servizio sanitario regionale calabrese.

I medici cubani presto saranno in grado di dare sollievo ai tantissimi utenti bisognosi, lo faranno in tempi brevi, non paragonabili a quelli necessari invece ad una riforma strutturale e seria del nostro sistema sanitario pubblico.

E’ mancata una corretta programmazione sul numero dei medici e dei sanitari da formare e non è accettabile che a pagarne le conseguenze siano gli utenti.

Le immagini delle barelle accatastate, in attesa, nei pronto soccorso, le guardie mediche senza medici, le ambulanze che accorrono prive di professionisti capaci, sono situazioni non degne di un paese civile. Che ben vengano soluzioni come quella trovata dalla Regione Calabria, si abbia il coraggio di scegliere e di ammettere i propri fallimenti.

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