Modica, don Anthony, un santone o un guaritore? Si ridimensiona il caso e c’è chi lo difende

Angelo o demone? Guaritore o mistico? Approfittatore o semplicemente frutto di un equivoco clamoroso, secondo alcuni congegnato ad arte per screditarlo?

Continua a fare discutere la vicenda del cosiddetto “guaritore carismatico” di origine indiana Anthony Antyson Cheruvarappil venuta alla ribalta nei giorni scorsi a seguito di una lettera del vescovo di Noto, mons. Salvatore Rumeo, indirizzata inizialmente ai parroci, e poi divenuta di dominio pubblico, in cui informava i sacerdoti di questa presenza ritenuta alquanto ambigua affinché avvertissero i fedeli di stare attenti.

A questo punto era venuto fuori che nella parrocchia di San Giorgio era stato organizzato, a marzo scorso, un incontro, pubblicizzato con tanto di locandina, a cui aveva partecipato don Anthony.

In realtà, gli incontri, in città, a cui ha partecipato don Anthony, prima della diffusione del suddetto decreto, sono stati numerosi: nella chiesa di San Luca, piuttosto che al Redentore, giusto per citarne alcuni. A don Anthony è stato vietato, come ha reso noto il vescovo Rumeo, di svolgere il suo ministero per “grave turbamento spirituale” e “disorientamento” dei fedeli (si fa riferimento alla notifica del 01.02.19 della diocesi di Tempio-Ampurias in Sardegna). Ma chi lo segue, non è d’accordo con questa chiave di lettura. E, anzi, lo difende a spada tratta.

«Don Anthony? – dice un suo seguace che si trincera dietro l’anonimato – è una persona speciale. I suoi sono semplici incontri di preghiera. Tutto qua. Non riusciamo a capire a che cosa sia dovuto tutto questo bailamme. Potremmo pensare che ci sia sotto invidia, qualcuno interessato a fare nascere zizzania. Racconti calunniosi sono stati riferiti all’attuale vescovo che, a quanto pare, non avrebbe potuto fare altro». Ma a proposito di vescovo, sembrerebbe, stando allo stesso seguace di don Anthony, che il predecessore di mons. Rumeo avrebbe preso parte ad alcuni incontri con il sacerdote originario dell’India.

«Sì, è così – afferma il seguace di don Anthony – ad alcuni incontri c’era anche mons. Staglianò che non ha mai avuto da ridire su queste iniziative semplici di preghiera. Lo definiscono un santone? Macché, è una semplice persona che prega, non ha mai preteso di guarire nessuno.

Al momento si trova in Emilia Romagna ed è molto dispiaciuto da tutto quello che sta succedendo. Presto farà sentire la propria voce. A proposito di predicazione, questo è il suo carisma. Tanto è vero che è stato in Germania, in Francia, in altre zone dell’Europa, oltre che in svariate parti d’Italia, e nessuno ha mai avuto da ridire». Esiste, però, la notifica di Tempio Ampurias. Anche se, un altro documento, successivo a quello sardo, proveniente dalla diocesi di Udaipur, che è una sede della Chiesa cattolica in India, risale al dicembre scorso, quindi di molto successivo al documento della diocesi sarda. In questa nota, il vescovo Devprasad John Ganawa ha scritto una comunicazione ufficiale dove si parla proprio di don Antyson.

Nella lettera si afferma che si tratta di un sacerdote della diocesi cattolica di Udaipur che risiede in Italia. Si dice ancora che ha la licenza in Teologia spirituale all’Angelicum e che lo stesso vescovo gli ha affidato l’incarico dei lavori del processo di beatificazione di frate Charles de Ploemeur ofm cappuccino francese e missionario pioniere nella zona. Inoltre, gli ha anche affidato l’opera di evangelizzazione. Insomma, delle credenziali, a quanto pare di tutto rispetto. C’è da chiedersi a questo punto dove stia la verità.

Chi ha ragione su don Anthony? «Un’altra cosa vorrei precisare – aggiunge ancora il suo seguace – non ha mai cercato mezzo centesimo per i suoi incontri, a differenza di quanto, a volte, fanno altri. E’ da anni che segue alcuni gruppi che lo apprezzano e lo ammirano. E poi, non sappiamo come fa, cita a memoria moltissimi passi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Perché c’è l’interesse a buttare fango addosso a questa persona?».

Anthony Antyson Cheruvarappil, Mons. Antonio Staglianò, MOns. Salvatore Rumeo

Commenti (2)

  • Da cattolici diocesani si deve obbedird al vescovo. Del resto non so nulla, non giudico, mi auspico che i cristiani crescano nella fede, ancorata al Vangelo della misericordia, senza bisogno di fenomeni più o meno straordinari.

  • Vasiliù Carmen Elena

    Io sono stata nella chiesa di San Giorgio per un incontro con lui,veramente succedano delle cose quando sei accanto a Don antony,mio figlio di 6 anni scoperto due anni fa con un tumore ai reni ,miracolosamente guarito grazie a dio e a dottori.forse anche a lui,non li so.
    Don Antonio ha toccato mio figlio, ha pregato per lui.
    Di certo ha un dono,solo Dio lo sa.
    Dio lavora tramite loro per che crede.
    E io nei miracoli ci credo.
    Mio figlio e vivo per in miracolo

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