Non si è ancora spenta l’eco delle polemiche dopo la conferma della norma votata dall’assembea regionale siciliana che aumenta gli stipendi dei deputati di quasi 900 euro al mese. Formalmente si tratta degli adeguamenti Istat delle indennità per i 70 parlamentari siciliani.

Mentre in queste ore vengono fuori notizie su chi ha rinunciato più o meno palesemente all’aumento, c’è da dire che l’ARS ha, comunque, respinto, con voto segreto, un emendamento che prevedeva l’abrogazione della norma della legge che nel 2014 aveva introdotto l’automatismo della rivalutazione delle indennità al costo della vita. L’emendamento è stato bocciato con 29 voti contrari e 24 favorevoli.

Il deputato del Pd, Antonello Cracolici, aveva difeso la norma, evidenziando come l’adeguamento ci sia anche in altre regioni, così come hanno fatto apertamente anche l’assessore Turano della Lega e Di Mauro del Mpa, il capogruppo della DC Pace e i deputati del M5S. Si era invece espresso a favore della cancellazione dell’automatismo il capogruppo di FdI, Giorgio Assenza.

A salvare tutti dall’imbarazzo ci ha pensato Gianfranco Miccichè che sull’emendamento ha chiesto il voto segreto e che alla fine è stato bocciato consentendo l’aumento. La cosa evidente è che questo aumento ha suscitato l’indignazione dell’opinione pubblica in un momento di così grande difficoltà per il Paese.

“Chi avrebbe voluto avrebbe potuto rinunciare all’aumento, così come ho fatto io martedì 7 febbraio con una nota agli uffici” ha dichiarato il parlamentare del Partito democratico all’Ars, Nello Dipasquale, chiarendo i contorni della vicenda relativa agli adeguamenti Istat delle indennità dei parlamentari.

Silenzio da parte degli altri parlamentari a parte una precisazione di Stefania Campo che ha evidenziato come il M5S comunque continuerà a rinunciare a parte dell’indennità come fatto da sempre.