Detenzione a fini dello spaccio di stupefacenti, tentata estorsione e rapina, ordinanza cautelare per tre ispicesi

Ispica – Detenzione ai fini dello spaccio di sostanze stupefacenti, tentata estorsione continuata in concorso e rapina.

Sono le accuse da cui dovranno difendersi tre giovani ispicesi cui i carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare, dopo una lunga indagine portata avanti tra febbraio e ottobre dello scorso anno.

Le indagini dei Militari dell’Arma sono partite a seguito di una segnalazione fatta da un Istituto scolastico ispicese che permesso di interrompere tramite le tradizionali indagini lo spaccio di cocaina da parte dei tre giovani uno dei quali all’epoca dei fatti era ancora minorenne.

Proprio il minore dalla vendita della droga ai suoi coetanei soprattutto all’interno della scuola avrebbe tratto cospicui guadagni.

I tre giovani sotto indagine, sono stati colpiti a vario titolo dal provvedimento cautelare per i reati di rapina ed estorsione che avrebbero commesso in diverse circostanze nei confronti di un loro coetaneo, reo a loro dire di non aver pagato la somma di denaro pattuita per l’acquisto della droga.

Dalle indagini pare che i tre “piccoli criminali” avrebbero più volte minacciato anche i genitori della vittima. Minacce che avrebbero raggiunto il culmine nell’ottobre dello scorso anno, quando i tre in pieno giorno pestarono brutalmente il giovane all’esterno dell’istituto scolastico ispicese.

In un’altra occasione i tre giovinastri, si presentarono nell’abitazione della vittima, chiedendo ai suoi genitori di saldare il debito per evitare ritorsioni e l’invio di altre persone per il “saldo”.

In un’altra circostanza gli stessi, minacciando di morte la vittima si sono fatti consegnare il suo scooter a parziale saldo del debito contratto.

Determinante per l’esito dell’indagine è stata la collaborazione sia degli insegnanti che dei testimoni, compagni di classe della vittima.

Per i tre soggetti il Tribunale per i Minorenni di Catania, su richiesta della Procura ha disposto la misura cautelare del collocamento in comunità. Gli indagati sono stati pertanto tradotti presso tre distinte strutture fuori provincia ovvero lontano dal territorio di appartenenza.

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