Il giornale in classe. Una “guerra” per l’arte, da tenere lontana da tutti i candidi ignoranti

“L’arte non è mai casta, si dovrebbe tenerla lontana da tutti i candidi ignoranti. Non dovrebbero mai lasciare che gente impreparata vi si avvicini. Sì, l’arte è pericolosa. Se è casta non è arte”, sono queste le parole che ha utilizzato Pablo Picasso per esprimere il proprio concetto di “arte”.

E leggendo questa frase, potrebbe sorgere spontaneo il dubbio che il famoso pittore spagnolo volesse riferirsi ad un personaggio in particolare, ovvero Adolf Hitler.

Quest’uomo viene considerato, insieme al suo fedelissimo Hermann Göring, uno tra i più grandi ladri d’arte di tutta la storia. Oltre 600mila sono opere trafugate da musei, chiese, gallerie e case private ritrovate finora. Collezioni appartenenti per la maggior parte a ebrei, costretti a svendere se non cedere i pezzi di loro proprietà in cambio della promessa, spesso non mantenuta, della salvezza.

I furti dovevano servire per cancellare ogni traccia della cultura ebraica e per arricchire le casse statali e le collezioni private e nascoste dei gerarchi nazisti. Se invece si trattava di collezionisti già fuggiti, imprigionati come oppositori del regime, o deportati nei campi, le loro proprietà vennero confiscate direttamente dal Reich. I dipinti e le opere, soprattutto l’arte tedesca, sarebbero stati collocati dal Fuhrer in un grandioso museo nella città di Linz, il “Führermuseum”, considerato quasi un Louvre tedesco.

I furti, tuttavia, non ebbero luogo soltanto in Germania o nei paesi occupati, ma anche in Italia, dove fece scalpore il furto da Palazzo Pitti del “Vaso di fiori” di Jan van Huysum, ancora oggi non restituito al suo legittimo proprietario, lo Stato italiano.

“Un appello alla Germania, per il 2019: Ci auguriamo che nel corso di quest’anno possa essere finalmente restituito alle Gallerie degli Uffizi di Firenze il celebre Vaso di Fiori del pittore olandese Jan van Huysum, rubato da soldati nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e, attualmente, nella disponibilità di una famiglia tedesca che, dopo tutto questo tempo, non l’ha ancora reso al museo, nonostante le numerose richieste da parte dello Stato italiano”.

Sono queste le parole che il direttore tedesco degli Uffizi, Eike Schmidt, rivolge in un disperato appello al privato detentore dell’opera, che ha cercato di contrattare un possibile “prezzo di acquisto”, condizione inaccettabile per l’Italia, legittima proprietaria del quadro. “A causa di questa vicenda che intacca il patrimonio delle Gallerie degli Uffizi, le ferite della seconda Guerra Mondiale e del terrore nazista non sono ancora rimarginate.

La Germania dovrebbe abolire la prescrizione per le opere rubate durante il conflitto e fare in modo che esse possano tornare ai loro legittimi proprietari. Per la Germania esiste comunque un dovere morale di restituire quest’opera al nostro museo: e mi auguro che lo Stato tedesco possa farlo quanto prima, insieme, ovviamente, ad ogni opera d’arte depredata dall’esercito nazista”, conclude Schmidt.

Ma non si tratta di un caso sporadico: sono, infatti, numerosi i casi di furti o anche tentativi falliti di furto, grazie all’intervento di alcuni personaggi, quale Rodolfo Siviero. Egli tenne sotto controllo il Kunstschutz, un corpo militare tedesco che tentava di requisire, sotto copertura, molti capolavori italiani. Grazie all’aiuto di molti collaboratori, riuscì a recuperare diverse opere d’arte. Il suo personaggio, uno “007 italiano”, rimane ancora oggi legato a diversi capolavori come quello dell’Annunciazione di San Giovanni Valdarno del Beato Angelico, che Hermann Göring aveva incaricato il Kunstschutz di rubare per la propria collezione personale.

Egli stesso affermò: “Le opere d’arte non sono un trofeo destinato ad arricchire le case e i musei dei vincitori delle guerre ma un bene inalienabile dell’identità culturale di una nazione”.

Articolo scritto da: · Bilali Fabiola · Casamichele Giada · Fazzino Giulia · Milazzo Martina · Placca Francesca · Poidomani Bianca

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