Festa della mamma: la storia di una mamma coraggio di Modica e del suo bambino

La mano che fa dondolare la culla è la mano che regge il mondo”.

Fra le numerose frasi dedicate alla mamma, quella che ci è sembrata più adatta alla storia che vi stiamo per raccontare è propria questa, forse perché è la dimostrazione di quanta forza abbia una mamma e di quanta ne abbia avuta e ne continua ad avere in particolare “la mamma di Tommy”.

Chiameremo coì la protagonista di questa storia perché come lei stessa ci ha detto “Da 19 mesi io non ho più un nome ma sono solo la ‘mamma di Tommy’”.

E questa risposta ci ha fatto capire che lei era la mamma che cercavamo, perché sarebbe stato facile raccontare oggi quello che vediamo ogni giorno in televisione, la storia di mamme coraggiose che scappano dalla guerra per salvare i loro figli.

Ma ci sono tante, tantissime mamme di cui nessuno parla e che combattono ogni giorno la loro guerra, una guerra fatta di ospedali, esami, visite, operazioni, delusioni, ansie e in fondo una speranza di poter dare al proprio bambino una vita simile a quella degli altri.

Questa è anche la speranza della mamma di Tommy, una ragazza di soli 27 anni, che dopo nemmeno un anno di matrimonio, ha avuto la gioia di rimanere incinta.

Una gravidanza voluta, cercata, desiderata e che però ad un certo punto si è trasformata in un incubo in cui stavano rischiando di perdere la vita sia la mamma che il bambino.

Perché quella della mamma di Tommy è anche, purtroppo, una storia di malasanità, di quelle molto spesso che leggiamo nei giornali ma che poi sono più vicine alla nostra realtà di quanto possiamo immaginare.

Questa storia è infatti accaduta ad una ragazza modicana che come tante ha deciso di partorire a Ragusa.

Ma qualcosa è andata storto e giunta in ospedale con una evidente gestosi è stata lasciata da sola in una stanzetta. Il Covid, infatti, ha aggravato ulteriormente le cose, non consentendo ai familiari di poterle stare vicino.

E così improvvisamente la situazione è precipitata: “Ricordo solo di essermi toccata la pancia per l’ultima volta, sentivo che mio figlio si muoveva ma sapevo anche che ancora non poteva nascere. Poi il nulla. Di quel momento ho ricordi molto vaghi, so solo che mi sono risvegliata in terapia intensiva e quello che doveva essere il giorno più bello della mia vita, così come lo è per tutte le mamme, era diventato un incubo. Avevo avuto un’eclampsia, una delle più terribili complicanze della gestosi e poi come se non bastasse anche un’embolia polmonare. Ma tutto questo per il momento lo avevo accantonato, la mia preoccupazione era per il mio bambino, perché non c’era, non sapevo cosa gli fosse successo, dove si trovasse. Non lo avevo potuto stringere a me, guardarlo negli occhi. Ed è qui che ho sentito per la prima volta la forza, quella che dicono di avere le mamme, e così mi sono messa in piedi anche se stavo male, ero da sola, mi sono lavata, da sola, perché nessuno mi ha assistito, mi dispiace dirlo ma in quell’Ospedale non ho trovato un briciolo di umanità. Né prima né dopo. Ma la cosa più importante è stata riuscire a prendere in braccio mio figlio, dopo una settimana è stato quello il giorno più bello della mia vita.”

Ma la storia di Tommy e della sua mamma non finisce purtroppo con il ritorno a casa di entrambi.

Sarebbe stato bello, avevano già pagato troppo per una diagnosi errata, per la superficialità di chi li aveva assistiti nel momento del bisogno, avevano pagato il fatto che per colpa della pandemia erano da soli, perché se solo qualcuno avesse potuto parlare per loro, se solo i medici avessero capito subito le sue condizioni oggi forse la vita di Tommy e della sua mamma sarebbe diversa.

Molte volte sono arrabbiata, altre sono angosciata, stanca. Molto spesso mi chiedo perché è dovuto succedere proprio a me. Sapere che poteva andare diversamente è il mio più grande rammarico e se racconto oggi questa storia è anche perché spero che a nessun’altra mamma debba succedere quello che è successo a me, a noi. Perché la vita di tutta la famiglia è stata stravolta. Mio marito stava per perderci entrambi e lo stesso i nostri genitori che attendevano con ansia l’arrivo del nipotino. Ma oggi non ho tempo per la rabbia, il mio tempo è solo per Tommy.”


Purtroppo, infatti, sono 19 mesi che Tommy insieme alla sua mamma e al suo papà, è costretto a continui accertamenti, a viaggi della speranza a Venezia e a Padova, dove ha subito un delicatissimo intervento, un impianto cocleare, che gli ha permesso di recuperare l’udito.

Ricordo che mentre il piccolo Tommy era in sala operatoria ho realizzato di essere nuovamente da sola in una sala d’aspetto. Questa volta però avevo in mano il suo peluche preferito che è sempre con noi. Sono state quattro ore lunghissime ma anche quella volta ce l’abbiamo fatta. E soprattutto la differenza è che in questi ospedali ho trovato non solo professionalità ma umanità, il piccolo Tommy era diventato la mascotte di tutti.”

Possiamo solo immaginare quanto possa essere stravolta la vita di una famiglia che è costretta a lasciare tutto e partire ogni mese e non ha altra scelta.

A queste difficoltà, alle spese economiche, si aggiunge anche la burocrazia che gli ha concesso di ottenere dei benefici dalla legge 104 solo dopo quasi un anno. Fino ad allora grazie alla comprensione dei datori di lavoro del marito gli è stato concesso di partire ogni volta che fosse necessario senza mettere a rischio il lavoro cosa che invece ha dovuto fare la mamma.

Non potevo fare altrimenti, Tommy aveva bisogno di me e anche se la mia datrice di lavoro mi aveva messo nelle condizioni di continuare ho capito che il mio posto era accanto al mio bambino. Tutti i giorni lo accompagno a fare terapia, a Pozzallo. Qui a Modica, infatti, i tempi di attesa erano troppo lunghi e Tommy non poteva aspettare. E così ci mettiamo in macchina, con il brutto tempo o con il bel tempo e andiamo. Li ci sono tante altre mamme che combattono ogni giorno la mia stessa battaglia per garantire ai propri figli un futuro migliore.”

E quando chiediamo alla mamma di Tommy come vede il futuro del suo bambino lei ci risponde così: “Adesso sono concentrata sul presente, so che sarà una strada in salita, Tommy ha un ritardo motorio ma con la terapia sta migliorando. Metterò tutta me stessa affinché mio figlio possa avere il meglio, quello che ogni mamma spera per il proprio bambino. E desidero dire a tutte le mamme che come me hanno avuto la fortuna di avere un figlio speciale di non mollare, di trovare sempre la forza perché i nostri figli contano su di noi, noi siamo le loro mamme, e fra noi e loro ci sarà sempre un legame speciale, ancora di più in questi casi. Io vivo per il mio Tommy, non sono più quella che ero un tempo. Ma se mi chiedete se rifarei il mio bambino vi dico di si, sempre, ogni giorno della mia vita.

E’ stata un’intervista emotivamente difficile, più per noi che per la mamma di Tommy, che ancora una volta ha dimostrato la sua forza e la ringraziamo per averci affidato la sua storia. “Ringrazio voi per avermi dato questa opportunità ma soprattutto permettetemi di ringraziare mio marito, che mi è stato accanto in ogni momento e ha sofferto davvero tanto ma è riuscito a farmi forza e mi ha sostenuto momento per momento anche quando pensava di poterci perdere entrambi. Eravamo due ragazzi appena sposati ma questa storia ci ha trasformato in due genitori, in una donna ed uomo maturi che si amano e si sostengono a vicenda E poi i nostri genitori, i nostri amici, perché è in momenti come questi che capisci chi sono le persone che contano nella tua vita. E poi permettetemi, visto che è la festa della mamma di ringraziare la mia mamma perché solo adesso posso comprendere quanto deve aver sofferto a sapermi da sola in quei momenti. Ed è per questo che oggi pubblicamente desidero dirle “Tvb mamma. Grazie per quello che hai fatto per me”.

Festa della mamma, modica

Commenti (1)

  • Mi vergogno di essere un sanitario, mi vergogno di assistere a premiazioni e inaugurazione di nome assegnato a un ospedale che di ospedale ha solo il nome!
    Mi vergogno di chi ha messo persone al comando di un ospedale che non hanno nulla a che vedere con la sanità! Sono felice se tutto un giorno potrà essere solo un brutto ricordo! Sono contento di aver scelto di fare sanità per principio e non solo per il lercio guadagno! Credo nel mio lavoro e sono sempre più convinto che la buona sanità può esistere anche a modica , ma non oggi non ancora ….forse un tempo non lontano lo sarà ! Auguri a questa famiglia che non è la sola a lottare e ad aver avuto una non equa assistenza !

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