Ragusa, Agricoltura: crisi nella crisi, braccianti agricoli sottopagati e sfruttati. La denuncia della Flai Cgil

In questo periodo si è molto parlato della grave situazione che sta attraversando il comparto agricolo dovuta sia alla crisi pandemica, peraltro ancora in atto, e aggravata ulteriormente dalla crisi geo-politica, determinata dalla guerra in Ucraina ma ancora di dalla dinamica speculativa innescata da chi approfitta della guerra per alzare i costi delle materie prime.

Sulla questione è intervenuto il segretario generale della Flai Cgil Ragusa Salvatore Terranova.

Diciamolo in modo chiaro, dichiara Terranova, in questa circostanza, approfittando di una guerra assurda nel cuore dell’Europa, gli speculatori che alzano il costo delle materie prime commettono una devastazione sociale, che colpisce imprese e lavoratori. E che questi aumenti vertiginosi sono un colpo di martello demolitorio nei confronti di assetti sociale già di per sé fragili. Assetti veramente fragili, perché sono il risultato e la sedimentazione di dinamiche politiche e finanziarie che hanno, in uno scorcio di almeno un trentennio e più, spostato il già labile equilibrio tra impresa e lavoro a quasi totale vantaggio della prima, di dinamiche che rendono più deboli le persone, i lavoratori, con effetti evidenti anche sulla tenuta degli assetti sociali.”

Una denuncia forte ma necessaria soprattutto perché serve a chiarire alcuni aspetti messi poco in evidenza come sottolinea lo stesso Terranova: “Se si provasse a fare una seria indagine statistica sui salari dei braccianti emergerebbe un mondo difficile da poter guardare con ottimismo. Salari bassissimi, che non consentono un approccio sereno alla vita e agli impegni quotidiani del vivere.  Non sarà difficile immaginare cosa comporti avere già un salario inadeguato, al di sotto del minimo vitale, in un contesto di ulteriore innalzamento dei costi dei beni di prima necessità e di altro. Per cui non è da escludere che il perdurare di questi speculativi aumenti possa mettere in atto un processo sociale disgregativo, i cui effetti non sono facilmente prevedibili.

Situazione molto grave

Una situazione davvero grave che necessita di un intervento serio e immediato e di cui si fa carico la Flai Cgil. “Questa è la nostra preoccupazione, continua Terranova nel suo comunicato, per gli interessi legittimi che rappresentiamo, così come non disconosciamo il peso che tali aumenti comportano per la stabilità delle aziende del territorio. Anch’esse soffrono la turbolenza geo-politica odierna che sta pervadendo l’Europa e il mondo. Ma per onestà di visione non va tralasciato dal dire che, nel periodo precedente la guerra e anche nella fase acuta della pandemia, le aziende, in particolare quelle agricole, produttrici di beni di prima necessità, hanno visto aumentare il loro volume di affari e i braccianti agricoli, di contro, vittime di una sensibile riduzione dei redditi da lavoro. A questo punto, però, è diventato d’obbligo sostenere aziende e lavoratori. Riteniamo sia scelta opportuna e seria trovare il modo di salvaguardare, in questa delicata fase, la capacità delle aziende di stare nel mercato, ma riteniamo altrettanto necessario trovare modalità per aiutare i lavoratori, la gran parte dei quali veramente non riesce più a mettere insieme il pranzo e la cena”.

Condizioni retributive

La Flai Cgil, quindi, senza nulla togliere alle difficoltà delle aziende, pone l’attenzione sulle condizioni retributive dei lavoratori del settore agricolo che da sempre è un lavoro duro che non trova la dovuta soddisfazione economica.

Siamo dinanzi ad un tessuto economico agricolo, denuncia Terranova che non si riesce a migliorare, che non vuole migliorarsi. Forse è meglio asserire che non si potrà migliorare sino a che il modello di incentivazione pubblica delle attività agricole resterà quello che ancora oggi conosciamo. Un modello che, in origine, contiene le distorsioni che rinveniamo quotidianamente e che, col passare del tempo, stanno sempre più inasprendosi e dove a rimetterci è sempre la parte più debole. La verità è che nessuno ha l’interesse a cambiarlo, forse gli unici interessati sono i lavoratori e una parte del sindacato, quello che da sempre ne ha denunciato le contraddizioni.”

Cambiare il modello generale

Secondo il segretario generale della Flai Cgil Ragusa lo sforzo dovrà essere quello di cambiare il modello generale, così come dovrà prendere sempre più piede un diverso modello contrattuale di lavoro in agricoltura. Ad oggi, infatti, a fronte di un un’agricoltura del tutto de-stagionalizzata, dove a prevalere è ancora il regime contrattuale a tempo determinato, “a chiamata”, c’è una produzione che copre l’intero anno. Per questo motivo non è concepibile che in aziende agricole con 400 o 500 dipendenti solo una decina siano lavoratori a tempo indeterminato.

È da un nuovo modello contrattuale che può partire la spinta per modificare o smussare le criticità del mondo della produzione agricola. Conclude Terranova. È il nuovo modello contrattuale che può mettere tale produzione in un piano di maggiore equilibrio tra impresa e braccianti. Il nostro territorio abbisogna di innovazione per far si che i suoi punti di forza possano ancora di più diventare elementi di crescita e di rispetto ambientale ma anche luogo del mondo dove il mondo del lavoro possa ridiventare esempio di qualità del vivere”

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