Sei andato via in silenzio, dopo tutto il casino che hai fatto, facendoti notare, di giorno di notte, nelle piazze, davanti alla Chiesa, al mare, con la tua camminata stravagante, con un microfono in mano, con l’inseparabile bottiglia di birra, che ti rendeva diverso, originale, ma che in fondo in fondo nascondeva una grande timidezza. I tuoi erano tutti messaggi di amicizia, di coinvolgimento, di richiesta di affetto. E non poteva che essere così.

Una volta ti ho richiamato sull’abuso di birra ( il mio era un tentativo senza successo), ti sei incavolato e pur di non darmi ragione mi hai ricordato, adirato, che tu non avevi eredi, eri solo, che della tua vita potevi fare tutto quello che  volevi, tanto non interessava a nessuno. Come si dice dalle nostre parti t’”affumasti” e per un paio di mesi non ci siamo parlati. Mi schivavi o facevi finta di non vedermi.

Poi , una volta, ti sei avvicinato e mi hai ricordato che ero amico di tuo padre Raffaele e mi hai dato una foto sua e mi hai chiesto, “ questa tienila tu” sei uno dei pochi che la meriti.

Ebbene Aristide, tua papà è stato un grande scrittore, un bravo giornalista, uno spirito libero, irrequieto e stravagante. Tu chissà da chi hai preso.

Raffaele, come lo chiamavamo assieme, era un bravo papà, sicuramente con tanti difetti e tanti pregi, ma era un papà che stravedeva per i figli e per te in particolare.

Vedi Caro Aristide, Raffaele aveva una abitudine maniacale di scrivere tutto, di non buttare nulla, neanche un biglietto dell’autobus della Ditta Di Raimondo che usava per i suoi spostamenti. Scriveva in appositi quaderni, appunti, diario della giornata e “pezze d’appoggio” a futura memoria.

Ora vedi Aristide, non abbiamo avuto la possibilità, ma lo faccio ora, in ritardo e con rammarico.

Devi sapere che il 14 giugno del 1961, tuo Papà ha conservato il marchio di una magliettina di lana di “Aristide”, appunto marca”bebè blond”. Ma non è tutto.

Qualche giorno dopo si è avventurato all’Unip di Modica, un grande magazzino all’epoca in pieno corso Umberto, per acquistare, sicuramente il tuo primo costumino. Questa volta non allega l’etichetta del capo, ma lo scontrino a dimostrazione dell’acquisto. Quella volta, il costume costò appena 350 lire che all’epoca era una cifra.

Il 24 giugno 1961, San Giovanni, ti sei svegliato con la febbre, “Aristide ha la febbre”, ma anche Cristina è “ imbarazzata”. Tutti in movimento, la tua Mamma, il dott. Carmelo Pulino e il farmacista Vanella. C’è tutto qui sotto, dove Raffaele non si tradisce e racconta la sua visita in farmacia, con finale a sorpresa.

E poi caro Aristide, il tuo caro papà, ha conservato anche la etichetta della bottiglia di spumante stappata per il tuo battesimo. Caro Aristide non si butta niente in casa Poidomani…..

E’ vero, non sono venuto a trovarti negli ultimi tempi, non me la sono sentita. I Poidomani in un letto d’ospedale non perdono la presenza di spirito come fece tuo Padre, quando era ricoverato all’Ospedale di Modica Alta, in seguito all’infarto. Silenzio nella camerata, buio, riposo assoluto, una suora con un cappellaccio a falde bianche e la tua Mamma in assistenza.

Arrivò per la visita, Raffaele Poidomani, il cugino ( quello della bicicletta volante), per un breve saluto.

Poche parole, poi tuo padre, cosciente della gravità del suo stato di salute, per non perdere la battuta sbotta: “Raffieli, che cosa devi dire a tuo padre, appena arrivo lassù?”, il panico, la suora: … avvocato, silenzio, non si sforzi, stia calmo, non deve parlare..”

E tuo padre per tutta risposta lascia andare un accenno di mini bestemmia…Silenzio nella stanza.

La suora, a quel punto, si rivolge alla tua Mamma e dice: “ Coraggio Signora, suo marito migliora….”

Ah Aristide, dimenticavo, appena lo incontri il tuo Grande papà Raffaele, salutamelo.

Gianni Contino