Il ricordo di Sergio Savarino, l’ingegnere minerario “commerciante per caso”

di Giorgio Pace

Pochi ricordano, o sanno, che Sergio Savarino era un Ingegnere minerario. Studi classici al Tommaso Campailla di Modica, e poi il prestigioso Politecnico di Torino. Non so se sognasse una brillante carriera di ingegnere  in giro per il mondo, ma di certo l’ improvvisa morte del padre Salvatore, noto commerciante modicano, impose ai fratelli la scelta di continuare l’attività  di famiglia.

E così Sergio ed Enzo riposero i loro sogni nel cassetto e onorarono il tanto amato padre che del negozio aveva fatto la sua ragione di vita.

Il nostro Sergio gestisce dunque il negozio, si innamora dì Loredana, promettente pianista, si sposano e nasce Costanza, oggi ventenne e studentessa di medicina. Di Sergio, “commerciante per caso“, tutti ricordano la gentilezza d’animo, l’arguzia, la profondità di pensiero, alimentata dalle tante e diverse letture, che spaziavano da lirici greci agli scrittori del seicento, ai contemporanei.

Per non parlare dei saggi di fisica quantistica. Gli piaceva la buona musica e amava la buona cucina.

Ricordiamo che per anni è stato il responsabile del mandamento slow food del territorio ibleo. Incarico che aveva assolto con passione tanto da essere ancora un  punto di riferimento nel settore e non solo per gli amici.

Da Sergio, gli amici, aspettavano  sempre la sua opinione  sugli accadimenti di politica, di cronaca. Non inganni la sua immagine rassicurante, riservata e a volte distaccata.

Il mondo interiore di Sergio è poco conosciuto, cosi come poco conosciute sono le sue passioni letterarie, matematico- scientifiche e filosofiche; per non parlare di quelle più edonistiche : il vino, la birra, i cibi e le ricette, il mare e la vela.

Infine un’ultima, poco- pochissimo conosciuta: la sua attività caritatevole, svolta nel silenzio e nella più assoluta discrezione, generosa, di quella generosità che si fonda sulla com-passione verso chi è più sfortunato, ma ha pur sempre il nostro volto, il volto dell’umanità.

Era uomo che sapeva ascoltare, che cercava il confronto con gli altri, era uomo leale ed onesto. Quello che ancora oggi si può  definire un “galantuomo” e così  ce lo ricorderemo.

Giorgio Pace

Foto: tratta dal web

Enzo Savarino, Politecnico Torino

Commenti (1)

  • lo conoscevo di vista ma in occasione di una giornata al mare,con gli ombrelloni contigui, ebbi modo e tempo di osservarlo, dandomi subito l’impressione di persona tranquilla e pacata. mi colpì quel sigaro che portava con eleganza, ed effettivamente credo facesse parte di un modo di vivere. lo giudicai come un attento osservatore. prematura è stata la sua dipartita e il commento di pace sulla sua persona è quantomai esaustivo. possa riposare in pace.

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