Storia, archeologia e colpi di scena: i Bronzi di Riace parlano siciliano? (Ultima puntata)
I bronzi furono trovati il 16 agosto 1972 nelle acque antistanti Riace, ma le ultime dichiarazioni di testimoni spostano la data del ritrovamento quattro anni indietro (nel 1968) nelle acque di Brucoli. Cosa pensa di queste dichiarazioni?

“L’analisi geochimica delle terre di fusione e di saldatura ci fornisce dati molto indicativi, perché è chiaro che a differenza dei metalli molto più rari, molto più preziosi che potevano venire anche da lontane miniere, le terre sono un elemento molto povero che quindi venivano utilizzate, ricavate dalle cave locali.
Quindi è ovvio concludere che – così come ha dimostrato lo studio scientifico condotto dall’Università di Catania e Ferrara l’anno scorso – se le terre con cui furono saldate le statue dei bronzi di Riace sono state prelevate dalla cave di argilla antica che si trova nei pressi del fiume Anapo, del fiume Ciane a Siracusa, è chiaro che a questo stato dovrebbero essere collocate in Sicilia e in particolare a Siracusa”.

Viene provato, inoltre, in maniera scientifica che i segni sulle due statue non sono legati ai bassi fondali di Riace, ma sono legati invece a fondali molto differenti, molto più profondi. La presenza di alcuni tipi di serpuli o la formazione di alcune patine di solfuro di rame che si creano esclusivamente in ambienti anossici – quindi quasi privi di ossigeno, con scarsa luminosità, ad elevata profondità – a circa 70-90 metri di profondità, sicuramente non rientrano nel contesto di Riace, nei 6 metri di profondità di Riace.
Tutto questo sarà oggetto di una pubblicazione, insieme ad altri studi che stiamo curando nello stesso lavoro scientifico, che in buona parte conferma quello che i testimoni hanno raccontato alla magistratura.
Questi ultimi sono stati sentiti dalle televisioni, dai mass media e per quello che ci risulta anche dalla magistratura. Almeno alcuni di questi testimoni avrebbero anche deposto ed è stato aperto anche un fascicolo presso la Procura della Repubblica di Siracusa su queste vicende. Che dire in conclusione sui testimoni? Saranno gli organi inquirenti, sarà la magistratura ad avallare la loro attendibilità, non sta certamente a noi interferire. Nel frattempo stiamo andando avanti con il nostro studio scientifico che sta ulteriormente confermando questa ipotesi siciliana.
Oggi credo che si sia arrivati a sette testimoni, che non è una cosa da poco conto, con delle testimonianze che sono molto puntuali, convergenti, rese da persone che addirittura nemmeno si conoscono fra loro. Chi vive in Venezuela, chi è da un’altra parte, chi è in Sicilia e quindi sicuramente suscitano un grande interesse, sicuramente quello mediatico, quello del pubblico. Sembra, insomma, di essere dentro un thriller, intrigante.
Noi, ovviamente, ci atteniamo alla ricerca scientifica, questo stiamo facendo e questo porteremo avanti. La ricerca scientifica ci dice che sicuramente quelle statue a Riace più di qualche mese non saranno rimaste. Noi adesso, quando dico noi mi riferisco a me e al professor Lino Cirrincione che è il direttore del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania, abbiamo esteso il gruppo di ricerca a 15 studiosi, mettendo dentro tutte le maggiori expertise: il biologo marino, il paleontologo, l’esperto della rete dei metalli, l’esperto di patine di corrosione, l’archeologo, lo storico, etc.
Quindi 15 studiosi di diverse parti d’Italia, di 6 università, abbiamo allargato lo studio oltre che a Catania a Ferrara, anche a Bari, all’Università di Cagliari, all’Università di Pavia e all’Università della Calabria. Stiamo per pubblicare, credo entro il mese uno studio importante di una cinquantina di pagine su un’importante rivista scientifica internazionale.
Da questo studio emergono diverse conclusioni scientifiche, prove che confermerebbero in gran parte quello che è stato sostenuto dai testimoni. Mi riferisco al fatto che da diverse evidenze scientifiche i segni lasciati sulle statue dall’ambiente esterno – concrezioni marine, quelle d’origine, le patine esterne e tutto ciò che è stata l’interazione tra la superficie delle statue e l’ambiente in cui sono rimaste per 2 mila anni – viene provato che questi segni non provengono dai bassi fondali di Riace”.
Dove possono trovarsi le parti mancanti del gruppo statuario? Vista la loro importanza ed anche il valore commerciale è probabile che siano in qualche museo?
“Su questo aspetto c’è una serie di indizi, intanto partiamo da quelli storici. Gli storici a cui avevo fatto riferimento in introduzione parlano di un gruppo di statue.
I testimoni hanno parlato pure di tre guerrieri, poi altri testimoni hanno parlato anche di cinque statue, tre guerrieri con lance, scudi ed elmi, due statue di soggetto ignoto e poi due teste di leone. Se tutto questo fosse vero – peraltro coincide in parte con quelle che sono le fonti storiche – se fossero vere queste ipotesi, diventa interessante quello che ha pubblicato il professore Braghò nell’ultimo decennio riguardo alla presunta possibilità della presenza di un terzo guerriero a Los Angeles.
Il professore Braghò ha fatto un bellissimo lavoro, uno studio su questo, andando a prendere documentazione che si trovava nel museo archeologico al momento del recupero, dove sembrerebbe emergere che un terzo guerriero sarebbe stato venduto al magnate americano Paul Getty nell’ambito del famoso sequestro del nipote, Paul Getty Junior.
Quando ci fu questo sequestro di persona, nel pacchetto del riscatto – spiega Braghò – ci sarebbe stato anche questo e in tal senso c’è addirittura la verbalizzazione di un pentito della ndrangheta che avrebbe accennato al fatto. Paul Getty significa Paul Getty Museum, quindi i sospetti sono finiti lì. Questo è quello che sostiene Braghò e devo dire che il suo libro è molto interessante, va letto, va preso con grande attenzione”.
Dove sono finite le altre statue?
“Qualora i testimoni avessero ragione, sulla presenza di cinque statue e due teste di leone, probabilmente una delle teste di leone è quella che è stata trovata a Capo Bruzzano nel 2012 a sud di Riace.
In quel luogo è stata trovata una testa di leone in bronzo, è molto probabile che i testimoni possano fare riferimento a questa scultura. Vanno fatte delle analisi chimiche sui metalli per vedere se c’è una compatibilità”.
Ma le altre due statue ci sono…
“E’ proprio difficile poter fare delle ipotesi, c’è chi ha avanzato l’ipotesi che l’Apollo di Cleveland, il famoso Apollo di Cleveland, possa provenire dal mare siciliano ed è stato Tsao Cevoli – un importante archeologo – che parlava in realtà del Canale di Sicilia, lo collegava al satiro di Mazzara del Vallo, ma qualcun altro inizia a ipotizzare anche che sì, veniva dal mare Sicilia, ma probabilmente non da lì, ma proprio da questo recupero di Brucoli.

L’Apollo di Cleveland sarebbe un altro colpo clamoroso, qualora fosse vera questa ipotesi. Siamo nel campo delle ipotesi, ci dobbiamo concentrare per adesso sulle due statue che abbiamo nel Museo di Reggio Calabria e su quelle, ripeto ancora una volta, stiamo per pubblicare questo ultimo lavoro che ci consentirà di aggiungere un altro tassello molto importante alla risoluzione del giallo, perché poi alla fine di questo si tratta: di un giallo archeologico”.
Per restringere il range temporale è chiaro che bisogna integrare il dato scientifico con quello di carattere stilistico. Sappiamo che appartengono al cosiddetto “stile severo” e le possiamo collocare in una fase di pre-chiasmo policleteo.
Se andiamo a guardare non la linea alta, cioè quella del torace – torsione, plasticità, morbidezza della parte superiore – ma la postura di gambe e piedi, si capisce che quella dei bronzi di Riace è molto diversa da quella del Doriforo di Policleto.
Nei bronzi di Riace i piedi sono ben piantati a terra entrambi, siamo quindi in una fase precedente, con buona ragione al secondo quarto del V secolo a.C. che è il periodo quando imperversavano i Dinomenidi nell’occidente ellenico.
Questi ultimi furono, tra l’altro, i maggiori committenti di statuaria greca, in particolare di bronzistica ed erano gli unici che avevano il potere politico ed economico per fare tali importanti committenze.
Peppe Privitera
(Quarta puntata -fine)
Le puntate precedenti:
Apollo di Cleveland, Capo Bruzzano, fiume Anapo, Fiume Ciane, Lino Cirrincione

