La democrazia partecipata deve puntare all’inclusione e alla collaborazione

In queste ultime settimane la nostra redazione ha parlato tanto di democrazia partecipata, di progetti che si dovranno realizzare nei prossimi mesi in diversi comuni iblei e non solo.

Nei giorni scorsi per esempio si è parlato del risultato della democrazia partecipata 2024 nel comune di Modica, si è posto un interrogativo importante: un flop annunciato? (leggi qui) Forse sì vista la scarsa partecipazione.

Oggi una nostra lettrice ha scritto una lettera al direttore per riflettere su questo strumento, infatti scrive: “la democrazia partecipata è un modello di procedura politica che punta ad inclusione, collaborazione e ad un rapporto di trasparenza tra Istituzioni e società civile“.

Nello specifico: “la legge regionale 5/2014 obbliga ogni anno i Comuni Siciliani a spendere i fondi ricevuti dalla Regione in forme di democrazia partecipata, circa 4,5 milioni di euro che annualmente andrebbero spesi. Questa legge nasce originariamente con l’intento di trasferire ai cittadini una diretta responsabilità nell’esercizio (anche parziale) del potere pubblico nelle sue varie forme: come gestire un bene pubblico, come far nascere un servizio, presentare progetti e proposte, assumere decisioni, monitorare l’attuazione di politiche pubbliche, ecc“.

Nella missiva Emanuela Napoletano specifica: “l’intento è quello di far nascere un percorso ad alto contenuto partecipativo che possa incidere positivamente sulla spesa di denaro pubblico a livello locale, generando risparmi e soprattutto costruendo fiducia tra istituzioni e cittadini. La democrazia partecipata ha l’intento primordiale di creare una relazione interattiva tra soggetti pubblici e società civile, ma anche collaborativa e conflittuale allo stesso tempo”.

La conflittualità nella democrazia partecipata

La conflittualità non deve esser temuta bensì vista come momento costruttivo verso il perseguimento di un interesse generale e di un bene comune. I cittadini e le associazioni possono presentare proposte o progetti e poi scegliere quali finanziare solo dopo che vi sia stata una valutazione tecnica di fattibilità da parte del comune” aggiunge ancora la nostra lettrice.

Effettivamente nella democrazia partecipata le “idee e progetti nascono dal basso, dal territorio, dalle persone che vengono rese protagoniste almeno per una volta all’anno su come poter spendere una piccola quota del bilancio della propria città. Questo coinvolgimento diretto dei cittadini aumenta il loro senso di responsabilità nei confronti della vita pubblica, il loro senso di appartenenza al territorio, la fiducia verso le Istituzioni e il loro senso civico.

Difficoltà ad essere recepita la democrazia partecipata

Inoltre Emanuele Napolitano scrive: Purtroppo però, la legge regionale 5/2014, che per essere attuata ha la necessità di essere recepita dai vari Comuni dell’Isola, i quali sono chiamati a dotarsi di un proprio regolamento, non sempre viene bene interpretata ed è così che a volte una semplice virgola ne cambi il senso e di conseguenza l’opportunità di buona riuscita

Nello specifico si riferisce ai progetti presentati nel comune di Modica, trattati qualche giorno fa, “mi riferisco al fatto che nell’interpretazione personale che ne ha fatto il nostro Comune, là dove la possibilità di presentare direttamente dai cittadini o associazioni i progetti o le proposte da sottoporre a giuria popolare si sia sostituita con un processo di “democrazia diretta” e non “Partecipata”, ne ha inficiato l’esito. La differenza sta nel fatto che la “democrazia partecipata” ci coinvolge pienamente nel processo partecipativo come dice la parola stessa, ci coinvolge delegandoci, almeno in parte, il potere decisionale dei nostri rappresentanti politici“.

Si è difronte alla democrazia diretta

Se invece, così come siamo chiamati dal nostro regolamento, esprimiamo l’espressione di un semplice voto, scegliendo tra una varietà di proposte già preconfezionate, allora siamo difronte ad una “democrazia diretta” e non partecipata. Anche qui c’è la partecipazione del cittadino che tramite il voto esprime un desiderio o una preferenza ma non è la stessa cosa.

La necessità di partecipazione viene messa in risalto da Napolitano, la quale scrive: “la partecipazione democratica del cittadino a tutto il processo è prerogativa fondamentale e irrinunciabile per il buon esito di un processo che originariamente era nato per stimolare e ampliare l’interesse, la partecipazione, la collaborazione, il senso di appartenenza, la fiducia, la trasparenza, la vicinanza con le istituzioni. Se si alza il ponte elevatoio come si può attraversare il lago e avvicinarsi a palazzo?

Una possibile risposta

Le istituzioni a volte, per timore di perdere tempo nella fase di deposito dei progetti e proposte o per semplice sfiducia nei confronti dei cittadini o delle associazioni che dovrebbero dimostrare di essere in grado di scrivere e presentare proposte attuabili, preferiscono ricorrere al solo esercizio del voto di preferenza presentando essi stessi i progetti tramite i propri uffici, limitando così la presenza dei cittadini ad “un semplice rito” così come lo definite sul vostro articolo“.

Bisogna chiedersi come migliorare il processo

Superfluo è quindi chiedersi quali siano i motivi di così poca partecipazione a questo processo dato che la risposta è insita nella domanda. Se partecipazione non si chiede partecipazione non si avrà. Chiedetevi piuttosto cosa possiamo fare per migliorare questo processo. Di sicuro è spiegarlo e bene, non soltanto ai cittadini.

Un esempio da seguire

Nella sua lettera Emanuela Napolitano invita dare uno sguardo anche ad altre iniziative: “Guardate e raccontate cosa “spendiamoli insieme”, il progetto di monitoraggio civico dell’associazione Parliament Watch Italia, ci porta ad esempio tra le tante belle storie di partecipazione che sono nate in questi anni in Sicilia. Spiegate come si presenta un progetto o una proposta, facilitate il processo con la vostra informazione, affinché sia formazione“.

La scarsa partecipazione non frutto solo di scarsa pubblicità

Infine aggiunge: “Limitare la non riuscita del processo di democrazia partecipata a scarsa pubblicità e disillusione diffusa è solo una analisi superficiale e disinteressata di un’opportunità che potrebbe appartenere a tutti se ben gestita. I cittadini partecipano attivamente la dove, si è visto, i progetti sono sentiti e percepiti come risposte a desideri. Ecco perchè quando sono chiamati ad esprimere un voto su progetti che non vengono percepiti come tali la partecipazione è scarsa indipendentemente dalla pubblicità che possa raggiungerli“.

La pubblicità è stata insufficiente la dove il cittadino non è stato reso consapevole di possedere questo strumento di partecipazione diretta alla vita pubblica e non si può addossare a quest’ultimo la percezione di sfiducia verso iniziative “sterili esercizi di stile” o destinate a rimanere sulla carta, poiché si è preferito deprivarlo di un esercizio in virtù della presentazione di progetti già qualificati e quindi immediatamente realizzabili

La democrazia partecipata è un processo

Concludo con il dire che la democrazia partecipata dovrebbe rappresentare non “ un momento” di coinvolgimento e responsabilità collettiva ma un processo, un percorso che nasce e si costruisce insieme in una alternanza di responsabilità e diritti ora alla società civile ora alle Istituzioni per costruire insieme crescita e sviluppo di un territorio e del suo tessuto.

Emanuela Napolitano

democrazia partecipata, inclusione e collaborazione, lettera al direttore, modica, sicilia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


PUBBLICITÀ

Collabora con noi

Vuoi pubblicare un annuncio o effettuare una segnalazione?



Il Domani Ibleo © 2021. Tutti i diritti riservati. Designed by Ideology Creative Studio 

La testata e la linea grafica della testata è stata realizzata da Ariel Garofalo. www.arielgarofalo.com Email: arielgarofalo@gmail.com

Change privacy settings