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Culle vuote in tutta l’isola, ma Ragusa sorprende: boom di figli da famiglie straniere

La Sicilia fa sempre meno figli. In venticinque anni, dal 1999 al 2024, l’isola ha perso oltre 21mila nascite, passando da 54.879 a 33.660 nuovi nati. Un calo costante, che non risparmia nessuna provincia. Ma in questo quadro di denatalità diffusa, Ragusa si distingue per alcuni segnali meno negativi, pur restando dentro una tendenza generale di declino.

Negli ultimi dodici anni la Sicilia ha perso fino al 30% delle nascite in rapporto alla popolazione. Tutte le province registrano un crollo: a Palermo si è passati da 9,8 nati per mille abitanti a 7,3, a Catania da 9,8 a 7,6, a Trapani da 8,2 a 6,6. Anche Ragusa non fa eccezione: il tasso di natalità è sceso da 9,6 per mille a 7,6. Un dato in linea con il resto dell’isola, ma che parte da valori più alti e quindi lascia qualche spiraglio di speranza.

Ragusa prima per nascite da genitori stranieri

Un elemento interessante arriva dal fronte dell’immigrazione: la provincia di Ragusa è la prima in Sicilia per numero di nuovi nati da genitori non italiani. Nel 2024 sono stati registrati 389 “fiocchi” stranieri, più che a Palermo (339) e Catania (308). È un segnale che racconta come proprio la componente migratoria stia contribuendo a mantenere vivo un tessuto sociale altrimenti destinato a restringersi.

Più fecondità, ma meno donne giovani

Secondo i dati Istat, le donne residenti a Ragusa hanno in media 1,45 figli, un valore superiore alla media nazionale (1,24). Tuttavia, il numero assoluto di nascite continua a diminuire: nel 2002 erano 3.088, nel 2023 appena 2.511. A pesare è la riduzione del numero di donne in età fertile, frutto dell’emigrazione giovanile e dell’invecchiamento progressivo della popolazione. L’indice di vecchiaia, infatti, è salito a 187 anziani ogni 100 giovani.

Un equilibrio precario

Nonostante tutto, Ragusa rimane una delle province siciliane più “vive” dal punto di vista demografico. Il saldo naturale resta negativo (-873 tra nati e morti nel 2023), ma è parzialmente compensato da un saldo migratorio positivo: più persone arrivano di quante partano. Nel 2022 la provincia è stata addirittura l’unica in Sicilia a registrare un incremento complessivo della popolazione.

Servono politiche strutturali, non bonus spot

Gli esperti lo ripetono da anni: servono interventi concreti, non semplici bonus una tantum. Asili nido, sostegni al lavoro femminile, agevolazioni per le giovani coppie e politiche abitative mirate. La sfida per Ragusa è trasformare il suo piccolo vantaggio in una strategia di lungo periodo. Solo così la provincia potrà mantenere la sua identità dinamica e diventare un modello di resistenza alla crisi demografica che sta svuotando la Sicilia.

Perché se le culle restano vuote, il futuro si restringe. Ma a Ragusa, almeno per ora, la speranza non è ancora scomparsa.

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