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Pace e sostenibilità: valori fondanti della società che mettono al centro la persona

Riceviamo e pubblichiamo la riflessione dell’ambientalista Emanuela Napolitano dal tema pace e sostenibilità, due tematiche che secondo la Napolitano, che da volontaria si occupa della tutela dell’ambiente collaborando anche con le scuole per accrescere tra i giovani questa sensibilità, sono strettamente legate ed interdipendenti.

“In un momento così delicato come quello che stiamo attraversando dove alla pronuncia della parola “Pace” si contrappone subito il pensiero del “conflitto” e delle guerre, plausibilmente, occorre e anche tanto, parlare di “sostenibilità integrale”.

Il concetto di pace è infatti strettamente legato anzi interdipendente a quello della sostenibilità dove però questa è intesa “integralmente”.

Sostenibilità integrale

Il primo a parlare di sostenibilità “integrale” è stato Papa Francesco con la sua Enciclica Laudato Sì con la quale lascia un forte messaggio alle nuove generazioni con l’esortazione a ritrovare il giusto equilibrio uomo-natura alla base di uno sviluppo economico, sociale, politico e ambientale che abbia come orizzonte quello di una corretta gestione della “casa comune”.

Agenda 2030 integra sostenibilità e pace attraverso i suoi 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile che promuovono benessere sociale, crescita economica e tutela ambientale.

Affrontando le difficoltà alla base come: disuguaglianze, povertà, fame e sfruttamento incontrollato delle risorse, si pongono le basi per la costruzione di un futuro di pace e prosperità rivolto non solo a noi, ma alle generazioni future.

Un patto quest’ultimo lo ricordiamo firmato nel “rapporto Brundtland” del 1987 dove si codifica per la prima volta il concetto di “sostenibilità” intesa come un modello di sviluppo in grado di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri.

Protezione dell’ambiente

Il concetto di pace è legato in primis alla protezione dell’ambiente: le guerre danneggiano infatti ecosistemi e salute umana per decenni, lavorare per la pace significa lavorare anche per l’ambiente e viceversa.

Molte delle guerre a cui assistiamo sono mosse dal controllo di risorse naturali preziose o strategiche oppure esse a determinare scarsità di risorse fondamentali alla sussistenza di un popolo. Pensiamo ad esempio al conflitto ucraino dove uno dei suoli più fertili al mondo il “chernozem” di colore nero e ricco di sostanza organica – l’Ucraina è infatti uno dei più grandi produttori di grano e non solo – viene progressivamente distrutto a causa dei continui bombardamenti e incendi.

O alla deforestazione lasciata dalla guerra del Vietnam dove si sparsero milioni di litri di “agente arancio”- un diserbante – come tattica americana per provocare la caduta delle foglie dagli alberi per scovare tra le foreste i guerriglieri Vietcong.

La conseguenza fu un devastante danno ambientale a seguito del quale si coniò anche la parola “ecocidio” indicando la deliberata intenzione di provocare un danno ad un’ambiente abitato da persone. I danni anche in questo caso furono gravissimi poiché la diossina contaminò l’ambiente con una conseguenza su flora e fauna e quindi sull’alimentazione della popolazione locale.

C’è un collegamento tra il mantenimento della pace e la protezione dell’ambiente, ma anche tra il rispetto dell’ambiente e i diritti umani, così come tra lotta al cambiamento climatico e lotta alle differenze sociali.

Pace e diritti

Possiamo affermare che pace e diritti sono sempre più strettamente legati all’ambiente.

Una delle più efferate guerre all’ambiente che io ricordi è quella posta in essere da Saddam Hussein durante la ritirata dal Kuwait nella guerra del Golfo.

L’esempio che riporto a memoria non è casuale ma scelto perché a farne da testimone oggi è uno dei più importanti  fotografi del mondo, Sebastião Salgado, da poco scomparso, che partito dalla Sicilia dove stava lavorando ad un servizio sulle tonnare, volle raccontare un’altra storia – non quella legata alla guerra di per sè – ma quella che vedeva un’altra battaglia in corso legata all’operazione chiamata “Operation Desert Hell” durante la quale numerosi tecnici furono inviati sul posto a spegnere i 700 pozzi di petrolio che Saddam incendiò durante la ritirata. La vera guerra, la definì Salgado – non quella finta – ma la più grande guerra dichiarata all’ambiente.

“Il cielo era nero, faceva buio anche di giorno – diceva – erano scomparse le poche tracce d’umanità nel paesaggio”, ma volle rimanere a lungo perchè affascinato da quella catastrofe che oggi rimane impressa nei suoi scatti ancora una volta a testimonianza – come esso stesso ha dichiarato – di un risveglio delle coscienze.

Salgado, tra l’altro, dopo i 50 anni aveva maturato la necessità di passare da fotoreporter a fotografo naturalista visto il suo continuo impegno verso la sostenibilità ambientale lasciandoci in eredità scatti che rappresentano magistralmente numerosi santuari naturali del pianeta e un forte messaggio cioè che la questione ambientale è quella decisiva per il futuro dell’umanità.

Educazione Sostenibile Agenda 2030

Il Comitato Nazionale di Educazione Sostenibile Agenda 2030 ogni anno indice la settimana per l’educazione alla sostenibilità suggerendo ogni volta un tema diverso.

Quest’anno dal 24 al 30 novembre 2025 il tema sarà “ Pace e Ambiente: per una sostenibilità integrale”. Urge più che mai parlare e spiegare quanto la pace dipenda da un approccio che includa non soltanto l’assenza di guerre ma che includa soprattutto la promozione della giustizia sociale ed economica, il rispetto per l’ambiente e la cura di tutti gli aspetti dell’essere umano e della società.

Questo concetto racchiuso dalla parola sostenibilità integrale sottolinea infatti quanto la dimensione sociale, economica e ambientale siano interconnesse tra loro in un processo attivo in cui gli individui lavorano insieme per costruire società pacifiche, sane e giuste.

Il ruolo delle Istituzioni

Le Istituzioni hanno un ruolo fondamentale nel promuovere la sostenibilità integrale perché devono farsi garanti di trasparenza e responsabilità, essenziali per assicurare uno sviluppo sostenibile a tutti i livelli.

Occorrono Istituzioni forti che promuovano il rispetto dei diritti umani e la partecipazione inclusiva per un futuro equo e armonioso.

Le Istituzioni devono promuovere un’equa distribuzione delle risorse e il benessere di tutti attuando politiche basate sulla legalità, trasparenza e buon governo; favorendo partecipazione e inclusione nelle decisioni che riguardano il futuro del territorio adottando sempre strategie basate sui principi di sostenibilità per un governo lungimirante.

Pace e sostenibilità, dunque, diventano i valori fondanti di un’economia non più basata su relazioni economiche dove al centro ci sia il denaro, ma le persone. Verso una nuova cultura economica diversa da quella che abbiamo sempre conosciuto.

Se veramente vogliamo la pace chiediamoci quanto di sostenibile stiamo costruendo intorno a noi o cosa ognuno può fare per intraprendere questa direzione.

Emanuela Napolitano

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