Pozzallo, l’odissea della Mawel non finisce: dopo Gaza e Pantelleria, nuovo stop in mare!
La vicenda della Mawel, l’imbarcazione che doveva aggiungersi alla Flotilla per raggiungere Gaza e che dopo aver disalberato al largo di Pantelleria è stata costretta a trovare riparo nel porto di Pozzallo, sembra una odissea senza fine.
E’ il caso di dire che “fra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare”.

Dopo essere riuscito, fra mille difficoltà logistiche ed economiche a riparare il danno subito, anche grazie ad una azione di solidarietà delle persone del luogo, l’equipaggio ha preso il mare sabato 4 settembre per raggiungere la Tunisia, in attesa di unirsi ad una nuova missione con destinazione Gaza.

Domenica 5 settembre però un ulteriore inconveniente –una vela strappata – ha costretto la Mawel a cambiare rotta e a dirigersi verso il porto di Gela.
Non c’è stata nessuna richiesta di soccorso come invece sostenuto da alcuni articoli stampa – e l’imbarcazione è arrivata in porto senza aiuti di sorta. Dopo l’equipaggio si è diretto verso il porto di Licata dove attualmente risulta ospitato.
Rimarranno in porto per qualche giorno, il tempo di porre rimedio ai danni riportati dallo scafo per poi rientrare in patria.
Si era inoltre sparsa la voce che c’era un altro aspetto da approfondire in tutta questa storia che suscitava perplessità .
L’equipaggio che è arrivato a Pozzallo era formato da otto persone, come si può dedurre facilmente dalle foto pubblicate su questa testata nel precedente articolo sullo stesso argomento.

Sabato 4 settembre dalla cittadina marinara l’equipaggio in partenza era formato soltanto da tre persone. Dove sono finiti gli altri cinque componenti dell’equipaggio della Mawel?
Semplicemente il resto dell’equipaggio è rientrato nei luoghi di provenienza, lasciando a bordo soltanto il personale per garantire la traversata fino a Tunisi.
Per ultimo, per onore di verità, a bordo della Mawel non c’è mai stato nessun membro dell’equipaggio che provenisse dalla Francia, ma erano suddivisi fra Algeria, Marocco, Turchia, Libia e Gran Bretagna.

