Rappresentanza di genere del 40% nelle giunte siciliane, campa cavallo, la legge è fuori dai radar

In Sicilia la legge sulla rappresentanza femminile può attendere. L’Assemblea regionale siciliana a trazione centro destra trova il tempo per la sagra del pesce fritto e la riforma dei consorzi di bonifica, ma non per il disegno di legge sugli enti locali, che introduce le quote rosa nelle giunte comunali.
E non si tratta di un capriccio, ma di una vera e propria esigenza normativa.
La Sicilia è l’unica regione italiana nella quale basta una sola donna assessore per essere in regola. Una farsa imbarazzante, l’ennesima targata Schifani.
L’obbligo per i sindaci di nominare almeno il 40% di donne in giunta è presente in tutta Italia, ed è una norma di civiltà e buon senso. Ci sono città, penso a Genova, dove si va verso una maggioranza femminile in giunta, mentre in Sicilia siamo ancora alla foglia di fico di un unico assessore donna.
Ma la cosa più grave è che questa non sia percepita dalla maggioranza come una palese ingiustizia da sanare al più presto. Le donne consigliere regionali del centro destra non hanno nulla da dire?
Eppure sembrava tutto fatto all’Ars, dove un testo era passato all’unanimità in prima Commissione presiduta dall’on. Ignazio Abbate (Dc).
Secondo il disegno di legge esitato, la disposizione, sarà effettiva alla prima tornata elettorale utile per i comuni con popolazione compresa tra i 3 e i 15 mila abitanti. I comuni con popolazione superiore, invece, dovranno recepirla nell’immediato ovvero entro 90 giorni dalla data di pubblicazione della legge.
Soddisfatto il Presidente della I Commissione che ha voluto fortemente la nuova norma: “Sono soddisfatto – dichiara l’Onorevole Ignazio Abbate – perché andiamo a colmare una differenza di rappresentanza che ancora sussiste e che è ormai anacronistica rispetto ai tempi.
Ma all’Assemblea regionale, questa legge non interessa, e nessuno ne parla, men che meno il promotore dell’iniziativa.
Affari Istituzionali, ars, ignazio abbate, Prima Commissione, renato schifani