Papa Leone XIV incontra per la prima volta la CEI, presenti i Vescovi mons. La Placa e mons. Rumeo

Città del Vaticano – Papa Leone XIV ha ricevuto oggi in udienza la Conferenza Episcopale Italiana, guidata dal cardinale Matteo Zuppi. Presenti anche il Vescovo di Ragusa, mons. Giuseppe La Placa, e il Vescovo di Noto, mons. Salvatore Rumeo.
Si è trattato del primo incontro tra il nuovo Pontefice, Primate d’Italia, e i vescovi italiani. L’udienza si è tenuta nell’Aula delle Benedizioni.
L’incontro ha affrontato numerose tematiche. In apertura, il Santo Padre ha detto: “Vi ringrazio per la vostra preghiera e per quella delle vostre comunità: ne ho tanto bisogno!”
Riferendosi al luogo dell’incontro, ha aggiunto: “Quest’Aula, che sta tra la Basilica e la Piazza, è carica delle emozioni che hanno accompagnato i recenti avvenimenti. Infatti il Papa deve attraversarla per affacciarsi alla Loggia centrale. L’amato Papa Francesco l’ha fatto per il suo ultimo Messaggio pasquale Urbi et Orbi, che è stato il suo estremo, intenso appello alla pace per tutti i popoli. E anch’io, la sera dell’elezione, ho voluto riecheggiare l’annuncio del Signore Risorto: ‘La pace sia con voi!’”
Il legame tra il Papa e la Chiesa in Italia
Nel suo discorso, Papa Leone XIV ha sottolineato il legame particolare tra il Papa e la Chiesa italiana, ricordando: “Seguendo l’esempio dei miei predecessori, anch’io avverto la rilevanza di questo rapporto ‘comune e particolare’, come lo definì san Paolo VI intervenendo alla prima assemblea generale della Cei.”
Ha poi annunciato: “Nell’esercitare il mio ministero insieme con voi, cari fratelli, vorrei ispirarmi ai principi della collegialità, che sono stati elaborati dal Concilio Vaticano II. In particolare, il Decreto Christus Dominus sottolinea che il Signore Gesù costituì gli Apostoli ‘a modo di collegio o ceto stabile, del quale mise a capo Pietro, scelto di mezzo a loro’ (n. 19). È in questo modo che siete chiamati a vivere il vostro ministero: collegialità tra voi e collegialità con il successore di Pietro.”
Tra i temi affrontati, anche quello della cooperazione con le autorità civili, che Papa Leone ha indicato come uno dei compiti propri della Cei: “La Cei è luogo di confronto e di sintesi del pensiero dei vescovi circa le tematiche più rilevanti per il bene comune. Essa, all’occorrenza, orienta e coordina i rapporti dei singoli vescovi e delle Conferenze episcopali regionali con tali autorità a livello locale.”
Una Chiesa viva, ma le sfide sono tante
Il Pontefice ha anche citato Benedetto XVI, che nel 2006 descriveva la Chiesa italiana come “molto viva, conserva una presenza capillare in mezzo alla gente di ogni età e condizione e dove le tradizioni cristiane” restano ben radicate.
Secondo Leone XIV, la Chiesa in Italia si trova ad affrontare nuove sfide legate al secolarismo, alla disaffezione nei confronti della fede e alla crisi demografica. Ha ricordato a tal proposito le parole di Papa Francesco: “In questo contesto – osservava Papa Francesco – ‘ci è chiesta audacia per evitare di abituarci a situazioni che tanto sono radicate da sembrare normali o insormontabili. La profezia – diceva – non esige strappi, ma scelte coraggiose, che sono proprie di una vera comunità ecclesiale: portano a lasciarsi ‘disturbare’ dagli eventi e dalle persone e a calarsi nelle situazioni umane, animati dallo spirito risanante delle Beatitudini’.”
Il compito di portare Cristo nelle vene dell’umanità
Ai confratelli vescovi, Leone XIV ha poi rivolto un accorato invito: “Portare Cristo nelle vene dell’umanità”, sottolineando come questo sia il primo grande impegno. “Si tratta di discernere i modi in cui far giungere a tutti la Buona Notizia, con azioni pastorali capaci di intercettare chi è più lontano e con strumenti idonei al rinnovamento della catechesi e dei linguaggi dell’annuncio” ha detto.
Tra gli impegni indicati dal Pontefice nella sua prima udienza alla Cei, anche la promozione di “percorsi di educazione alla non violenza, iniziative di mediazione, progetti di accoglienza”. Ha raccomandato: “La pace non è un’utopia spirituale: è una via umile, fatta di gesti quotidiani, che intreccia pazienza e coraggio, ascolto e azione. E che chiede oggi, più che mai, la nostra presenza vigile e generativa.”
Non è mancata una riflessione sull’umanesimo e sulla dignità della persona nel contesto delle nuove tecnologie: “L’intelligenza artificiale, le biotecnologie, l’economia dei dati e i social media stanno trasformando profondamente la nostra percezione e la nostra esperienza della vita. In questo scenario, la dignità dell’umano rischia di venire appiattita o dimenticata, sostituita da funzioni, automatismi, simulazioni.”
Ha quindi ammonito: “Senza una riflessione viva sull’umano – nella sua corporeità, nella sua vulnerabilità, nella sua sete d’infinito e capacità di legame – l’etica si riduce a codice e la fede rischia di diventare disincarnata.” Da qui l’invito a “coltivare la cultura del dialogo.”
Infine, rivolgendosi ai membri della Cei, il Vescovo di Roma ha esortato ad andare avanti nell’unità, con mentalità sinodale, e ha incoraggiato a compiere scelte coraggiose: “Non abbiate timore.” E ha concluso: “Nessuno potrà impedirvi di annunciare il Vangelo, ed è il Vangelo che siamo inviati a portare, perché è di questo che tutti, noi per primi, abbiamo bisogno per vivere bene ed essere felici.”

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