Oramai Domenico Pisana, ci ha abituati ad apprezzarlo per essere diventato uno dei poeti più conosciuti ed apprezzati nel panorama letterario nazionale ed internazionale. Premi e riconoscimenti fanno, è il caso di diro, la differenza, e non vengono per caso.

Domenico Pisana che anche come giornalista ha mosso i primi passi con il Domani Ibleo, continua con costanza la sua attività ed è diventato orgoglio di Modica e punta di diamante di un filone letterario, tra i più apprezzati.

Lo scorso 29 marzo a Cattolica, in Emilia Romagna, Domenico Pisana, come dicevamo, poeta e scrittore modicano, ha ricevuto il Premio Logos Cultura nell’ambito della 17ma edizione del Premio Internazionale Città di Cattolica “Pegasus Literary Awards, L’oscar della Letteratura italiana”.

A questa manifestazione hanno partecipato poeti, scrittori e saggisti in lingua inglese, francese e spagnola oltre che in lingua italiana. Il premio è stato patrocinato dal Parlamento Europeo, dal Presidente della Repubblica Italiana, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero dei beni e delle attività culturali, della Regione Emilia Romagna, della Republica del  Ecuador e della provincia di Rimini.  

Come Domani Ibleo abbiamo voluto fare una chiacchierata con Domenico Pisana per scoprire qualcosa in più di questo ulteriore riconoscimento alla sua carriera.

Domenico Pisana è stato premiato per la sua opera inedita “La poesia tra sogno e profezia nell’era dell’umanesimo digitale”. La cerimonia si è svolta nel cuore della cultura di Cattolica, il Teatro della Regina.

Professore Pisana un nuovo premio si aggiunge a quelli già ricevuti negli anni, quale valore assume questo ulteriore riconoscimento?

“Si tratta di un premio che mi giunge molto gradito, perché assegnato ad una mia opera ancora inedita che vedrà presto la pubblicazione, e che pone delle riflessioni su quello che è il ruolo della poesia nel terzo millennio, atteso che  la poesia, nell’Occidente ma non solo, sin dal mondo classico è stata da sempre intrisa dei valori dell’umanesimo”.

Nella sua nuova opera parla di humanitas, come la intende nello specifico?

“Da Omero a Virgilio, ai lirici greci passando per Dante e Petrarca, non c’è stata poesia che non abbia avuto, nella sua essenza più profonda, la presenza dell’ “humanitas” intesa nel senso  dello scrittore latino Terenzio,  che  con questo termine intendeva  uno stile di vita giusto ed equilibrato ed un modo corretto di relazionarsi con le altre persone. L’humanitas non è però da contrapporre a “divinus” , anzi al suo interno un posto rilevante occupa sicuramente la fede religiosa e la spiritualità, tant’è che i grandi poeti della Letteratura italiana e mondiale si sono sempre posti con inquietudine il significato dell’esistenza con domande ben precise: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, perché viviamo, che senso ha la vita, trovando nel mistero della Trascendenza la strada di una ricerca interiore personale e sociale”.

La poesia è ancora uno strumento efficace nell’era del digitale?

“Nell’era digitale la poesia –  afferma Domenico Pisana – deve diventare uno strumento per riflettere sulla nostra identità, sulle relazioni che instauriamo on line e sulle implicazioni etiche dell’uso del digitale.  Con le nuove tecnologie la poesia è divenuta visiva, interattiva e capace di far interagire   parole, immagini, video, suoni; è diventata poesia sonora atteso che  viene accompagnata da suoni, musica o effetti sonori; poesia ipertestuale, poesia immersiva, cioè  un’esperienza che coinvolge tutti i sensi del lettore e che può interagire con l’ambiente circostante”.

Professore molte volte Internet è visto come uno spazio pieno di rischi, ci sono delle criticità tra poesia e digitale?

“Sì, ci sono certamene dei rischi, tra i quali la perdita dell’autenticità: si corre il rischio che la poesia digitale perda il suo carattere intimo e personale, diventando un prodotto commerciale, standardizzato e omologato. Un secondo rischio è la superficialità: la sovrabbondanza di poesie on line sta portando a una frammentazione dell’attenzione e a una difficoltà nel concentrarsi sulla lettura e sulla scrittura poetica, sta determinando una dipendenza dalle tecnologie digitali che rischia di limitare la creatività e l’autonomia degli autori”.

Nello specifico quale ruolo deve avere oggi il poeta e la poesia?

C’è un testo di Khalil Gibran, poeta, pittore e filosofo libanese emigrato negli Stati Uniti, la cui poesia si trova tradotta in oltre 20 lingue, che  in una sua poesia  specifica quale possa essere il ruolo della poesia nel favorire l’inclusione della  civiltà occidentale e quella orientale. In questo testo dice Gibran:

La poesia è il salvagente
cui mi aggrappo
quando tutto sembra svanire.

Quando il mio cuore gronda
per lo strazio delle parole che feriscono,
dei silenzi che trascinano verso il precipizio.

Quando sono diventato così impenetrabile
che neanche l’aria
riesce a passare.

Il poeta del terzo millennio è, per restare a  Gibran, colui che con i suoi versi entra dentro le macerie interiori della vita per ricostruirla, rianimarla. Nell’era digitale  occorre il passaggio dal poeta che descrive o canta la vita al poeta che “ri-costruisce e che butta un salvagente per aiutare l’uomo a salvare la vita”.

Infine secondo lei la poesia può ancora avere una funzione sociale e profetica?

“Nell’umanesimo digitale la poesia, crede, deve ritornare ad avere una nuova  funzione  sociale e profetica   in grado di aiutare l’uomo  a leggere dal di dentro se stesso, i suoi rapporti con l’altro, con la società: la poesia deve – e mi avvalgo delle parole sempre attuali di Salvatore Quasimodo – “ri-fare l’uomo dentro”: questo è il problema capitale! – affermava il Premio Nobel per la Letteratura”.

gic