Versalis Ragusa: giovedì incontro a Palermo per parlare di una realtà già di fatto chiusa

Giovedi, 13 febbraio, alle ore 10:00 ci sarà un vertice a Palermo per parlare della vertenza Versalis e del futuro occupazionale degli impiegati e dell’indotto in particolar modo nel ragusano e nel siracusano.

All’incontro, richiesto all’assessore regionale alle attività produttive on. Tamajo dal Presidente della I Commissione Affari Istituzionali, on. Abbate, parteciperanno, oltre ai rappresentanti politici regionali, anche il Dirigente Generale delle Attività Produttive, i vertici dell’Azienda Versalis ed i sindacati che hanno seguito da vicino la vertenza.

Nonostante le sollecitazioni a sospendere il piano di smantellamento del sito ragusano, Eni intanto ha ritenuto di procedere già dai primi giorni di gennaio, alle operazioni di bonifica, mentre manca un chiaro piano di riconversione. “In questa fase è fondamentale evitare azioni che possano compromettere la ricerca di soluzioni alternative, in attesa di un progetto definito e strutturato, come auspicato anche dal Presidente Schifani lo scorso mese di dicembre” dichiara l’on. Abbate.

Ma di fatto, come ricorda anche la Cgil Sicilia, Eni ha già decio di chiudere dal primo gennaio la produzione a Versalis a Ragusa e dal 31 dicembre 2025 quella a Priolo. “Un progetto di dismissione – si legge nella nota –paradossalmente avallato dal governo, dal momento che Eni è un’azienda partecipata dallo Stato. Eni decide come un qualsiasi fondo di investimento privato estero di togliere al Paese, con l’avallo del Governo nazionale e il silenzio del Governo Regionale, l’asse portante dell’assetto industriale, quali sono appunto i cracking, e offre in cambio una nuova bioraffineria e solo una serie di titoli senza alcuna garanzia per lo sviluppo e gli occupati”. Per Ragusa, Eni senza dire come, quando e con quali autorizzazioni, – continua la nota del sindacato –  prospetta un centro direzionale, la lavorazione di materie prime derivanti da oli esausti, scarti animali e agricoli e impianti sperimentali di riciclo meccanico e di una filiera agricola che impegnerebbe, se fosse vero, un’area pari al 10% del territorio. Ecco, la parola chiave: se fosse vero!

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