Perché le nostre città non sono più sicure? Cresce il bisogno di legalità e di sicurezza

Cosa sta accadendo in provincia di Ragusa? Quella che un tempo era definita la provincia babba per la presunta assenza di cosa nostra e di atti legati alla criminalità organizzata è oggi diventata “sperta”, per utilizzare un’altra espressione siciliana, ovviamente nel senso negativo del termine.

Ma da cosa dipende questo cambiamento? I fattori sono certamente tanti ed il disagio sociale è certamente la prima causa ma ciò che accumuna realmente questi atti criminali è la consapevolezza che le nostre città sono più esposte, meno sicure, non sono più vissute dai cittadini che stanno diventando quasi ospiti soprattutto nei centri storici.

E questo perché i cittadini non si sentono più sicuri e non escono di casa nelle ore serali e lasciano che siano altri a muoversi indisturbati. Insomma il cane che si morde la coda. Perché oggi più le città sono abbandonate a se stesse, degradate, più i quartieri si spopolano, più le saracinesche di abbassano, più aumenta questa sensazione di pericolo.

Un ambiente degradato provoca un senso di abbandono, di mancata attenzione da parte delle autorità e eleva la soglia di indifferenza, facilitando i comportamenti devianti, tra cui quelli criminali.

È nota la teoria delle finestre rotte, secondo la quale se in uno spazio non ci si cura di contrastare infrazioni anche piccole e si tollerano comportamenti poco corretti, da un lato si può favorire il consolidamento di cultu­re criminali, dall’altro si induce chi abita nella zona a pensare che la commissione di un reato possa essere più facile e accettata.

Succede ad Ispica, ma anche a Modica, Scicli, Pozzallo, Vittoria. Un escalation criminale che sta mettendo veramente a rischio la nostra provincia. E’ difficile rispondere alla domanda iniziale: quali sono le cause? I fattori dicevamo sono tanti.

Ad esempio l’apertura dell’autostrada che pur avendo portando giovamento sotto certi aspetti, rende oggi le nostre città facilmente raggiungibili anche da altre provincie a noi vicine, diventando una via d’accesso e di conseguenza di fuga facile per tutti anche per la criminalità.

È inutile negarlo siamo diventati un territorio esposto sotto vari punti di vista ma a questo cambiamento non è seguito un adeguamento delle condizioni di sicurezza, come se non fossimo preparati a questa sovraesposizione ma soprattutto c’è anche a volte la percezione che non si voglia accettare questo cambiamento. È vero che molti comuni si sono dotati di video sorveglianza ma a quanto pare questo non basta.

Ovviamente le forze dell’ordine fanno quello che possono ma sono a corto di personale e il territorio è vasto.

Certo basterebbe anche mettere nelle condizioni i comuni di poter rafforzare gli organici di polizia municipale che sarebbero comunque un deterrente importante e anche un modo per tranquillizzare i cittadini. Da quanto tempo non si vedono pattuglie in giro per le città?

Insomma, sono tante le cose su chi bisognerebbe porre attenzione per fronteggiare e ancora prima prevenire il fenomeno. Sicuramente la collaborazione è fondamentale, è necessario agire insieme per fermare questo fenomeno ed evitare di arrivare ad una soluzione forse estrema ma a questo punto necessaria: l’intervento dell’esercito. Forse una provocazione ma certamente è necessario un segnale forte.

Venerdì a Vittoria si terrà una “marcia per la sicurezza”. Una marcia a cui forse dovrebbero partecipare anche gli altri sindaci Tutti devono fare la loro parte, noi come giornalisti, i cittadini, le istituzioni, le forze dell’ordine, le amministrazioni, le organizzazioni sindacali, i commercianti, tutti devono difendere le nostre città e restituirle come giusto che sia ai loro cittadini affinché siano luoghi sicuri da vivere, da visitare dove lavorare e investire.

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