Aeroitalia cancella 4 rotte dall’aeroporto di Comiso ennesimo schiaffo all’economia iblea
Una nuova tempesta si abbatte sull’aeroporto di Comiso. Lo scalo degli Iblei, già al centro di numerose difficoltà, subisce un altro duro colpo.
Aeroitalia, infatti, ha annunciato attraverso una breve nota la cancellazione di quattro rotte: Bologna, Cuneo, Firenze e Perugia. La compagnia lascerà attive solo tre tratte (Roma, Bergamo e Parma) con voli operati da un Embraer 175.
Una decisione inaspettata, che coglie di sorpresa il territorio, il quale aveva visto nello scalo di Comiso un possibile trampolino di lancio per il rilancio dell’economia e del turismo locale. Colpisce il fatto che l’annuncio sia giunto prima ancora di conoscere l’esito del bando da 9 milioni di euro promosso dalla Regione Siciliana per potenziare le rotte e la connettività del territorio.
Cancellate rotte strategiche
Perché cancellare rotte che avrebbero potuto essere strategiche per migliorare la connessione tra il Sud-Est siciliano e il resto d’Italia? Bologna e Cuneo rappresentano due nodi fondamentali per il Nord Italia, sia dal punto di vista economico che per il mondo universitario, quindi non solo per il turismo. Firenze, scrigno artistico ed emblema del patrimonio culturale italiano, e Perugia, situata nel cuore del Paese, avrebbero potuto attrarre flussi significativi.
Questi voli erano stati accolti con entusiasmo e hanno registrato un buon utilizzo, soprattutto durante le festività natalizie. Tuttavia, sembra che ciò non sia stato sufficiente per Aeroitalia o per la sua strategia di marketing, oppure che qualcuno abbia deciso di relegare Comiso in un angolo, come se fosse un progetto destinato a non decollare, forse qualche “bravo” del terzo millennio.
Quel che è certo è che qualcosa non funziona. La SAC, società che gestisce gli scali di Catania e Comiso, ha incassato un’altra pessima figura: lo scalo, invece di crescere e diversificare le sue rotte, rimane nella stagnazione, con un traffico ridotto al minimo indispensabile per mantenerlo operativo.
La cancellazione di queste rotte rappresenta una perdita significativa, non solo in termini di visitatori ma anche per il flusso economico che avrebbe potuto generare in un territorio che contribuisce tanto all’intera Regione, ma che sembra destinato a rimanere isolato.
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