Elezioni a Vittoria, il risultato cambierà gli assetti e condizionerà molte candidature in provincia di Ragusa

Salvini insisterà sulla Presidenza di Nino Minardo? Il sindaco di Modica Abbate verso il pittoresco Cateno De Luca?

L’estate ce la siamo lasciata oramai alle spalle, e con essa anche la fragile tregua che prelude al rush finale verso la composizione del nuovo quadro politico provinciale, in vista delle imminenti regionali e degli stravolgimenti che candidature ed alleanze porteranno anche sulle amministrazioni comunali.

Si comincia con Vittoria, dove, tra poco meno di 15 giorni si capirà se l’offerta politica di Fratelli d’Italia potrà avere un qualche margine di successo, ovvero se il vecchio leone Aiello riusciràa spazzare in un colpo solo le speranze dell’intera coalizione di centrodestra.

Si trata di elezioni delicate ed importanti, non fosse altro perché al sorte del candidato sindaco Sallemi, avrà conseguenze importanti anche sulle liste di Fratelli d’Italia alle imminenti regionali; con Sallemi sindaco la partita si farebbe molto interessante nel partito della Meloni, dove scalpitano a Modica Tato Cavallino ed a Ragusa la variabile Ciccio Barone, a cui crescente incompatibilità gestionale e caratteriale con il Sindaco Cassì è oramai argomento di diffusa conversazione negli ambienti del centrodestra ragusano.

Diverso il panorama con Salemi sconfitto e probabile candidato di punta alle regionali. In quel caso è probabile che Barone non sia più della partita, e che gli ex AN possano tirare la volata all’avvocato vittoriese, tenendo però conto, in entrambe le ipotesi che c’è un altro avvocato di Comiso, e per giunta deputato uscente, che a Fratelli d’Italia guarda da un pezzo. Quale migliore rifugio infatti per l’ex lista del governatore “Diventerà Bellissima” e per Giorgio Assenza in provincia, se non la federazione con FdI, con un’unica lista a concorrere?

Una opzione fortemente accreditata che potrebbe passare di moda solo se Musumeci conquistasse la ricandidatura, e con essa la velleità di presentare una propria lista; ipotesi oggi difficile, ed anche elettoralmente non irresistibile, se si pensa che il partito della Meloni ha un’opa lanciata su quel seggio, e che i salviniani, accettando la ricandidatura di Musumeci, non vedrebbero certo di buon occhio una lista del presidente capace di sottrarre consensi ad un’area contigua a quella della Lega.

Proprio la Lega anima un’altra grande incognita: fino a  che punto Salvini si spingerà a richiedere la Presidenza (che ricordiamolo al tavolo nazionale della scorsa primavera fu assegnata proprio al Carroccio), proiettando verso la candidatura a Palazzo d’Orleans il modicano Minardo?

Una domanda le cui risposte condizioneranno non poco la costruzione della lista leghista, laddove Minardo sembra in ogni caso proiettato verso Palermo, e laddove solo una sua contemporanea candidatura nel listino potrebbe rendere competitiva la platea degli avversari, primo tra tutti quell’OrazioRagusa per il quale sembrano chiuse le porte del comune di Scicli e che avrebbe come unica alternativa alla dorata pensione la ricandidatura all’Ars, dove potrebbe avere, Minardo escluso, come primo concorrente GiovanniOcchipinti.

E poi c’è la questione modicana, con il sindaco Abbate che cresce nei consensi, ma annaspa nella identificazione di una lista che possa avere, per ragioni diverse, interesse alla sua candidatura, pur nella consapevolezza della ingente dotazione di consensi che la stessa porterebbe con sé.

Chiuse definitivamente le porte di Fratelli d’Italia e della Lega nel centro destra, e del Pd e di ciò che resta dei renziani nel centro sinistra, mai presa in considerazione reciprocamente l’opzione 5 stelle o Sinistra italiana (anche se si tratterebbe di un ritorno), sembrano restare solo due vie, entrambe nell’alveo del centrodestra.

La prima porta a Forza Italia, ma i bene informati parlano di un patto di ferro tra Minardo e Miccichè per evitare all’attuale deputato nazionale leghista di ritrovarsi a Modica un deputato regionale non sua diretta emanazione; la seconda porterebbe alla lista che Romano, gli ex Udc, pezzi dell’antico centrosinistra ed lombardiani starebbero per approntare.

Ma qui le incognite sono tante, a partire da un patto federativo, del quale si parla insistentemente a Catania, tra la Lega e i lombardiani, per finire alla scarsa probabilità, in un’elezione così competitiva per i centristi, ai quali potrebbe anche mancare l’apporto del movimento di Lagalla, di superare lo sbarramento.

Ed allora a tornare d’attualità potrebbe essere l’alleanza con il pittoresco Sindaco di Messina, Cateno De Luca che Abbate lo accoglierebbe a braccia aperte.

Qui i dubbi per il primo cittadino modicano sono tutti politici: schierarsi con De Luca, in caso di insuccesso, lo porrebbe ai margini dell’impero, con scarse probabilità di rientrare in gioco per incarichi di rilevanza; ma anche le probabilità, al di là del folkloristico avvio, delle concrete possibilità per De Luca di trovare spazio di visibilità fuori dalla sua città, per una proposta politica che si scontrerebbe con la monolitica alleanza di centrodestra e con la nuova alleanza tra M5S e Pd a  sinistra, correndo il rischio di ripetere la figura barbina di qualche anno addietro.

Certo per Abbate il suono del gong si avvicina, atteso che le sue dimissioni, ope legis, dovrebbero arrivare in primavera se non vuole incorrere nell’ineleggibilità; ed allora si aprirebbe una nuova partita per Modica, altrettanto complessa ed affascinante politicamente.

Ma questa è un’altra storia…

Cateno De Luca, Gianfranco Miccichè, Giovanni Occhipinti, ignazio abbate, Matteo Salvini, Nino Minardo

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