Raccolta delle olive, Dop Monti Iblei, Arezzo: ” meno quantità ma qualità elevata “

Tutto pronto per la campagna di raccolta delle olive che porterà alla produzione del nuovo olio Dop monti iblei.


Un bel colore verde brillante, profumato, con un giusto equilibrio tra amaro e piccante. Un’annata di qualità, anche se con minori quantità, favorita dalle condizioni meteo.

Ci si prepara, al meglio, per la raccolta delle olive e la produzione dell’olio Dop monti iblei. Nella fascia costiera i produttori sono già al lavoro per pulire le aree sottostanti gli uliveti così da potere stendere le reti. Gli alberi sono vigorosi con un portamento assurgente, le folte chiome fanno registrare le olive sparse tra la parte bassa e l’apice dell’albero. La campagna olearia è nel vivo e tra qualche giorno sarà possibile scoprire le caratteristiche visive, olfattive e gustative del novello olio Dop.


“La quantità quest’anno non sarà consistente – commenta il presidente del consorzio di tutela olio Dop monti iblei, Giuseppe Arezzo – ma conserveremo inalterata la qualità eccellente del nostro prodotto. Questa connessione fra prodotto, uomo e territori è il vero elemento non riproducibile. È ciò che si trova in ogni bottiglia del nostro olio Dop”.

Il percorso di qualità e garanzia è tracciato e certificato dal campo alla bottiglia. Alta qualità e trasparenza le chiavi principali per il migliore posizionamento nei mercati internazionali. L’olio Dop monti iblei ha un proprio brand nel mercato americano, inglese, giapponese, francese. “Grazie al lavoro straordinario dei nostri produttori –aggiunge il presidente del consorzio di tutela – l’olio Dop conta su un mercato diretto importante in Europa e nelle botteghe con prodotti di nicchia”.

Il territorio di produzione dell’olio extra vergine d’oliva Dop monti iblei cade nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa per una superficie complessiva di 19mila ettari.  In questa zona elettiva, la coltivazione dell’ulivo si basa su sistemi tradizionali e ciò è testimoniato dalla presenza di migliaia di ettari di uliveti e di centinaia di piccoli frantoi, che utilizzano processi di estrazione dell’olio tramite centrifuga o basandosi su sistemi ancora più tradizionali, quali i meccanismi a pressione.

Le varietà più coltivate sono: la Tonda iblea, la Moresca e la Nocellara etnea o Verdese, di nuova introduzione, a seguito dell’approvazione della modifica del disciplinare di produzione, la Biancolilla e la Zaituna (cultivar antica detta Siracusana già presidio Slow food). Queste varietà devono essere presenti negli oliveti per almeno l’80%, da sole o congiuntamente. Inoltre, possono concorrere altre varietà fino a un massimo del 20%.

Giuseppe Arezzo

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