Gli speculatori trovano “terra fertile”, ecco perchè nascerano distese di pannelli fotovoltaici

Faccendieri, procuratori e prestanome stanno razziando ettari su ettari ti terreni, mentre la politica non riesce ad avviare la costruzione di un termovalorizzatore

Qualcuno ha deciso di svendere la Sicilia ai grandi gruppi industriali che si occupano di energia fotovoltaica, trasformando i nostri campi, le nostre terre, persino i Parchi ambientali in immense distese di pannelli fotovoltaici che portano con sé due miracoli: il primo la ricchezza per chi li sfrutta, il secondo, la ricchezza per chi possiede i terreni sui quali sorgeranno.

Perché in questo business c’è un dato che a molti sfugge, al di là delle proteste: se qualcuno compra è possibile perché c’è qualcuno che vende; perché se in un sussulto etico i coltivatori siciliani, gli agricoltori, i proprietari di quelli che un tempo furono i grandi latifondi, oggi frazionati in mille rivoli, decidessero di resistere alle iniziative, allora a poco servirebbero proteste ed articoli. Semplicemente mancherebbe l’oggetto del contendere: i terreni.

Ed invece gli speculatori hanno trovato terra fertile (sembrerebbe un paradosso…) in un’agricoltura che, dopo la sbornia dei contributi e delle prebende dei decenni passati, ha fatto fatica a rimanere competitiva, aiutata poco e male dalla politica, e per nulla dalle nuove generazioni, che vedono il lavoro della terra come una sorta di damnatio sociale; da lì alla vendita di intere porzioni del territorio regionale il passo è stato breve, anzi brevissimo.

Consiglierei agli agricoltori, alle associazioni ambientaliste, ai politici, agli amministratori locali, persino ai giornalisti, che si lamentano e denunciano l’invasione del fotovoltaico, di iniziare proprio da lì: dall’estrema facilità con la quale faccendieri, procuratori e prestanome stanno razziando ettari su ettari di quella che era la più fertile, ma anche la più virtuosa, naturalisticamente parlando, terra in Sicilia.

Poi c’è la politica, una politica che non riesce ad avviare la costruzione di un termovalorizzatore per ovviare all’atavica emergenza rifiuti, ma che accetta supinamente, anzi favorendola, la violenza sul territorio. Parchi naturali, zone protette, oasi naturalistiche, persino i territori tutelati dall’Unesco, trasformati in una distesa di pannelli fotovoltaici.

Diventeremo quello che fu l’Olanda negli anni ’80, quando gli impianti eolici accoglievano, lungo le coste strappate al mare, visitatori e turisti. Con una piccola differenza: allora si integravano benissimo con il paesaggio, erano allocati in alto mare e non alteravano l’immagine di una terra che era appena stata strappata alle acque; oggi, in Sicilia, ci sottraggono l’unica vera industria che abbiamo, quella turistica, rubando porzioni di territorio ed alterando, in maniera irreversibile lo skyline, modellato in millenni di storia, che avrebbe dovuto essere il biglietto da visita per i turisti.

Gaverno Regione, sicilia

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