Keynes e Il“ Fantasma della Politica” nella Storia economica

      Di Salvatore G. BLASCO

     In questa breve analisi voglio uscire fuori dei soliti argomenti politi, geopolitici, militari e quant’altro per avvicinarmi ad uno dei concetti economici di grande valenza e attualità facente parte della storia economica.

     Gli altri argomenti di cui sopra li lascio ai “tuttologi” o pseudo profeti di ogni genere di turno che ormai occupano quasi tutti i palinsesti televisivi di ogni ordine e grado.

     Il concetto di “fantasma della politica” in ambito economico, viene spesso associato al pensiero di John Maynard Keynes. Ma in effetti non è direttamente trattato da Keynes  nel suo lavoro principale, cioè la “Teoria  generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta”.

Il “fantasma politico” si riferisce alla sua critica economica liberale classica che riteneva inadeguata per affrontare le crisi economiche.

     Keynes sosteneva invece l’intervento dello Stato nell’economia per stabilizzare i cicli economici sostenendo la domanda aggregata al fine di garantire la piena occupazione.

     L’obiettivo di Keynes, nello scrivere la “General Theory”, era fornire una spiegazione plausibile del funzionamento del sistema di mercato diversa rispetto a quella offerta dalla scienza economica ufficiale del suo tempo, ovvero quella < classica>.

La sua opera ha avuto un impatto significativo sulla politica economica e ha fornito strumenti per affrontare le crisi del capitalismo, che spesso purtroppo si manifestano attraverso dinamiche politiche.

La sua enfasi sulla politica fiscale e sull’intervento statale per gestire la domanda aggregata e altresì contrastare la disoccupazione ha reso il lavoro di Keyns rilevante per la politica economica e diciamo anche nelle discussioni di governo.

     Quindi il fantasma della politica per Keynes si riferisce alla sua visione del ruolo dello Stato nell’economia, in particolare durante le crisi.

     Keynes, pur non essendo un sostenitore di un intervento statale costante, riteneva che lo Stato avesse un ruolo cruciale da svolgere, soprattutto per stabilizzare l’economia e contrastare le fluttuazioni del ciclo economico.

keynes, insomma, critica l’affermazione della teorica neoclassica secondo cui un sistema economico concorrenziale, lasciato a se stesso, raggiunge automaticamente il pieno impiego  delle risorse produttive disponibili, in particolare del lavoro.

    Il fatto è che Keynes è tanto affascinante e attraente.

     Gli economisti hanno lavorato per decenni cercando di dare un senso alla teoria di Keynes e usarla per spiegare le depressioni, le crisi, le recessioni, la disoccupazione ed altro.

     E’ non è affatto vero che gli economisti abbiano respinto Keynes.

     Infatti è vero il contrario: alcune delle menti più brillanti della disciplina, convinte dell’assoluta verità delle idee di Keynes, hanno speso decenni per provare a far funzionare quelle idee.

A questo punto possiamo dire che loro e noi abbiamo fallito.

In sintesi , Keynes non era solo un economista brillante, ma anche un uomo profondamente impegnato nel migliorare la società e le condizioni di vita delle persone.

     Von Hayek, che è considerato il vero oppositore intellettuale di Keynes scrive di lui a Lydia(Lydia Lopuchova moglie di Keynes):< E’ stato l’unico uomo veramente grande che io abbia incontrato e per il quale io abbia avuto un’ammirazione sconfinata>.

     E Lydia :< Ora io sono disperatamente sola senza di lui.

     La luce si è spenta. I grieve and weep>.( cfr G. La Malfa, Keynes l’eretico).

     Concludo questa breve disamina mettendo in piena luce il lato profondamento umano di questo gigante del pensiero economico.

S.G. BLASCO

Già Direttore IntesaSanpaolo

General Theory, Lydia Lopuchova, Von Hayek

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