Rischio povertà è molto alto, specialmente nel sud dove è faticoso sbarcare il lunario

di Salvatore G. BLASCO – Da uno studio recente della Cgia di Mestre emerge un rischio povertà molto più alto specialmente tra i lavoratori autonomi che tra i dipendenti.

Il rischio povertà è cifrato intorno al 22,7%, questa riguarda tutti i nuclei che hanno come capofamiglia un lavoratore autonomo, mentre la quota riferita a tutte le famiglie con un capofamiglia dipendente è decisamente inferiore, la cui percentuale si cifra al 14,8 per cento.
Insomma negli ultimi lustri abbiamo assistito a una progressiva e inesorabile riduzione del potere d’acquisto di salari e stipendi che hanno spinto verso l’indigenza molti lavoratori – operai e impiegati – con bassi livelli contrattuali.
Il rischio povertà o esclusione sociale è un indicatore molto complesso che è dato dalla somma delle persone che si trovano almeno in una condizione di grave deprivazione materiale e sociale.
Oltre quelle famiglie che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro.
In Italia sono oltre 5 milioni le partite Iva, metà sono forfettari.
Stiamo parlando qui di attività economiche senza dipendenti con un fatturato annuo al di sotto degli 85 mila euro.
Insomma “Soggetti” che faticano a incassare le proprie spettanza e che si trovano in condizioni economiche molto fragili e, quindi, per essere più chiari, a rischio di povertà.
A questo punto definiamo meglio che cosa è la povertà.
La povertà indica una condizione di scarsità materiale o spirituale, relativa a un ipotetico standard, opposto a una condizione ritenuta di ricchezza.
Naturalmente le crisi economiche, le guerre come quella in atto tra Russia e Ucraina e , ora i dazi ( cioè le tasse ) scatenate da Trump aggravano ancora di più la posizione della popolazione più povera.
Ma questo fenomeno non è ascrivibile all’oggi ma fa parte della storia e quindi è da attribuire alla politica economica e finanziaria sbagliata da parte della politica.
I dazi americani naturalmente creeranno disoccupazione, recessione e inflazione.
L’inflazione colpisce solo i poveri?
A questo punto di questa disamina vi voglio parlare di un paradosso, quello che l’inflazione colpisce solo i poveri e non i ricchi.
Quando si verificano eventi economici del genere è automatica la riduzione del potere d’acquisto dei cittadini quali di colpo vedono tagliate le proprie capacità di spesa nella stessa maniera, con la conseguenza, con la conseguenza di ridurre il loro tenore di vita.
Per cui aumenta il malessere di chi guadagna poco e i poveri, se possibile, diventano ancora più poveri.
I ricchi si troveranno i loro immobili e terreni che spesso si rivalutano automaticamente.
Al contrario, i poveri sono penalizzati, perché l’inflazione ha eroso i loro investimenti o risparmi. Questo è il paradosso che ci offre la macroeconomia nel suo divenire.
A tal proposito per rendere più chiaro quanto sopra cito un concetto che fa parte della grande letteratura dove chi odiava l’economia si esprimeva in questi in termini: parlo di Carlyle il quale disse ciò che oggi ancora molti odiatori dell’economia sottoscriverebbero: < Di tutti i ciarlatani che fanno bla-bla-bla, gli economisti sono i più rumorosi >. Per fortuna ci ha pensato la storia a smentire Carlyle.
Washington sta distruggendo il sistema commerciale mondiale sulla base di colossali falsità. Il tutto è come una guerra che tutti perderanno.
I dazi non riusciranno a chiudere nessuno dei deficit degli Stati, alzeranno prezzi e inflazione, renderanno l’America e il Mondo più poveri annullando i vantaggi del commercio e della globalizzazione.
E gli americani diventeranno i nemici di tutti per i danni che hanno provocato al mondo.
Ovviamente, tra le categorie monitorate anche dall’Istat la più disagiata economicamente e socialmente e quella dei pensionati, dove il rischio povertà delle famiglie è addirittura al 33,1 per cento.
Per chi opera nel Sud d’Italia, fatemelo dire, la cosa è ancora più complicata.
Nel Mezzogiorno che sbarcano il fatidico lunario con piccoli lavori senza disporre di alcun ammortizzatore sociale a sostegno pubblico.
Tutti questi di cui sopra sono soggetti che purtroppo faticano a incassare le proprie spettanze e, nella maggioranza dei casi, sono in condizioni economiche fragili e a rischio povertà.
S.G.B
Foto di copertina tratta da portale Ansa