Chi è più responsabile: chi ha piantato il seme o chi ha portato il sistema al suo fallimento

Ospitiamo oggi la riflessione di Carmelo Modica che ancora una volta si occupa del “dissesto” del comune di Modica, da settimane al centro del dibattito politico e non solo.

( di Carmelo Modica) – Tutto ciò che ha caratterizzato il dibattito aperto con la dichiarazione del dissesto finanziario del Comune di Modica, da quando abbiamo pubblicato qui il nostro precedente articolo del 22 gennaio scorso, in particolare le interviste su La Sicilia dell’ex sindaco Scivoletto e del Sindaco Monisteri ed il convegno organizzato da alcune associazioni culturali, promosso dalla scuola di formazione politica di partito “Virgilio Failla”, ha secondo noi confermato che il dissesto economico è l’esito di un dissesto culturale.

Ogni decisione e provvedimento, ogni processo decisionale, progetto e pianificazione derivano da una visione culturale e politica. Quando sostenemmo questa natura culturale del dissesto non fummo smentiti. Ciò accadde perché un fronte politico, in particolare quello della sinistra, ben sa che un approccio culturale metterebbe in evidenza come la demonizzazione dei due mandati di Abbate non miri a rifondare un’azione politica, come il momento richiederebbe, bensì a sfruttare le responsabilità evidenti dell’ex sindaco per ottenere vantaggi elettorali.

Spinti dal pensiero di Giovanni Gentile, che con la sua concezione dell’attualismo sosteneva che il pensiero si realizza nell’atto, da Ezra Pound, che esigeva che la cultura si traducesse in azione concreta, e da Antonio Gramsci, che ne sottolineava il carattere militante e operativo, leggiamo con preoccupazione la sterilizzazione del dibattito attuale. Questo si concentra esclusivamente sulle colpe del decennio di Abbate, con un’insistenza che tradisce la volontà di capitalizzare elettoralmente il dissesto piuttosto che delineare strategie per uscirne rapidamente e restituire al Comune una gestione amministrativa normale.

È il dissesto culturale della classe dirigente nel suo complesso a impedire un’analisi efficace della situazione. Un dibattito serio dovrebbe basarsi su una cronologia disincantata dei provvedimenti amministrativi, su un’adeguata politica delle entrate abbinata a una strategia di sviluppo sociale per aumentarle e su una struttura efficiente per la riscossione delle tasse.

Come affermava lo psicologo B.F. Skinner, “la cultura è ciò che rimane dopo che si è dimenticato quanto si è appreso a scuola“. Dalle nostre letture di sociologia e antropologia a noi rimane un principio essenziale: ogni problema ha una naturale tendenza a risolversi. L’uomo può deviarne il corso per interesse, mediocrità o calcolo politico, ma prima o poi la realtà si impone, spesso con forza e dolore. Proprio come un fiume, deviato forzatamente dall’uomo, che alla fine riconquista il suo letto con violenza, smottamenti e terremoti.

E’ quello che è accaduto al Comune di Modica in cui, almeno dall’apparizione sulla scena politica del duo Avola-Terranova la politica finanziaria del Comune ha abbandonato il naturale (legale, giusto e logico) modo in cui doveva inverarsi e si è allontanata via via suo letto ed adesso, raggiunto il punto di non ritorno è costretta al dissesto finanziario

Infatti, il dissesto finanziario del comune di Modica è il fiume che martoriato, spappolato in rigagnoli e deviato da almeno sessant’anni di costante assenza di una politica delle entrate, delle quali interessava, solo fittiziamente, pomparne le dimensioni per aumentare la possibilità di spesa che finiva, non essendo coperte dalle entrate che erano solo fittizie, per creare debito, pretende ora di riprendere il suo naturale “letto”: non esiste, pertanto, un possibile “che fare?” che possa esimersi dall’accompagnare questo “fiume” offeso dalla classe politica modicana a riprendersi il suo letto.

Ed è la legge ad aver riportato il dissesto comunale nel suo alveo naturale: da un lato, assegnando al Ministero dell’Interno l’onere di gestire il debito accumulato; dall’altro, lasciando al governo locale solo l’ordinaria amministrazione con l’obbligo di non contrarre nuovi debiti. Tuttavia, al sindaco Monisteri nessuno potrà togliere la possibilità di rifondare il Comune di Modica su basi di morale amministrativa, criteri di buon governo e un’azione coerente e trasparente.

Enorme è lo spazio per iniziative che non necessitano di risorse economiche ma di studio, ricerca, corretto e intelligente utilizzo delle risorse umane e strumentali, coinvolgimento della società civile, modifiche allo Statuto comunale, rivitalizzazione delle commissioni consiliari per arricchire la competenza, l’economicità e l’efficienza dei processi decisionali, nonché riorganizzazione dell’ente secondo criteri di efficienza e massimo utilizzo delle tecnologie. Di tutto ciò parleremo nel nostro terzo articolo.

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Tutti questi ragionamenti si fondano su due capisaldi culturali. Il primo è che la responsabilità del dissesto ricade sull’intera classe politica che ha governato Modica da Saverio Terranova a oggi. Il secondo è che il dissesto è culturale, ovvero legato ai metodi e ai criteri di gestione delle finanze, piuttosto che a un mero problema quantitativo. Sul piano quest’ultimo piano, riteniamo che il dissesto possa essere rappresentato come una valanga o uno smottamento: inizia in modo lieve, poi si ingrossa man mano che scende a valle, rendendo difficile stabilire se la responsabilità sia da attribuire all’evento iniziale o alla sua conclusione.

C’è da chiedersi: a provocare il dissesto furono i mille impiegati di Saverio Terranova ed i singoli debiti di tutti i governi oppure i due governi finali nei quali si materializzò la “metastasi” finale, esito scontato di tante mancate chemioterapie?

Ed infine, vale la quantità di malgoverno, causa del costante incremento del debito, oppure la qualità di una politica finanziaria “creativa” di tutti, ribadiamo tutti, i colori della nostra politica.

Solo un governo va assolto ed è quello di Antonello Buscema

Carmelo Modica

Foto di copertina tratta da web.

Antonello Buscema, ignazio abbate, Maria Monisteri, Nino Avola, Saverio Terranova

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