A Modica il dissesto risveglia il dibattito politico. FdI: Monisteri si dimetta. Pd: Noi mai con la Dc

Dopo la dichiarazione di dissesto le forze politiche di opposizione ma anche i cittadini sembrano essersi risvegliati dal torpore di questi anni e dicono la loro sulla situazione politica. Intanto Totò Cuffaro cerca di fare da paciere e stempera gli animi
“L’imminente rimpasto in giunta, che è solo un operazione di marketing per colmare il vuoto lasciato dal fallimento politico di questa maggioranza, non può rappresentare il cambiamento necessario per una nuova stagione politica. Al Sindaco Monisteri sentiamo di rivolgere un accorato appello affinché prenda atto dell’esperienza fallimentare del suo progetto politico e rassegni le dimissioni. Questo sarebbe l’unico vero atto di responsabilità e d’amore nei confronti della città” A dichiararlo il circolo cittadino di Fratelli d’Italia.
Partiamo da queste parole per capire che cosa sta succedendo a Modica. E la risposta è semplice non sta succedendo niente. Attenzione però, perché dietro questo niente c’è un significato importante. Non è un niente, come molti possono immaginare, dovuto a inefficienza, (quella c’è pure ovviamente ma è più amministrativa), è piuttosto un niente studiato a tavolino, è un niente che bisogna leggere da un punto di vista politico.
Dopo la seduta del consiglio comunale il sindaco Maria Monisteri sembrava aver alzato la testa ed essere determinata a dare un colpo di spugna e cambiare le cose, forte anche del rinnovato consenso dei cittadini che avevano interpretato la sua decisione di avviare il dissesto come un atto di coraggio grazie anche al comportamento strano di una parte della maggioranza che con la sua decisione di non votare il dissesto, ha contributo al processo di beatificazione della sindaca.
Così invece non è stato. I motivi sono vari: primo fra tutti l’intervento del leader del partito,Totò Cuffaro che si ritrova a dover stemperare gli animi fra l’on Abbate e la sindaca Maria Monisteri che fanno parte entrambi dello stesso partito. Ma mentre Maria Monisteri, a prima vista potrebbe apparire più domabile, Ignazio Abbate scalpita, e dopo aver resistito per un periodo per lui molto lungo senza parlare ha ricominciato a farlo.
Ovviamente non si parla di dissesto quello è tema tabù ma è ritornato a fare i proclami, ad annunciare i risultati ottenuti a ricordare ai modicani, sopratutto, chi è che comanda davvero. E chi domanda davvero? In realtà non è più così chiaro come prima. O forse è sempre stato chiaro chi comanda davvero in città, e non stiamo parlando ne’ di Ignazio né di Maria, anche se quest’ultima potrebbe essere avvantaggiata essendo protetta non solo da Totò ma anche da altri.
Certo ad oggi i numeri non sono a suo favore: Maria Monisteri non ha la maggioranza in consiglio e questo è un dato di fatto. Fra l’altro è stata esclusa categoricamente anche dal Pd quella ipotesi di un eventuale accordo con i consiglieri di opposizione per isolare il gruppo di Abbate. Qualche giorno fa infatti il Pd cittadino ha dichiarato: “Estranei ad alcuna trattativa o accordo per la composizione della giunta, continueremo piuttosto a lavorare con serietà, vigilando sull’operato dell’amministrazione e proponendo soluzioni concrete per il bene della nostra Città” .
E così resta il problema dei numeri che in politica si sa non è un problema da poco. E questo ritarda il rimpasto in giunta perché qualsiasi mossa sbagliata potrebbe rompere del tutto il fragile equilibrio interno alla maggioranza.
Si fanno anche dei nomi sia dei probabili assessori che dovrebbe essere fatti fuori, come la Facello e la Vindigni mentre resta in bilico Tino Antoci. Ma si parla anche dei possibili candidati a ricoprire questo ruolo: come Giorgio Moncada e Daniela Spadaro. Ma sono solo nomi che in effetti forse non porterebbero a quel cambio di passo che ci si aspetta davvero da questa amministrazione. Mentre ci sono partiti di area centrodestra, come Forza Italia, che spingono per una giunta fatta da tecnici.
Non ha tutti i torti il partito di Fratelli d’Italia nel dichiarare che “l’imminente rimpasto in Giunta, annunciato dallo stesso sindaco, nel disperato tentativo di ricucire rapporti politici ormai logori, sia una mera operazione di marketing che non giovi alla città e ai cittadini. Modica non merita di assistere al walzer di poltrone nel velleitario tentativo del sindaco di “tirare a campare”. La città attende un reale cambio di passo nella vita politico-amministrativa.”
Ma come potrebbe avvenire questo reale cambio di passo? È difficile dare una risposta. Molti chiedono le dimissioni del sindaco ma sarebbe davvero questa la soluzione? Quale sarebbe in questo momento l’alternativa? E poi chiedere la testa del sindaco significherebbe dare ragione a chi in questo momento vuole scaricare su di lei tutte le responsabilità. Il sindaco è certamente responsabile ma non è la sola che deve pagare. E poi sarebbe troppo facile uscire di scena così senza assumersi le proprie responsabilità, senza almeno provare a sistemare le cose. Fra cinque anni i cittadini devono avere tutti gli elementi necessari per giudicare anche questa amministrazione.
Intanto comunque la città sembra essersi svegliata dal torpore di questi anni e vuole dire la sua. Come questo gruppo di cittadini che in queste ore ha pubblicato una lettera aperta. A firmarla per adesso solo Piero Gugliotta, Nino Cerruto, Maurizio Pisana, Francesco Ragusa, Piero Carpenzano,Maria Concetta Mallia, Sara Ongaro, Saro Guarrasi, Santo Lauretta, Piero Iacono e Piergiorgio Barone, ma nel post si invita i cittadini a condividerla spiegando che “Ogni firma, ogni condivisione è un messaggio chiaro: c’è un’altra città, e vuole farsi sentire”
LETTERA APERTA ALLA CITTÀ DI MODICA – C’È UN’ALTRA CITTÀ!
IL SISTEMA ABBATE-MONISTERI-MINARDO HA SPINTO MODICA NEL BARATRO DEL DISSESTO E, PERTANTO, NON POSSONO ESSERE LORO A RISANARE IL COMUNE!
L’UNICO GESTO DI RESPONSABILITÀ CHE POSSONO METTERE IN ATTO È QUELLO DELLE DIMISSIONI DI SINDACA E ASSESSORI!
Questa lettera aperta alla città potrebbe chiudersi qui, ma vogliamo offrire alcuni spunti affinché si crei consapevolezza su ciò che stiamo vivendo.
Il 30 gennaio 2025, giorno della votazione della procedura di dissesto da parte del consiglio comunale, verrà ricordato non solo come il giorno nel quale la città di Modica ha vissuto uno dei suoi momenti più gravi e tristi, ma anche come il giorno nel quale il sistema Abbate-Monisteri-Minardo ha ammesso il proprio fallimento.
L’andamento stesso del consiglio, con le reciproche e pesanti accuse delle due fazioni nelle quali si è spaccata la maggioranza, è stato la dimostrazione della scandalosa gestione delle due amministrazioni Abbate, con la sindaca per ben cinque anni in veste di assessore, e della attuale compagine amministrativa, in ostentata perfetta continuità con le amministrazioni precedenti.
Se anche le dimissioni non dovessero arrivare, come è molto probabile, viste le dichiarazioni e i primi atti successivi alla votazione della procedura di dissesto, con i quali la sindaca Monisteri vorrebbe assurgere a responsabile e coraggiosa guida, c’è una parte della città di Modica che grida e griderà la sua opposizione ferma e intransigente a questo sistema.
Ovvero un approccio alla politica finalizzato al raggiungimento del consenso per fini personali o di gruppo, che spaccia come favore anche il più banale esercizio di un diritto, che fa della mancata trasparenza e dell’occultamento degli atti la regola inviolabile, che approfitta del disagio di tante famiglie e aziende per creare sacche di dipendenza dal politico forte o per mascherarsi da ufficio di collocamento parallelo, con il quale elargire briciole di occupazione, precaria e mal pagata.
Una modalità di amministrare la cosa pubblica che teme la partecipazione attiva del cittadino e che cerca di controllare ogni ambito della società.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la città è impregnata di una subcultura che antepone l’interesse del singolo a quello della collettività e che ha perso di vista il bene comune come riferimento e parametro della qualità di ogni azione amministrativa e sociale.
Ma noi siamo anche certi che in città c’è e resiste, perché storicamente presente, una cultura che vede nel rispetto delle regole il collante per la crescita di una comunità cittadina giusta e solidale, che ascolta e si prende cura (veramente e non con vuoti slogan), che, responsabilmente, si fa parte attiva di percorsi partecipativi e di contaminazione tra pubblico e privato, che pone tra le priorità del proprio agire l’attenzione verso i più fragili, i più piccoli e le giovani generazioni.
Rivolgiamo questa lettera a questa parte della città, alla quale siamo certi si aggiungeranno tanti cittadini delusi e schifati, che avevano, in buona fede, riposto la propria fiducia nei rappresentanti di questo sistema all’apparenza munifico e brillante.
Non c’è alcuna intenzione di proselitismo e tantomeno di adesione a chissà quale improbabile parte politica.
Il nostro è un appello, che facciamo innanzitutto a noi stessi, affinché l’evidenza e la consapevolezza delle RESPONSABILITÀ del gravissimo e pesante periodo che la città di Modica dovrà attraversare, non si lascino offuscare da fumose e fantasiose narrazioni che già sono in atto per provare a travisare ancora una volta la verità. C’è un’altra città, ne prendano atto!
Certo, al di là delle prese di posizione, di patiti, gruppi di cittadini, noi de Il Domani Ibleo, scriviamo per aprire gli occhi ai modicani su quello che stava avvenendo, lo abbiamo fatto durante l’amministrazione Abbate, lo abbiamo fatto anche successivamente spesso con grande fatica sentendo attorno a noi una sorta di isolamento ma sopratutto non avvertendo da parte della città una risposta, un moto di disapprovazione verso una politica che inevitabilmente avrebbe portato al dissesto disastro a cui stiamo assistendo oggi. Abbiamo gridato nel deserto e non siamo stati ascoltati. Al punto che i consensi a questa amministrazione, al deputato Ignazio Abbate sono arrivati e sono stati anche tanti.
Adesso sembra quasi che nessuno li abbia votati, isolando chi invece ha provato a lottare fino alla fine, gridando ai quattro venti che la città sarebbe andata in dissesto e si sarebbe potuto evitare, ma è più facile credere alle bugie che accettare la verità. Questo solo per dire che adesso è comodo puntare il dito e chiedere le dimissioni di un sindaco eletto nemmeno un anno fa.
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