Ispica, Don Ciotti: “Impegno di tutti per battere la nuova mafia, non più infiltrata ma collusa”

Ha parlato per più di un’ora nella sede della società operaia di Ispica piena di gente venuta ad ascoltare le sue parole. Parole forti, importanti che risuonano in città mentre giunge la notizia che la Corte di Appello di Catania ha disposto l’annullamento della misura dell’amministrazione giudiziaria alla Galigroup.

C’era attesa ieri ad Ispica per la visita di Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera contro le Mafie, che aveva deciso di fare tappa in città nel suo percorso in Sicilia che lo porterà giorno 21 marzo a Trapani in occasione della Giornata della Memoria.

E la sia visita era attesa anche e soprattutto perché ci si aspettava un suo intervento forte sulla “questione ispicese”, che da alcune settimane caratterizza la politica cittadina.

Ma è stato subito chiaro dalle sue parole rilasciate nell’intervista prima di cominciare l’incontro che di Ispica non si sarebbe parlato, almeno non nello specifico: “Non conosco bene la situazione so che i nostri si sono impegnati e portano avanti la loro voce. Io sono sempre dell’idea che bisogna fare chiarezza, che noi cittadini dobbiamo fare la nostra parte ed essere una spina al fianco delle istituzioni se non fanno la loro parte. Le istituzioni devono fare la loro parte noi siamo disposti a collaborare se fanno le cose bene. Ci sono dei momenti della vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa una responsabilità civile. Abbiamo troppo cittadini ad intermittenza a secondo delle emozioni, abbiamo bisogno di cittadini più responsabili” Ma sappiamo bene che Don Ciotti conosceva la situazione ispicese e il motivo della sua risposta è presto spiegato.

Al termine dell’incontro, di cui adesso vi parleremo, abbiamo appreso la notizia che la Corte di Appello di Catania ha disposto l’annullamento della misura dell’amministrazione giudiziaria alla Galigroup, l’azienda del consigliere Angelo Galifi. Non conosciamo i termini della sentenza per dire se la questione è chiusa definitivamente ma certamente questa decisione cambia le cose. E tutta l’opinione pubblica ha appreso con soddisfazione la decisione dei giudici.

Da qui la spiegazione del perché Don Luigi ma anche il referente di Libera Vittorio Avveduto durante l’incontro hanno parlato in termini generici della questione.

In particolare, quest’ultimo ha dichiarato nella sua introduzione che “Libera non è contro nessuno, siamo a disposizione della comunità, abbiamo manifestato la nostra preoccupazione ma non siamo giustizialisti. Se c’è qualche azienda che vuole iniziare un percorso per liberarsi o proteggersi dalla mafia noi ci siamo

Poi è seguito il lungo intervento di Don Ciotti, che ha toccato dei punti importanti che poi in realtà riascoltandoli bene nella registrazione riguardano tutto il territorio, da Nord a Sud e quindi anche Ispica. A volte si possono dire tante cose importanti anche senza toccare dei casi specifici ma che ci fanno comprendere atteggiamenti, situazioni a noi molto vicine.

Don Ciotti evidenzia, e lo fa più volte nel corso del suo intervento, come oggi la mafia abbia cambiato il proprio modo di agire nella società sottolineando la sua “Capacità strategica adattiva di inserirsi in settori economici legali utilizzandoli per accrescere il proprio potere economico e consolidare il loro controllo sociale e territoriale. Per cui non si parla più di infiltrazioni ma ci sono proprio queste connivenze forti che emergono come confermano i dati che ci vengono forniti dalla Direzione Distrettuale Antimafia, dalla Dia, dal lavoro di tante procure. Quindi togliamo la parola infiltrazioni che ci ha accompagnato per tanti anni. Non sono infiltrati ma agiscono e oggi c’è una forte integrazione tra l’economia legale e quella mafiosa che ci pone una riflessione ulteriore, senza però generalizzare e dimenticare le cose belle che ci sono in ciascun territorio, però bisogna prendere atto che questo male c’è e usa delle strategie che ha sempre usato ma ha qualcosa di nuovo. Perché si agisce ancora attraverso la corruzione, la violenza, il clientelismo, il riciclaggio ma ad esempio proprio in questo caso il denaro viene investito in circuiti economici legali. Quindi c’è una lettura completamente nuova che deve essere fatta: c’è una collusione, una mescolanza con gli attori legali” Rispetto a questo Don Ciotti cita un passaggio importante degli organismi ufficiali che evidenza questa alleanza della mafia con gli attori legali, imprenditori, professionisti, istituzioni, politici creando una rete di collusioni. “Sono già 27 le inchieste in atto nello scenario del Paese in cui emergono con forza questi elementi che in passato non erano così forti e questo determina un impatto sull’economia e sulla società di cui bisogna necessariamente tenere conto. Le mafie generano effetti distorsivi sull’economia

Un altro elemento nuovo emerso, soprattutto al Nord, è che sono gli imprenditori a cercare il supporto delle organizzazioni criminali. “A causa della grande crisi economica che stiamo vivendo soprattutto dopo il Covid è aumentato il numero degli imprenditori, commercianti che nella difficoltà, non avendo l’accesso e il sostegno delle banche, chiedono aiuto alla criminalità. Questo è un aspetto che anni fa non emergeva in maniera così evidente. Le mafie sono diventate fornitrici di servizi nell’economia legale. Soprattutto ripeto nel riciclaggio riescono a gestire il passaggio dalla forma illegale a quella legale

Un altro punto toccato da Don Ciotti è quello dei rapporti tra corruzione, mafia e politica. “La risposta dei Procuratori nazionali è stata riassunta in tre parole trancianti: i rapporti sono diffusi, disincantanti e pragmatici” quindi dobbiamo prendere atto che le mafie ci sono, che non sono solo più infiltrate, salvo alcune situazioni particolari, che hanno una grande presenza ma la cosa che ci deve fare riflettere di più è qual è la percezione della gente. Tutte le ricerche confermano che la percezione della gente degli ultimi anni, ed è questa la preoccupazione, si è passati dal crimine organizzato mafioso, al crimine normalizzato: insomma è diventata una delle tante cose. Ma capite bene che la mafia non può essere una delle tante cose.

Le mafie fanno oggi meno rumore, appaiono di meno, sparano di meno ma ci sono e sono più forti di prima. Pensiamo al mercato della droga. Quando io cominciato 60 anni fa non c’era l’eroina ma arriverà dopo e non se ne andata più, poi è arrivato il crack. Oggi noi abbiamo più di mille droghe chimiche sintetiche. La droga resta ancora oggi uno dei grandi pilastri. E così il gioco d’azzardo, l’ecomafia, l’agromafia, l’usura. Pensate che l’altro giorno a Palermo un magistrato ha portato dei numeri che devono fare riflettere: su 800 estorsioni solo 4 avevano denunciato. Quindi c’è un calo di senso di responsabilità. Questo non ci deve fare perdere di vista i passi in avanti che abbiamo fatto, non possiamo e non dobbiamo dimenticarli, molte città sono profondamente cambiate ma loro continuano ad esserci. Non possiamo dimenticare il sacrificio di tanti.  Noi siamo chiamati a fare la nostra parte. Non possiamo pensare di delegare solo gli altri, ciascuno deve fare la propria parte. Ma noi come cittadini dobbiamo avere un nostro ruolo. Non basta tagliare la mala erba in superficie perché questo viene già fatto dalle forze di polizia, dai magistrati, dalle istituzioni ma bisogna estirpare il male alla radice: è 170 anni che in Italia parliamo di mafia e siamo ancora qui a parlare di mafia e dobbiamo ancora parlarne perché non possiamo fare finta che non ci sia.

Pensiamo soltanto che la corruzione è diventata la patologia nazionale, sempre più estesa anche in questo caso con modalità sempre più diverse, molte più astuzie per essere più camuffata. E abbiamo visto che sono stati demoliti alcuni pilastri della lotta alla corruzione: falsi in bilancio, intercettazioni, codice degli appalti. Mentre bisognava rinforzare quegli interventi si sono un po’ alleggeriti. Bisogna quindi rinforzare alcuni pilastri non demolirli, bisogna essere più radicali. La politica deve fare la propria parte non demolendo alcuni pilastri ma rinforzandoli di più

Don Ciotti ha poi concluso con un’affermazione forte: “Vi auguro di morire” spiegando poi il significato di questa affermazione al pubblico colpito dalle sue parole “C’è bisogno di rinascere, perché se non ci rigeneriamo degeneriamo. Siamo con delle letture vecchie mentre ci sono delle trasformazioni in atto. Una rinascita che ci chiami in gioco tutti nessuno escluso. Una rinascita presuppone che ci sia un momento di passaggio, di morte in questo senso di tutte una serie di idee, di pratiche che ci hanno permesso di vincere alcune battaglie ma oggi molte di quelle cose che abbiamo fatto sono inadatte, non reggono più l’urto del tempo. Allora dobbiamo avere il coraggio in questo senso di morire da tutta una serie di linguaggi, tecnicismi che non valgono più per rinascere”

Parole forti che meritano un attenta rilettura e riflessione perché ci fanno comprendere come sia necessario risvegliare le coscienze, come sia fondamentale non percepire la corruzione come qualcosa di normale, come sia necessario assumersi, in ogni ruolo le proprie responsabilità. La paura non deve fermare la nostra azione, anche se a volte ci sembra di essere da soli a lottare. ma come diceva Paolo Borsellino “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola

Desideriamo concludere questa intervista riportando la risposta di Don Ciotti sul ruolo della stampa e sulla necessità di una stampa libera che ci ha dato appena giunto ad Ispica, dietro nostra sollecitazione: “L’informazione o è libera o non è informazione. È importante un’informazione seria, attenta, documentata. Abbiamo bisogno dell’informazione perché aiuta ad avere una conoscenza, quindi è un grande impegno altrimenti c’è molta disinformazione, superficialità, si viaggia un po’ per sentito dire, quindi informazione di seconda mano, quindi è necessario scendere più in profondità”, E ci siamo guadagnati anche un selfie… di incoraggiamento.

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