San Martino, patrono delle cure palliative: l’appello della Pastorale per la Salute di Ragusa

Anche l’Ufficio diocesano per la Pastorale della salute di Ragusa celebra San Martino data legata alla Giornata delle cure palliative.

Una buona occasione per evidenziare l’importanza delle cure palliative ed incoraggiare quanti ogni giorno si spendono per gestire situazioni difficilissime.

La leggenda di San Martino narra che un giovane soldato decise di tagliare a metà il suo mantello (dal latino «pallium») per offrirlo come ristoro a un mendicante infreddolito e ammalato che chiedeva aiuto. Proprio da «pallium» deriva “palliative” ed è così che San Martino, che con il suo mantello avvolge la persona sofferente per alleviarne il dolore, è considerato oggi il patrono delle cure palliative.

Da diversi anni l’Ufficio diocesano della Pastorale per la Salute è impegnato a stare accanto alle persone ammalate e alle loro famiglie per migliorare il più possibile la qualità di vita e alleviarne la sofferenza. L’invito è rivolto in particolare al personale delle cure palliative per garantire a sempre più persone l’accesso alle cure e portare la dolcezza di un sorriso, mettendo al centro i desideri e i bisogni della persona.

Sempre di più le cure palliative, dichiara il direttore dell’ufficio diocesano, il sacerdote Giorgio Occhipinti, si caratterizzano per la complessità assistenziale che in particolare in questi ultimi anni si è ulteriormente accentuata causa la pandemia da Covid.

Questa situazione ha senza dubbio messo alla prova l’equipe di cure palliative che si è trovata a dover gestire situazioni nuove e particolarmente impegnative. Dagli Hospice cattolici emerge sempre più un nuovo impegno su formazione, sussidiarietà e accompagnamento nelle scelte di pazienti e famiglie. L’Hospice come luogo di celebrazione della vita, aperto alla speranza.

Oggi si celebra la Giornata nazionale delle cure palliative ed è sempre più evidente la necessità di avere risposte convincenti alle domande legate al fine vita. Il paziente è al centro del lavoro di cura, ma è importante imparare a parlargli e soprattutto ad ascoltarlo, mettendosi nei suoi panni e comprendendo ciò che sta vivendo, anche dal punto di vista spirituale”.

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