Havel Havalim: la mostra di Robustelli al Castello dei Conti di Modica fino al 27 gennaio

Se già Leonardo Sciascia nel suo ” Il Cavaliere e la Morte” dal titolo ispirato alla celebre incisione di Dürer aveva eliminato il diavolo nel ritenere che l’uomo sapesse già arrecare danno a se stesso e agli altri senza l’intervento di qualcuno che lo inducesse in tentazione, Giovanni Robustelli , nella sua opera di grandi dimensioni, 2 x 10 metri circa, realizzata in loco nei tre giorni antecedenti l’inaugurazione della mostra avvenuta il 30 dicembre scorso, sottrae dalla scena anche il cavaliere compresa la sua robusta armatura e fa balzare in sella la Morte.

E lo fa inserendola in un’atmosfera festosa, costellata da farfalle e putti danzanti al suono di un flauto che non possiamo ipotizzare che magico.

Un afflato mistico, di profonda comunione con l’Universo ben lontano dall’impronta laicale che caratterizza “Il Trionfo della morte” di autore ignoto, l’affresco staccato esposto a Palazzo Abatellis di Palermo. 

Se lì il “memento mori” è rappresentato come una minaccia, un evento funesto che può colpire gli appartenenti ad ogni strato sociale, in quest’opera, invece, si respira un’aura di liberazione, quasi un ritrovamento di senso che permette alla coscienza dell’uomo di ricongiungersi con il Tutto e con la Verità in esso contenuta.

Si concretizza pertanto l’approdo ad uno stato di appagamento spirituale, essendo partiti dal presupposto che la vita è vanità delle vanità,  Havel Havalim, appunto.”Tutto è vanità -sostiene Qoėlet nel suo Ecclesiaste -Ho visto tutte le opere che si fanno sotto il sole, ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al vento.”


Vari autori gli faranno eco nella Storia della letteratura; in Leopardi, nell’ultimo verso della poesia A se stesso, il superlativo biblico diventa addirittura, in un’accezione quasi nichilistica, ” l’infinita vanità del tutto.”


 E poi c’è lei, Ofelia, raffigurata in 3 opere più piccole, il celebre personaggio shakespeariano che ha ispirato artisti di vario genere, ” la più infelice e  derelitta delle donne” che, uscita di senno,  muore, per disgrazia o per imperizia, annegata nelle acque di un piccolo fiume. 


Adagiata fra pennellate morbide e sinuose, immersa nella fluidità  di contorni ora sfumati ora più  definiti, accolta nel bozzolo onirico generato dai colori che Robustelli movimenta nella maniera abilissima che gli conosciamo, Ofelia, ovvero l’io secondo l’autore, si abbandona al fluire degli eventi cosmici.

Festa e magia di forme e colori dunque ma anche, sempre all’interno dell’evento patrocinato oltre che dalla Regione, dal Comune di Modica , dalla Fondazione Teatro Garibaldi anche dalla Casa Don Puglisi, momento di riflessione sul tema spinoso e inquietante come non mai del “trapasso” : ad effettuarlo pubblicamente , nel pomeriggio di domani, giorno 7 gennaio, Padre Guidalberto Bormolini, cultore di  Meditazione e autore di vari testi fra i quali va menzionato il VEDERE OLTRE – La spiritualità dinanzi al morire nelle diverse religioni. 

Anna Caschetto 

Padre Guidalberto Bormolini, Palazzo Abatellis

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