Incendi in provincia di Ragusa, parole, promesse, pochi soldi, e la politica discute

Come è noto,  del morto,  se ne parla tre giorni, poi tutto cade nel dimenticatoio. La vita continua, dopo i primi proclami si passa alla normalità e tutto scorre come prima.

Il grande rogo che ha distrutto la pineta di Calaforno, lentamente, viene archiviato come un evento che doveva accadere e le responsabilità vengono distribuite tra tutti, tra chi doveva vigilare a chi doveva prendere i giusti provvedimenti per evitare il disastro.  La politica regionale è assente, qualche pannicello caldo, promesse infinite, ma fatti concreti niente.

Chi può mette una pezza per alleviare il disagio di tante persone e aziende colpite dalla devastazione del fuoco.

Oggi registriamo la posizione  della Cisl che ricorda l’eistenza di ristori per aziende e lavoratori locali.

In una nota Vera Carasi (Cisl) ricorda che  “L’Ebas eroga dei contributi a chi è stato colpito dagli incendi”

Dopo i roghi che hanno devastato anche la provincia di Ragusa, distruggendo, di fatto, il parco di Calaforno, la segretaria generale dell’Ust Cisl Rg Sr, ricorda infatti che l’Ebas, ente bilaterale regionale per l’artigianato, attraverso l’erogazione di contribuzioni economiche, ha deciso di accorrere in aiuto delle aziende del settore rimaste vittima dell’emergenza incendi. “E’ opportuno rammentare questa opportunità anche ai titolari delle aziende locali che sono state colpite dalle fiamme – precisa Carasi – visto che i roghi, non bastasse la pandemia, stanno mettendo in seria crisi non solo il comparto agricolo, ma anche le attività artigiane, indebolendo il sistema delle aziende locali”.

L’ente, costituito dalle confederazioni delle imprese e dei sindacati di settore, ha stabilito di intervenire mettendo a disposizione alcune misure. Che arrivano dopo il soccorso offerto sul fronte della cassa integrazione. E fanno leva sul fondo regionale destinato a far fronte agli “eventi eccezionali”.

 “In pratica – precisa ancora Carasi – l’impresa che ha subito danni causati da un evento di forza maggiore qual è appunto un incendio, può ottenere dall’Ebas un contributo del 30% delle somme spese per risanare i danni materiali subiti, per un massimo di 5.000 euro. Inoltre, nel caso in cui il disastro abbia causato la sospensione o la riduzione dell’attività lavorativa, è previsto un contributo giornaliero per il lavoratore, di 30 euro, per un massimo di 30 giornate lavorative nell’arco di 12 mesi”. Per ottenere l’erogazione delle prestazioni a carico del fondo Ebas, i richiedenti “sono tenuti a presentare apposita domanda esclusivamente in modalità telematica tramite gli sportelli territoriali delle organizzazioni socie dell’ente”. Ecco perché viene rivolto un invito alle imprese artigiane e ai loro dipendenti interessati a prendere contatti con le sedi delle confederazioni e con gli sportelli per l’artigianato aperti in tutti i comuni da Cgil, Cisl e Uil.

Ma c’è anche una presa di posizione dell’on. Orazio Ragusa il quale  nella qualità di presidente della commissione Attività produttive all’Ars, si è rivolto al Governo regionale affinché possa essere prefigurata la pianificazione di una serie di interventi che, dopo i gravi danni causati dagli incendi degli ultimi giorni in Sicilia, consentano di mettere in piedi una piattaforma di azioni utile a contenere la devastazione causata dai roghi. La protezione civile regionale, proprio in queste ultime ore, ha disposto una serie di misure per sostenere le aziende zootecniche colpite.

“Allo stesso tempo – continua l’on. Ragusa – ritengo sia necessario riprogrammare la sottomisura 4.1 del Psr che consente di supportare le aziende agricole prevedendo la piantumazione di essenze e la sottomisura 5.1 che, invece, contempla l’attuazione di sostegno a investimenti per il ripristino dei terreni agricoli e del potenziale produttivo danneggiati da calamità naturali, avversità atmosferiche ed eventi catastrofici. O, quantomeno, si riprenda la filosofia di entrambe queste sottomisure, le si riqualifichi e le si riprogrammi. L’una, ovviamente, non esclude l’altra. E’ fondamentale che nella programmazione attuale si possa contare su una serie di aiuti che consentano alle aziende interessate di riattrezzare al meglio le proprie attività”.

Prosegue l’on. Ragusa: “I danni ambientali subiti sono stati davvero notevoli. Dall’incendio che ha distrutto, nell’area iblea, il parco di Calaforno, ai vari roghi sparsi in varie zone della Sicilia. Un disastro immane. Ma dobbiamo ripartire. E per farlo sono necessari gli strumenti adeguati. Un altro spunto, ad esempio, potrebbe essere quello del recupero della tradizione centenaria di alcune delle nostre aziende agricole, senza dimenticare che l’azienda forestale potrebbe pensare a diversificare la coltivazione di essenze, dando spazio alle specie caratteristiche della nostra macchia mediterranea, come ad esempio l’ulivo e il carrubo. Chiediamo, prosegue Ragusa,  quindi, che dopo questo disastro ambientale ci si organizzi per ripensare a nuovi modelli di forestazione, di rimboschimento, e che si tenga conto delle sempre più rinnovate esigenze di un’agricoltura che, nel segno della tradizione, dovrà in qualche modo recuperare affidabilità e concretezza”. 

Nulla trapela sulle indagini di carabinieri e polizia sulla caccia agli autori, i cosiddetti piromani, e su chi ha collocato gli inneschi da dove, poi, si sono propagate le fiamme. Ma nulla si sa sulle provvidenze erogate alle persone colpite e alle aziende danneggiate. Insomma non se ne parla più.

In attesa che qualche piromane faccia partire una nuova scintilla per bruciare quello che resta.

Calaforno, Orazio Ragusa, Psr Sicilia, Vera Carasi

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