L’ARS riprova ad abolire la doppia preferenza di genere e scoppia la polemica

Ha sollevato un gran polverone la notizia della presentazione da parte del parlamentare regionale di centrodestra Stefano Pellegrino sulla eliminazione della doppia preferenza di genere nella legge elettorale per i Comuni.

Dal PD, Paoletta Susino nella triplice veste di donna, dirigente di partito e cittadina siciliana, interviene evidenziando in primis il tempismo della proposta, arrivata proprio nel momento in cui è in corso all’Ars la discussione su due fondamentali disegni di legge depositati all’ordine del giorno dal Partito Democratico, uno sulla parità salariale, l’altro sulla doppia preferenza di genere alle elezioni regionali. 

Una proposta che secondo la Susino anziché allineare la Sicilia al resto d’Italia, dove si è adottata ovunque la doppia preferenza, la riporta nel medioevo. La doppia preferenza di genere, che ha permesso una significativa presenza delle donne nei consessi civici in tutta la Sicilia, è una conquista di democrazia e di civiltà che va difesa da ogni donna e da ogni uomo che riconosce nella Carta costituzionale il fondamento del nostro ordinamento e della stessa attività politica.

E da Ragusa intervengono anche le donne componenti della Consulta femminile del Comune e rappresentanti del Partito Democratico, che si dicono impietrite dalla notizia della presentazione del disegno di legge che mira ad abolire la doppia preferenza di genere. Il tentativo, oltre a essere maschilista ed espressione di una mentalità retrograda, svela la paura che qualche donna possa riuscire a occupare quel seggio predestinato ad un soggetto “maschio”.

Il centrodestra all’ARS non solo ostacola l’introduzione della doppia preferenza di genere alle prossime elezioni regionali, ma tenta addirittura di abolirla per l’elezione dei Consigli comunali. Questo atteggiamento provoca indignazione e rischia di mettere in discussione la significativa presenza delle donne nelle istituzioni, conquistata in questi anni.

Le donne fanno appello alle siciliane, senza distinzioni di appartenenza, affinché sia forte la voce di chi non vuol tornare indietro vanificando le lotte di tutte quelle donne che hanno lavorato duramente affinché si potesse avere una presenza significativa delle donne nelle istituzioni.

E lo smantellamento della legge del 2013 fa registrare anche l’intervento di 𝐕𝐚𝐥𝐞𝐫𝐢𝐚 𝐀𝐣𝐨𝐯𝐚𝐥𝐚𝐬𝐢𝐭 che smentisce tutte le premesse fatte da Pellegrino per favorire l’abrogazione. La norma approvata nel 2013, secondo Pellegrino, non ha raggiunto l’obiettivo che il legislatore si era imposto, ma questo è smentito dal dossier alla Camera dei Deputati del marzo 2021.

E’ chiaro che a prevalere comune deve essere il merito, non è una legge che crea una corsia preferenziale per le donne.  

donne, regione

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