Posto, ergo sum, ma tra “curtigghiu” e in attesa di un semplice like

E’ un bisogno irrefrenabile di visibilità quel che ci assilla maggiormente soprattutto in questo periodo pandemico.

La nostra continua presenza sui social si tramuta però in una sorta di performance virtuale che sottrae del tempo prezioso alla vita reale, laddove addirittura non vi si sostituisca, catapultandoci, complice uno schermo più o meno grande, in uno stato a due dimensioni mentre la terza, cioè il muoversi nello spazio con ogni gestualità di riferimento, risulta completamente azzerata.

Quanti “Augurissimi – Che belli che siete – R.I.P. – Emoji e GIF vari” , spesso di circostanza, dobbiamo sorbirci prima di approdare a dei post contenenti informazioni  utili o commenti seri e ben argomentati !D’obbligo assistere inoltre, considerata la varietà  e l’ampiezza dell’offerta,  a una spietata caccia all’originalità, motivata dal comprensibile tentativo di fare più presa.

“ Il personale è politico” si sosteneva negli anni ’70, adesso siamo pervenuti all’assunto che “il privato è pubblico”: non scorgiamo infatti nessuna linea di demarcazione tra i due ambiti, anzi…

I compleanni, le ricorrenze familiari, le pietanze realizzate in casa, financo l’ultimo accessorio acquistato, vanno pubblicizzati, enfatizzati con tanto di sorrisi a 32 denti e riversati là, in pasto a cani e porci, non tutti con le ali, purtroppo. Tale comportamento si registra anche tra conviventi e parenti stretti, al punto da indurci a ipotizzare che non dialoghino fra di loro, o meglio che vogliano dimostrare agli amici dei social che sì lo fanno, però è bene che lo sappiano in tanti.

Una sorta di “curtigghiu” allargato, insomma. Troppo ridotta numericamente, supponiamo sia ritenuta, la platea raggiungibile tramite WhatsApp,  riservata oramai a pochi intimissimi.

Quante foto di cani, gatti, piante in fiore e tramonti, preferibilmente sul mare, anche gradevoli per carità, dobbiamo bypassare per approdare ad alcune che abbiano rilevanza artistica, storica o documentaria, per gustare una battuta ironica o una riflessione ben ponderata, per giovarsi della pubblicità di un libro, di un evento e di una webinar, o fruire della riproposizione di un articolo!

Quante facce di bimbi, addestrati già da lattanti al pollice verso, siamo costretti a incrociare, registrando l’assenza di un ormai fuorimoda senso del pudore e constatando che neanche le sentenze giuridiche, riescono a dissuadere da simili comportamenti!

Esemplare in tal senso quella emessa dal tribunale di Padova che ha rivendicato il diritto dei bambini a rivalersi, divenuti maggiorenni, sull’”esibizionismo” dei loro genitori.

Un gran calderone di notizie e/o immagini che non possiamo ignorare perché è il sistema stesso ad imporcelo.

Ci disiscriviamo? Chi ci salverà, una volta operata tale scelta, da un’eventuale crisi di astinenza?

Di certo in parecchi, proviamo a selezionare, a setacciare, a separare cioè il grano dal loglio, ma nel mentre ci confrontiamo serenamente o ci scontriamo, ci risentiamo o ci autocomplimentiamo, il tempo continua a succhiare, inesorabilmente, ore , minuti e secondi, né si ferma se ci vede incollati a un qualsiasi display aspettando…non Godot, ma un semplice like.

Sì, forse, specialmente di questi tempi, siamo sempre più soli e non ci è chiaro se scegliamo di fare le cose che amiamo o quelle per cui veniamo amati.                    

Anna Caschetto

Immagine di copertina tratta dal web

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