Contrabbandieri e mafiosi arrotondono con il Reddito di Cittadinanza

Le forze dell’ordine hanno stroncato ieri un collaudato sodalizio criminale dedito al contrabbando di tabacchi tra Napoli e Palermo. Delle 28 persone coinvolte ben 19 percepivano il reddito di cittadinanza. Oggi 76 persone scoperte a Catania per indebita percezione del reddito di cittadinanza. Venticinque sono persone già condannate per mafia, le altre 51, comprese 46 donne, hanno ottenuto il beneficio omettendo di comunicare che nel proprio nucleo familiare c’era anche un congiunto condannato definitivamente per associazione mafiosa.

Numeri che vanno ad infoltire la schiera della moltitudine di beneficiari non solo dediti ad altre occupazioni, naturalmente in nero, poiché altrimenti incompatibili con il regime d’aiuto, o addirittura specializzati nel delinquere.

Ancora una volta questa misura, che in via ideale potrebbe pure essere condivisibile, manifesta tuti i suoi limiti: abusi, illegittime percezioni, false dichiarazioni e truffe sembrano essere l’habitat naturale di molti dei beneficiari.

Ha fallito il sistema dei controlli, sempre e solo attivato ex post; ha fallito il sistema di distribuzione del reddito, facilmente aggirabile grazie a false dichiarazioni, rispetto alle quali quelle emerse sono solo la punta dell’iceberg; ha fallito, soprattutto, la vera vocazione della misura: la preparazione all’ingresso reale nel mercato del lavoro.

Di questo a nessuno sembra preoccupare, con i navigator abbandonati a sé stessi, praticamente inoperosi da sempre, e dediti, (come dargli torto?) a ricercare più soluzioni lavorative stabili per sè stessi che per gli altri.

Una misura che, al momento della piena attuazione pluriennale, supererà i 4 miliardi di euro di costo, cifra oggi sproporzionata se si pensa alla difficoltà con la quale gli altri ristori e sostegni vengono alimentati.

Ed allora, vale la pena di buttare anche il bambino con l’acqua sporca? No di certo. Occorre però immediatamente riformare la misura, verificare ex ante i criteri d’acceso, valutare immediatamente i requisiti ed inasprire le sanzioni penali per i furbetti; altrimenti, continuiamo pure a farci del male.

Qualcuno prima o poi lo spiegherà ai veri poveri, ma anche ai tanti onesti lavoratoti cui i ristori arrivano a gocce ed in ritardo estremo rispetto alle concrete esigenze.

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